Il sole dietro l'arcobaleno

 

L’arcobaleno non smette mai di catturare il mio sguardo e incantare la mia mente. M’ispira pensieri di eternità e libertà, perfino di un mondo al di là di esso. Io appartengo allo spettro dei diversi colori che compongono la Nazione Arcobaleno, così chiamata in segno di pace e unità dopo i tempi della segregazione razziale. I buoni propositi di creare pace e unità in Sudafrica hanno tuttavia un valore limitato se si basano su una visione materiale e non spirituale. Soltanto il sole può creare un vero arcobaleno, e sull’orizzonte di Durban vedo il Tempio della Comprensione di Sri Sri Radha-Radhanatha splendere come il sole e irradiare conoscenza spirituale a tutti i sudafricani.

Questa conoscenza – di Dio e della nostra relazione con Lui – libera l’anima dalla prigionia in questo mondo, restituendole la sua libertà eterna nel regno di Dio. Il potere che l’arcobaleno ha di attrarci non risiede tanto nei suoi colori, quanto nella loro combinazione armonica, creata dal sole. Il sole della comprensione spirituale è in grado di armonizzare i diversi colori della Nazione Arcobaleno, manifestando la bellezza dell’unità nella diversità nel servizio a Dio. Pur avendo irradiato la sua luce per trent’anni, il Tempio della Comprensione sembra non essere toccato dal tempo. Lo percepisco come un fiore di loto gigante, che apre i suoi petali sull’acqua di un bel lago, oppure come un’aeronave celeste atterrata qui, in un luogo qualsiasi.

 

 

Sri Sri Radha-Radhanatha vestono uno dei tanti, bellissimi abiti offerti dai Loro devoti.
Sri Sri Radha-Radhanatha vestono uno dei tanti, bellissimi abiti offerti dai Loro devoti.

 

 

La murti di Srila Prabhupada sul suo vyasasana.
La murti di Srila Prabhupada sul suo vyasasana.

 

 

La perfezione architettonica del tempio mi affascina con la sua fusione di stile antico e moderno. Sul tetto ottagonale s’innalzano le cupole dai margini a forma di foglie dorate, su cui affacciano le finestre a forma di tilaka. Concepito dall’architetto austriaco Rajarama Dasa, il disegno del tempio si basa sui principi del Silpa-sastra vedico. L’intera struttura è finalizzata all’insegnamento delle verità spirituali ed evoca coraggio, speranza e determinazione. La storia del tempio iniziò negli anni ’70, quando a differenza del resto dell’Africa, il Sudafrica godeva di una grande prosperità. La sua economia emergente, la terra fertile, il clima mite e il suo retaggio di opulenza lo rendevano un Paese molto attraente.

Tuttavia, uno sguardo ravvicinato mostra la ferita della discriminazione razziale e della divisione etnica. Gente di razze, colori e retaggi culturali diversi viveva sotto la bandiera dell’apartheid (“segregazione” o “separazione”), la politica dell’isolamento razziale che costringeva i bianchi e i non bianchi a vivere divisi, e infliggeva un trattamento iniquo alle “razze inferiori” degli africani, degli indiani e dei colored (razza mista). Violenza e spargimento di sangue macchiavano i colori dell’arcobaleno. Altrove, nel 1966, Srila Prabhupada aveva fondato la sua Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON). Facendo più volte il giro del mondo, egli aveva accomunato persone di molti Paesi, con etnie e culture diverse, sotto il principio unificatore dell’uguaglianza spirituale agli occhi di Dio e del servizio condiviso alla Sua Persona. Srila Prabhupada diceva spesso che l’ISKCON è la vera Organizzazione delle Nazioni Unite.

 

 

Alcuni giovani devoti cantano nella spaziosa sala del Tempio della Comprensione di Sri Radha-Radhanatha, a Durban.
Alcuni giovani devoti cantano nella spaziosa sala del Tempio della Comprensione di Sri Radha-Radhanatha, a Durban.

 

 

Alcuni giovani devoti cantano nella spaziosa sala del Tempio della Comprensione di Sri Radha-Radhanatha, a Durban.
La scena è presa da uno degli spettacoli del Ratha-yatra, che non smettono mai di divertire, ispirare e insegnare.

 

 

Arrivano gli emissari di Srila Prabhupada

Seguendo le orme di Srila Prabhupada nella missione di risvegliare in tutti gli esseri la consapevolezza della fratellanza spirituale, un gruppo di suoi discepoli, guidati da Ksudhi Dasa, giunse in Sudafrica nel 1972 per stabilirvi la coscienza di Krishna. Sebbene cauti rispetto all’agitazione politica, i devoti non avevano paura. Srila Prabhupada aveva detto loro che il suo guru, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, lo aveva convinto del fatto che la diffusione del messaggio di Krishna non poteva aspettare l’indipendenza dell’India. L’esempio di Srila Prabhupada ispirava i suoi discepoli in Sudafrica, nondimeno, essi si chiedevano come avrebbero potuto diffondere la coscienza di Krishna se veniva loro proibito di contattare la gente di colore, che costituiva la maggior parte della popolazione. Quei pionieri dovettero affrontare innumerevoli lotte e sfide, rischiando le loro vite per far giungere a tutti il messaggio della Bhagavad-gita.

Alcuni furono perseguiti e imprigionati, altri deportati. In un modo o nell’altro riuscirono a contattare la gente e a conquistare il loro favore. I membri della comunità Gujarati li ospitarono nelle loro case e li difesero dall’oppressione del governo. I devoti dovettero fuggire dalla polizia segreta viaggiando di città in città e organizzando programmi nelle sale dei quartieri indiani. Avevano tuttavia bisogno di una base, di un luogo in cui compiere liberamente la loro missione. Srila Prabhupada aveva aperto templi e centri di bhakti-yoga in molte parti del mondo, perciò sperava di poterlo fare anche in Sudafrica, e anche se a un certo punto venne inaugurato un centro a Yeoville, nei pressi di Johannesburg, Srila Prabhupada prevedeva qualcosa di più grande.

 

 

 I petali volano durante il festival annuale del bagno di fiori (Puspabhiseka).
I petali volano durante il festival annuale del bagno di fiori (Puspabhiseka).

 

 

 I petali volano durante il festival annuale del bagno di fiori (Puspabhiseka). 

 

 

 I petali volano durante il festival annuale del bagno di fiori (Puspabhiseka).

 

 

Visitando il Paese nell’ottobre del 1975, egli lo considerò un terreno fertile su cui piantare il seme della coscienza di Krishna nonostante le sfide che i devoti avrebbero dovuto affrontare. “Quando Srila Prabhupada arrivò,” racconta Partha Sarathi Dasa Goswami, uno dei pionieri del Sudafrica, “non esisteva l’integrazione tra le varie razze, quindi nelle sue lezioni egli pose una grande enfasi sul fatto che non siamo uomini o donne, neri o bianchi, bensì tutti servitori eterni di Dio, quindi perfettamente uguali. In quel clima politico parlare di uguaglianza era motivo di conflitto, ma Srila Prabhupada lo fece senz’alcun timore, citando il Secondo Capitolo della Bhagavad-gita sia durante una conferenza nella Sala del Municipio di Durban, davanti a più di duemila persone, sia nel corso di un programma all’Università di Witwatersrand (WITS), quando invitò gli studenti e gli insegnanti a superare le barriere della divisione razziale.

I discepoli di Srila Prabhupada cercarono di diffondere il messaggio di Krishna con lo stesso coraggio del loro maestro spirituale, e insieme a pochi altri devoti Gokulendra Dasa, il primo sudafricano a unirsi all’ISKCON, avvicinò il cancelliere di Pretoria per registrare il Movimento come Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna. Il governo era cauto nel permettere a organizzazioni internazionali di stabilirsi nel Paese, temendo che potessero incoraggiare la mescolanza etnica, pertanto il cancelliere rifiutò l’intestazione e disse che il Movimento doveva essere registrato come Associazione per la Coscienza di Krishna in Sudafrica. Avendo fallito nel convincerlo a cambiare la sua decisione, Gokulendra ricordò di aver portato con sé dei simply wonderful (palline dolci di burro e latte in polvere) e ne fece scivolare qualcuno sul piattino da tè del cancelliere.

 

 

I devoti e gli ospiti ammirano un meraviglioso tavolo decorato con una moltitudine di varietà di maha-prasada.
I devoti e gli ospiti ammirano un meraviglioso tavolo decorato con una moltitudine di varietà di maha-prasada.

 

 

Una sila decorata meravigliosamente dai pujari.
Una sila decorata meravigliosamente dai pujari.

 

 

Bevendo il tè, il borioso ufficiale guardò i dolcetti, ne prese uno e lo assaggiò. Nel gustare il delizioso prasada, si rivolse al segretario e gli disse: “Registrali con il loro nome”. Poco tempo dopo, una fattoria di centoventi acri a Cato Ridge divenne il centro e il rifugio principale dei devoti. Risiedere in campagna garantiva una minore difficoltà nell’opera di predica e una maggiore libertà nell’avvicinare le razze miste. Partha Sarathi Dasa Goswami lanciò un programma viaggiante che prevedeva lo spostamento in diverse aree della provincia, il montaggio di un tendone e l’invito alle persone ad ascoltare conferenze, vedere spettacoli teatrali, cantare nei kirtan e gustare il prasada. Questo programma ispirò molti membri della comunità indiana a diventare devoti a tempo pieno, ma mentre la fattoria si arricchiva di nuovi bhakta, ancora non c’era un tempio vicino alla città.

Nel frattempo, il governo venne a sapere che molti devoti stranieri, ai quali erano stati regolarmente negati visti missionari o estensioni dei loro visti turistici, vivevano illegalmente nel Paese. Quei devoti rischiavano di essere perseguiti e deportati. Tulasi Dasa, il presidente del tempio di Cato Ridge, riportò l’ingiustizia al giornale indiano Leader, che pubblicò un articolo in cui veniva denunciata la situazione critica dei devoti. Questo causò tumulto tra gli indiani e il signor Rajbansi, un membro del parlamento in rappresentanza della comunità indiana, sottopose al governo una richiesta ufficiale, ma il governo doveva agire con prudenza. Stava infatti creando un parlamento tri-camerale, che sebbene ancora dominato dai bianchi, avrebbe dato una voce politica limitata ai gruppi indiani e colorati del Paese. Il governo rifiutò dunque il giuramento per un anno, poi, per guadagnarsi il favore della comunità indiana, rilasciò permessi di lavoro ai devoti. Da quel momento i devoti potevano risiedere liberamente in Sudafrica.

 

 

I devoti intenti a preparare il vestito di fiori per le Divinità.
I devoti intenti a preparare il vestito di fiori per le Divinità.

 

 

Una devota danza in un kirtan.
Una devota danza in un kirtan.

 

 

Lo sforzo disinteressato di costruire il tempio

La necessità di avere una base centrale cresceva. Finalmente, nel 1980 il signor Rajbansi aiutò i devoti a procurarsi un vasto appezzamento di terra a Chatsworth, nella periferia di Durban. In quel luogo sarebbe stato costruito un tempio come nessun altro nell’emisfero sud del pianeta. L’allora GBC dell’ISKCON, Bhagavan Dasa, ravvisò nel tempio il modo di convincere il governo che l’ISKCON aveva un ruolo importante in Sudafrica. Insieme con Tulasi Dasa, il coordinatore del progetto, egli esortò i devoti ad accantonare qualsiasi altra occupazione per intraprendere una raccolta fondi. “Amavamo parlare alla gente di Krishna e distribuire i libri di Srila Prabhupada,” spiega Ramanujacarya Dasa, “ma per costruire il tempio dovemmo sospendere il nostro servizio e in taluni casi vendere dipinti a olio.

Dovemmo anche farci crescere i capelli e sostituire il nostro abbigliamento devozionale con eleganti abiti occidentali. Mettemmo su negozi per vendere i dipinti, ed era questo il metodo principale per raccogliere fondi. Avevamo inoltre alcuni gruppi di devoti che viaggiavano in lungo e in largo per il Sudafrica e la Namibia, chiedendo donazioni e vendendo i dipinti.” Sri Murti Devi Dasi, una delle prime donne indiane a unirsi all’ISKCON di Cato Ridge, descrisse il progetto del nuovo tempio come una guerra, tale era lo spirito di sacrificio dei devoti. Per esempio, suo marito Syamalala Dasa viaggiava in una zona remota del Paese in cerca di fondi, quando la sua macchina precipitò in un dirupo e per giorni nessuno seppe dov’egli fosse finito. Ma Krishna lo salvò.

 

 

Srila Prabhupada al tempio di Johannesburg, nel 1975.
Srila Prabhupada al tempio di Johannesburg, nel 1975.

 

 

Syamalala Dasa, uno dei maggiori organizzatori della raccolta fondi per la costruzione del tempio.
Syamalala Dasa, uno dei maggiori organizzatori della raccolta fondi per la costruzione del tempio.

 

 

Oggi, quando guardo le finestre a forma di tilaka bordati d’oro sulle cupole, vedo il riflesso della fede e della devozione dei devoti. Il tilaka, che segna il corpo dei Vaisnava, simboleggia la vittoria sotto l’egida del Signore. I devoti confidavano nella protezione di Krishna e sapevano che il loro successo dipendeva da Lui, ma le prove non erano ancora finite. C’erano pochi soldi e il tenore di vita era molto austero, ma i devoti non mollarono, crearono invece la loro ditta di costruzioni e con un grande sforzo edificarono il tempio. Nandakumara Dasa, uno tra i primi presidenti del Tempio della Comprensione, ricorda:

 

“La bordatura delle finestre a forma di tilaka e della base delle guglie fu completata di primo mattino, al buio e in assenza di vento. La lamina dorata era più sottile della carta e il vento l’avrebbe fatta volare via oppure rovinata mentre cercavamo di applicarla ai bordi. Lavoravamo senz’alcuna misura di sicurezza su un’impalcatura alta tredici piani. Era una situazione ad alto rischio, dato che dovevamo usare entrambe le mani per stare in equilibrio sui tubi di metallo dell’impalcatura.”

 


I devoti trascorsero molti giorni completamente assorti in questa impresa e i tilaka sulle cupole cominciarono a brillare. “Durante la parte iniziale dei lavori ci fu la siccità,” dice Ramanujacarya Dasa parlando di come Krishna reciprocò con il loro sforzo. “Senza la pioggia la costruzione poteva procedere senza ostacoli. Inoltre, il nostro contatore dell’acqua si ruppe, riducendo il costo delle tonnellate d’acqua che usavamo ogni giorno. Senza dubbio Krishna ci stava aiutando.” Ben presto i devoti videro il Signore per il Quale avevano fatto tanti sacrifici. Sri Sri Radha-Radhanatha, le Divinità di marmo di Radha e Krishna alte quarantadue centimetri, giunsero in Sudafrica da Jaipur, in India. Bimala Prasada Dasa, il capo pujari, ne aveva supervisionato la scultura, organizzato il trasporto e curato il passaggio alla dogana.

 

 

Gli ospiti di un ritiro guardano per la prima volta il bellissimo soffitto del tempio.
Gli ospiti di un ritiro guardano per la prima volta il bellissimo soffitto del tempio.

 

 

Radha-Krishna al centro del soffitto e una delle lampade decorative del tempio.
Radha-Krishna al centro del soffitto e una delle lampade decorative del tempio.

 

 

L’installazione: ottobre 1985

Finalmente arrivò il giorno della grande installazione e il 1985 sancì una nuova speranza per la Nazione Arcobaleno, quando migliaia di persone affollarono l’evento di due giorni. Una marea di visitatori inondava l’entrata e si dirigeva verso il tempio, ignara del fatto che attraversando il ponte superava i limiti della vita materiale, lasciandosi alle spalle l’era del ferro per accedere a un’altra realtà. Solo una volta entrati, gli ospiti percepivano la differenza. L’atmosfera era carica di energia spirituale, tutti erano affascinati dal pavimento ottagonale del tempio, ricoperto di marmo color crema, dalle centinaia di specchi che abbellivano le immagini dei passatempi di Krishna, dai radiosi lampadari situati al di sotto di otto pannelli, di tre metri ognuno, raffiguranti Krishna, e dalle migliaia di luci che davano risalto ai disegni floreali e agli intarsi elaborati.

Madhavendra Puri Dasa, il disegnatore degli interni, aveva usato materiali provenienti da tutto il mondo per creare questo splendido effetto. In piedi nel mezzo di tanta bellezza, i devoti concentravano lo sguardo sull’altare, dove le Divinità meravigliose di Sri Sri Radha-Radhanatha e Sri Caitanya Mahaprabhu poggiavano su ampie basi a forma di fiore di loto. L’entusiasmo dei devoti esplose alla notizia che sul corpo di Sri Radhanatha si era manifestato un filo brahminico. Questo era senz’altro il segno della Sua gioia e il Suo modo di ricambiare il servizio dei devoti. Nel corso della cerimonia d’apertura, gli ospiti e i devoti da tutto il mondo ascoltarono gli interventi dei leader del Movimento e del Paese, che garantirono unanimi un successo sempre crescente della coscienza di Krishna in Sudafrica.

 

 

Due pujari adorano le Govardhana-sila prima del festival del Govardhanapuja.
Due pujari adorano le Govardhana-sila prima del festival del Govardhanapuja.

 

 

Una devota cucina per le Divinità.
Una devota cucina per le Divinità.

 

 

Tempi migliori, ma le sfide rimangono

“L’apartheid continuò per alcuni anni dopo l’apertura del tempio,” dice Bhakti Caitanya Swami, uno dei pionieri dello sviluppo dell’ISKCON in Sudafrica e oggi uno dei due GBC che rappresentano il Paese. “Nel 1988, quando ero segretario regionale del Gauteng e presidente del tempio di Muldersdrift/Johannesburg, fummo perseguiti per aver concesso a persone di colore di vivere nel tempio o partecipare ai nostri programmi. Avremmo dovuto impedire ai non bianchi di venire oppure pagare una multa per ogni giorno che li avessimo ospitati. Per fortuna, l’idea che le leggi razziali dovessero essere abolite raccoglieva un consenso sempre più ampio, perciò nessuna delle autorità preposte al controllo si presentò e l’intera faccenda finì per essere archiviata.”

Attualmente, il pregiudizio razziale non è più una piaga sociale. “Il Sudafrica è un Paese straordinario, ricco di diversità tra le persone,” prosegue Bhakti Caitanya Swami. “Non solo ci sono africani neri, bianchi, indiani e gente di colore, ma c’è grande varietà nell’ambito di una stessa etnia. Grazie alla coscienza di Krishna tutte queste persone possono convivere e impegnarsi con gioia nel servizio devozionale senza doversi preoccupare delle differenze esteriori. L’ISKCON in Sudafrica è dunque una bellissima dimostrazione di unità nella diversità.” Il Tempio della Comprensione di Sri Sri Radha-Radhanatha continua a unificare i colori della Nazione Arcobaleno, e sebbene la presenza degli indiani sia prevalente, le sue attività toccano gente di ogni razza.

 

 

Una giovane devota libera nell’aria una lanterna votiva al festival delle lanterne, che si tiene al tempio durante il ritiro annuale della gioventù.
Una giovane devota libera nell’aria una lanterna votiva al festival delle lanterne, che si tiene al tempio durante il ritiro annuale della gioventù.

 

 

Le Divinità: Sri Sri Radha-Radhanatha, Sri Caitanya Mahaprabhu e Giri Govardhana.
Le Divinità: Sri Sri Radha-Radhanatha, Sri Caitanya Mahaprabhu e Giri Govardhana.

 

 

I devoti vanno per le strade a condividere il messaggio di Krishna con chiunque sia interessato ad ascoltarlo. Autobus carichi di scolari e gruppi di turisti appartenenti a ogni etnia e religione amano visitare il tempio, e molti ospiti – specialmente i bambini – rispondono a voce alta durante il canto del santo nome di Krishna. Gruppi tribali in costumi tradizionali hanno cantato e danzato davanti alle Divinità. Nel 2013, il tempio ha dato rilievo alla provincia aggiudicandosi il premio Kwa-Zulu Natal Landmark Tourist, ma coloro che hanno lavorato alla costruzione del tempio conoscono il suo vero valore.

Mentre i devoti festeggiano il suo trentesimo anniversario e il quarantesimo anniversario della visita di Srila Prabhupada, questo tempio luminoso continua a irradiare lo stesso messaggio all’alba delle nuove sfide che attendono la Nazione Arcobaleno. Instabilità politica, aumento della criminalità e altri problemi cruciali dimostrano che i nostri nemici interiori – lussuria, avidità, collera, orgoglio, invidia ed egoismo – devono essere eliminati. Solo una comprensione spirituale pratica potrà sconfiggere questi nemici insidiosi, radici di tutti i mali della società. E’ una fortuna che il santo nome di Krishna riecheggi dal Tempio della Comprensione di Sri Sri Radha-Radhanatha, purificando l’atmosfera e il cuore di coloro che lo ascoltano. Se Dio è al centro, il cielo si colorerà di uno splendido arcobaleno.

 

Nikunja Vilasini Devi Dasi, una discepola di Sua Santità Giriraja Swami, vive a Durban con suo marito e i loro due figli. Scrive per l’Hare Krishna News (una pubblicazione locale) e sta redigendo dei libri per bambini e adolescenti, che aspetta di pubblicare. L’autrice ringrazia Svarupa Damodara Dasa (già presidente del tempio), che le ha fornito idee e consigli per l’articolo, sua moglie Sukumari Devi Dasi, che ha trascritto l’intervista, e tutti coloro che hanno fornito foto e informazioni. Un grazie a Riddha Dasa per il suo libro Missione al Servizio di Sua Divina Grazia, da cui la cronologia degli eventi e alcune informazioni storiche riguardanti le fasi iniziali della missione. Un ringraziamento speciale va a Rasa-sthali Devi Dasi per il suo incoraggiamento e il suo sostegno. E’ stata lei a compilare l’intervista, abbinare le foto e assistere nella raccolta delle informazioni comunicando direttamente con i devoti.

 

 

Il percordo di Nelson Mandela con l'ISKCON Sudafrica.
Bhakti Tirtha Swami presentò Nelson Mandela durante il festival di Diwali che si celebrò al Tempio di Sri Sri Radha-Radhanatha nel 1994: “Eccoci qui, nel nostro centro Hare Krishna. Il mondo ci conosce come l’Associazione formata da gente di ogni razza e posizione sociale ed economica, in cui persone appartenenti a fedi diverse – indù, musulmani, buddhisti e cristiani – si riuniscono per adorare insieme Dio. Il nostro fondatore voleva vedere un mondo in cui ognuno “ama il prossimo come se stesso” in modo talmente pratico ed efficace da migliorare la qualità della vita di tutti.”

Bhakti Tirtha Swami, il primo sannyasi afroamericano dell’ISKCON che ha viaggiato in Africa diffondendo la missione di Srila Prabhupada, aveva un rapporto amichevole con molti leader dello Stato, incluso Nelson Mandela. “Non vuole soltanto la sinergia tra le varie razze e tribù,” disse di lui, “ma anche la cooperazione sul piano religioso.” Per i devoti sudafricani Nelson Mandela era qualcuno che come loro aspirava all’unità spirituale nell’ambito della diversità culturale, e col suo sforzo di mettere fine all’apartheid, egli contribuì indirettamente alla diffusione della coscienza di Krishna.

Nel sue due visite al Tempio della Comprensione, Mandela riconobbe al Movimento Hare Krishna il merito di contrastare il razzismo in Sudafrica. La prima volta s’inchinò davanti alla murti di Srila Prabhupada, poi disse a Bhakti Caitanya Swami di voler cambiare in positivo la vita della gente usando gli strumenti della politica. Bhakti Caitanya Swami rispose che Srila Prabhupada mirava allo stesso obiettivo, ma usando gli strumenti della spiritualità, e che il suo metodo già funzionava in tutto il mondo. Mandela restò in silenzio, poi chiese a Bhakti Caitanya Swami: “Come ha fatto?”

Quando seppe dello sforzo di Srila Prabhupada di creare un’Associazione mondiale basata sull’uguaglianza spirituale, apprezzò ancora di più sia Srila Prabhupada che il suo Movimento. Durante la sua seconda visita al tempio, dopo che Bhakti Tirtha Swami ebbe recitato la prima parte di un verso della Bhagavad-gita, lui recitò la seconda. Disse che quando era stato rinchiuso a Robben Island con i suoi colleghi, un avvocato indiano gli aveva dato la Bhagavad-gita, ed egli l’aveva letta e discussa con i suoi compagni di prigionia. Era chiaro che conosceva bene i valori sui quali i devoti modellano la loro vita.

Nel 2013, il Sudafrica fu investito da una ventata di tristezza quando Madiba, questo è il soprannome affettuoso con cui la gente chiamava Mandela, se ne andò per sempre. I devoti sudafricani glorificarono allora le sue qualità divine e la sua lotta per la libertà di religione e di espressione. Nel suo omaggio a Mandela, Indradyumna Swami scrive: “Madiba, stasera vorrei parlare di quella che mi sembra la tua qualità più grande: la capacità di far sentire tutti benvenuti sotto la tua leadership, a prescindere dalla razza, dal credo e dalla religione.

L’ho potuto verificare di persona quando hai gentilmente accettato di essere l’ospite speciale del Movimento Hare Krishna al “Festival per i bambini della Nazione Arcobaleno”, nel 1997. Al lungo programma parteciparono cinquantamila bimbi chiassosi, e una volta concluso, ti accompagnai alla macchina circondato da molte guardie del corpo. Ero ansioso di sapere se tu avessi gustato e apprezzato l’evento, quindi mi voltai verso di te e ti chiesi, “Signor Presidente, le è piaciuto il festival?” Ti fermasti e prendendo le mie mani tra le tue dicesti, “Maharaja, è stato il giorno più bello della mia vita!” All’improvviso tutta l’ansia e la fatica, le preoccupazioni e gli affanni legati all’organizzazione di un programma di una simile portata svanirono.

Continuasti a tenermi la mano finché non giungemmo alla macchina. Una volta entrato, mi guardasti con un sorriso che sembrava dire, “Ben fatto”. Compresi allora che la tua grandezza non risiedeva solo nella capacità di compiere imprese politiche importanti, ma anche nella gentilezza e nella compassione con cui toccavi il cuore di ogni singolo cittadino, perfino di uno straniero come me, intento a cercare di realizzare attraverso l’ideologia spirituale di coesione sociale.

 

 


Intervista a Sua Santita Partha Sarathi Gosvami

Partha Sarathi Dasa Goswami, originario dell’Inghilterra, è un devoto molto amato in Sudafrica, forse perché è l’unico che sin dai primi giorni dell’ISKCON in questo Paese ha sfidato ogni avversità senza mai andarsene, o forse perché in quarantuno anni ha portato molte anime ai piedi di Sri Krishna. In ogni caso, è ancora attivo nel contribuire al retaggio spirituale della Nazione Arcobaleno attraverso la coscienza di Krishna. Attualmente, ha discepoli in Sudafrica, Ucraina e altre parti del mondo.

In quanto pioniere della coscienza di Krishna in Sudafrica, quali furono le tue prime impressioni ed esperienze?

Ero abbastanza ingenuo. Pensavo che il Sudafrica fosse come la giungla dei film di Tarzan e mi aspettavo di trovare un clima caldo, animali selvatici e tanti alberi. Quando poi arrivai a Johannesburg, che si rivelò essere una giungla di cemento nel pieno di un inverno rigido e pungente, restai deluso. Le persone erano generalmente riservate e non correvano buoni rapporti tra le varie razze. Questo dipendeva molto dalle politiche del governo.

Tutto ciò che non era “normale” veniva guardato con sospetto e noi eravamo ragazzi che vestivano “lenzuola” arancioni, avevano le teste rasate e cantavano un mantra. Eravamo dunque molto “anormali”. Quando uscii per la prima volta a distribuire i libri, i devoti mi avvertirono di non trattenermi troppo a parlare con la persone di colore. Neanche si poteva condividere con loro la stessa macchina. Dovevo stare allerta, perché a quel tempo la polizia segreta era dappertutto e faceva presto a reprimere qualsiasi cosa avesse l’aria di un attacco al governo.

Nel 1975 ci convincemmo che durante il programma della domenica al tempio di Johannesburg alcune spie controllavano che non stessimo trasgredendo la legge, e siccome pensavamo che nel tempio ci fossero delle microspie, ogni volta che dovevamo parlare di argomenti delicati come viaggi e visti, ci spostavamo nel giardino. In altre parole, eravamo paranoici, ma a ragion veduta, perché la polizia segreta ci teneva sotto sorveglianza.

Gli indiani erano invece entusiasti d’incontrarci e interagire con noi, loro che vivevano in un Paese dove s’insegnava a credere che la fede e la cultura dell’India fossero inferiori. Ci guardavano con soggezione, perché eravamo bianchi che avevano abbracciato la cultura vedica. Una volta, in India, Srila Prabhupada si era riferito ai suoi “ragazzi e ragazze” occidentali definendoli i bianchi elefanti danzanti che tutti gli indiani avrebbero voluto vedere. Ebbene, anche in Sudafrica era così. 

Puoi raccontare qualche sfida che hai dovuto affrontare in un Sudafrica razzista e segnato dall’apartheid? Ricordi qualche evento particolare?

Ebbi molti problemi con la legge quando mi trovavo illegalmente nelle zone riservate agli indiani, ma uno fu davvero importante. Poiché non avevo né un visto valido né un passaporto, ed ero già stato arrestato mentre distribuivo i libri nel centro di Durban, sapevo che era solo una questione di tempo e la polizia sarebbe venuta a cercarmi. In quel momento ero alla periferia di Phoenix per un programma viaggiante in tenda. Nel 1978, Phoenix contava una popolazione di più di un quarto di milione d’indiani, che amavano il nostro programma semplice.

Il kirtana, la conferenza, il film, lo spettacolo teatrale e le noccioline prasada attiravano più di mille indiani ogni sera. Il tendone si allungava per quaranta metri su un terreno aperto e prendevamo a prestito la corrente elettrica dalle case circostanti. Vivevo nel tendone con tre devoti indiani e chiedevamo alle famiglie la gentilezza di lasciarci fare la doccia a casa loro. C’era purtroppo chi non ci vedeva di buon occhio, chi aveva paura di noi o diffidava di un bianco che parlava di cultura indiana.

Correva voce che io fossi una spia al servizio dell’apartheid e altri pensavano che appartenessi alla CIA – una voce che dall’India era giunta fino in Sudafrica. Ricordo distintamente il giorno in cui sentii le sirene. Tutto era tranquillo, cantavo il japa quando il loro suono stridente e offensivo riecheggiò nel tendone. Vidi fermarsi il furgone della polizia e raggelai per un attimo.

Krishna nel cuore mi aiutò a pensare velocemente che nel campo non c’era dove nascondermi, allora m’infilai sotto il palcoscenico. Composto da impalcature, era alto un metro e mezzo e lungo dieci metri.

Per fortuna avevamo un bel po’ di roba stipata là sotto, quindi ci si poteva mimetizzare bene e io ero magro di costituzione. Vidi due ufficiali di polizia uscire dal furgone, uno era africano, l’altro indiano. Con voce forte e rabbiosa, e gesticolando in modo aggressivo, chiesero ai devoti dove fossi. I devoti ammisero timidamente che vivevo lì, ma che in quel momento non c’ero.

Sospettosi, i due poliziotti ispezionarono il luogo, mentre io mi mordevo le labbra per non gridare di dolore a causa dei morsi delle formiche rosse e del duro ponteggio che mi schiacciava il corpo. Il mio cuore martellò quando l’ufficiale africano si avvicinò con passo lento e sicuro al palcoscenico; poi, come distratto da qualcosa, si allontanò dicendo che sarebbero tornati.

Il giorno dopo li precedemmo, e quando arrivarono mi ero già nascosto in una casa nei dintorni. La famiglia che mi aveva ospitato si era assunta il rischio enorme di restare coinvolta in una vicenda giudiziaria. L’ufficiale africano, il Capitano Bezuidenhout, comandava la stazione di polizia e il suo braccio destro, l’ufficiale indiano, era l’agente Jagannath.

Qualcuno aveva sporto denuncia contro un bianco che viveva nella zona e teneva incontri religiosi, e loro avevano tutta l’intenzione di arrestarmi. Come lo so? Trent’anni più tardi l’ISKCON aveva un grande tempio nel centro di Phoenix. Un gentiluomo e la sua famiglia cominciarono a frequentarlo e venivano spesso da me per ricevere guida spirituale e pormi delle domande.

Col tempo diventarono devoti e mi chiesero di iniziarli. Al momento dell’iniziazione, dopo che Krishna Lila Dasa ebbe ricevuto il suo nome e il suo japa, m’implorò di perdonarlo per avermi perseguito e aver cercato d’arrestarmi: era l’agente Jagannath.

Come vedi il ruolo dell’ISKCON in Sudafrica oggi che il Paese deve affrontare le nuove sfide della democrazia? 

Il ruolo dell’ISKCON rimane lo stesso a prescindere dal clima politico, che si tratti di democrazia, repubblicanesimo, monarchia, aristocrazia, dittatura o apartheid. La coscienza di Krishna, essendo una filosofia non settaria, non razziale e non sessista appartiene a tutti. L’apartheid non ha fermato il flusso della misericordia di Srila Prabhupada, e democrazia significa semplicemente che tutti possono andare dappertutto e condividere con gli altri la coscienza di Krishna.

Oggi incontriamo meno resistenza nel dare il messaggio di Krishna alla gente, e da quando non esiste più l’apartheid abbiamo comunità di devoti in aree come Soweto e Stellenbosch, che prima erano riservate rispettivamente ai bianchi e ai neri. Il Sudafrica ha una delle costituzioni migliori al mondo e la libertà di religione è un nostro diritto.

Nondimeno, questo Paese patisce ancora gli effetti della segregazione razziale e il solo modo di avere l’uguaglianza è capire che non siamo il corpo materiale. Non siamo dunque inglesi, africani, ndebele, sepedi, xhosa, venda, tswana, sotho del sud, zulu, swazi, siswati, tsonga, tamil, hindi o gujarati. Siamo anime spirituali ed eterni servitori di Sri Krishna, Dio.

 

 


Vrindavana si diffonde in Sud Africa.

Srila Prabhupada si sentì talmente incoraggiato dallo sforzo dei devoti in Sudafrica che scrisse nello Srimad Bhagavatam (10.13.60): 

Traduzione: A Vrindavana, la dimora trascendentale del Signore, la fame, la collera e la sete sono assenti. Benché naturalmente ostili tra loro, gli esseri umani e le belve vi coabitano in piena amicizia spirituale. 

Spiegazione: Nel mondo materiale una persona può darsi da fare per raccogliere fondi ovunque e distribuire gratuitamente il cibo, ma non tutti coloro che lo ricevono manifesteranno apprezzamento. Non è invece così per la coscienza di Krishna, il cui valore sarà gradualmente apprezzato sempre di più.

Per esempio, in un articolo sul tempio Hare Krishna di Durban, in Sudafrica, il Durban Post scrive: “Tutti i devoti qui sono molto attivi al servizio di Sri Krishna e i risultati sono evidenti: felicità, salute, serenità e lo sviluppo di ogni buona qualità.” Questa è la natura di Vrndavana. Harav abhaktasya kuto mahad-gunah: senza la coscienza di Krishna è impossibile trovare la felicità; si può fare di tutto per ottenerla, ma ogni sforzo sarà inutile.

Cerchiamo dunque di dare alla società umana l’opportunità di una vita sana e felice, serena e ricca di buone qualità grazie alla coscienza di Dio. Srila Prabhupada diceva spesso che l’atmosfera di Vrindavana avrebbe pervaso il mondo attraverso la diffusione della coscienza di Dio. Ovunque ci saranno centri di divulgazione delle glorie di Krishna, là ci sarà Vrndavana, il mondo spirituale.

In Sudafrica, negli ultimi quarantatré anni il messaggio di Krishna è stato gradualmente ricevuto e apprezzato, e oggi sono quindici i templi presenti nelle principali città: Durban, Città del Capo, Port Elisabeth, Lenasia, Pretoria, Bloemfontein, Stellenbosch, Midrand, Sandton, Soweto, Mpumalanga, Ladysmith, Newcastle, Pietermaritzburg e Phoenix.

Il tempio di Phoenix, situato nei dintorni di Durban, è il secondo tempio più grande del Sudafrica. E’ sorto dal tempio di Sri Sri Radha-Radhanatha, di cui molti devoti hanno là le loro radici. Si chiama Nuova Jagannatha Puri e le Divinità che lo presiedono sono Sri Jagannatha, Sri Baladeva e Subhadra Devi.

I vari Centri del Sudafrica ospitano numerosi festival colorati, programmi universitari e di predica, canto pubblico, distribuzione di libri e prasada, laboratori e seminari sulla prospettiva vedica e varie altre attività devozionali. Il numero dei partecipanti ai diversi programmi è in aumento, come profetizzò Srila Prabhupada, il quale previde anche la trasformazione del Sudafrica in quella che oggi è nota come la Nazione Arcobaleno.

Di recente, Brahmananda Dasa, il più veterano tra i pionieri della coscienza di Krishna in Africa, ci ha riferito le ultime istruzioni che Srila Prabhupada gli ha dato in merito al suo servizio. “Prabhupada disse, ‘Ecco ciò che desidero per l’Africa. In Sudafrica voglio che gli europei, gli indiani e gli africani danzino insieme.’ Tutto qui, non disse nient’altro. [Brahmananda inizia a piangere] Questo è Prabhupada.”