I dialoghi di Srila Prabhupada: La soluzione alla carenza di cibo

 

Membro dell’OMS: Tua Divina Grazia, quale suggerimento puoi dare riguardo al problema mondiale della carenza di cibo?

Srila Prabhupada: Suggerisco che la gente utilizzi tutti i terreni liberi per farne delle coltivazioni. Sia in Australia che in America ho visto moltissima terra che giace inutilizzata. Nessuno la usa e a volte si scaricano tonnellate di prodotti alimentari nell’oceano per mantenere i prezzi alti. Ho anche sentito che quando qui a Ginevra c’è stata un’eccessiva produzione di latte, per ridurla alcuni hanno proposto di macellare ventimila mucche. Il cervello delle persone oggi funziona così. In realtà, non hanno cervello, ma se vogliono averne uno, devono leggere le Scritture vediche e accettarne l’insegnamento spirituale autentico.

L’istruzione è molto semplice: producete il vostro cibo, tutto il cibo di cui il mondo ha bisogno, utilizzando la terra nel modo giusto. Ma non lo faranno, hanno abbandonato le fattorie e i villaggi per lasciarsi fagocitare dalla città e produrre viti e bulloni. Va bene allora, mangiate viti e bulloni. Mahatma Gandhi aveva in progetto di ripristinare uno stile di vita naturale così come lo ha creato Dio. Semplici villaggi e fattorie che avrebbero risolto non solo i problemi dell’India, ma quelli del mondo intero. Purtroppo Pandit Nehru, allora nostro primo ministro, stravolse tutto perché voleva l’industrializzazione. Il programma di Gandhi era molto bello: organizzatevi in piccoli villaggi rurali e producete il vostro cibo.

Vivete liberi dalle città e dalle fabbriche. In questo modo potete lavorare solo per tre mesi all’anno e fare scorte per tutto l’anno. Tre mesi di lavoro per una produzione che dura un anno, e il tempo che vi resta lo trascorrete cantando Hare Krishna. Cantate le glorie del Signore e risvegliate la vostra originale coscienza di Dio. Questo è il nostro Movimento per la coscienza di Krishna. Progredite spiritualmente, comportatevi da esseri umani, perché la vita che conducete ha i suoi rischi. Nella Bhagavad-gita (2.13) è detto, tatha dehantara praptir dhiras tatra na muhyati: per quanto grande sia il nostro progetto, un giorno dovremo rinunciarvi in quanto lasceremo questo corpo. E non c’è modo di sapere in quale nuovo corpo rinasceremo.

Supponiamo che in questa vita io dedichi tutto me stesso alla costruzione di un grattacielo. Ebbene, nella mia prossima vita potrei dover vivere in quel grattacielo nel corpo di un cane o di un gatto solo perché ho sviluppato la coscienza grossolanamente egoistica di un cane o di un gatto. In quel momento a chi importerà che il grattacielo sia intitolato a me? Le cose stanno così. Nessuno può cambiare le leggi della natura, che sono proprio come una malattia infettiva: se ne venite contagiati, vi ammalate, tutto qui. Karanam guna-sango ‘sya sad-asad-yonijanmasu: si nasce in una situazione buona o cattiva sulla base delle azioni compiute nel passato e le conseguenti, inesorabili reazioni assegnate dalla natura.

Oggi molta gente nemmeno crede che ci sia una vita dopo la morte. A Mosca, un illustre professore di nome Kotovsky mi disse: “Swamiji, non c’è niente dopo la morte.” Vedete? E’ un professore, eppure non ha alcuna conoscenza dell’anima. Proprio così, un illustre professore. Le cose vanno così, e mentre questa civiltà senza Dio si trascina, le leggi della natura creeranno sempre più problemi. Come predetto dallo Srimad-Bhagavatam, ci sarà anavristi, pioggia insufficiente, di conseguenza, durbhiksa, un’insufficiente produzione di cibo.

Ovviamente questi problemi sono già cominciati, e per fornire una soluzione alla siccità e alla carestia, il governo scaricherà sulla gente una valanga di tasse. Allora, acchina-dara-dravina yasyanti giri-kananam: le persone saranno talmente in ansia che lasceranno il focolare domestico e se ne andranno a vivere nella foresta. Si sentiranno assillate dalla scarsità di pioggia e di cibo, e dalla tassazione del governo. Chi è in grado di mantenere l’equilibrio in una circostanza così difficile? Dunque, diventeranno tutti pazzi. Se non seguiamo le istruzioni delle Scritture, è garantito che queste tragedie ci colpiranno. Dobbiamo subito prendere a cuore l’insegnamento della Bhagavad-gita (3.14):

 

annad bhavanti bhutani
parjanyad anna-sambhavah
yajnad bhavati parjanyo
yajnah karma-samudbhavah

 

“Il corpo di tutti gli esseri trova sostentamento nei cereali, che crescono grazie alle piogge. Le piogge sono prodotte dal compimento di sacrifici [yajna], che a loro volta nascono dai doveri prescritti.”

 

Ecco perché presentiamo questo Movimento, questo canto dei nomi del Signore. E’ un sacrificio, l’unico possibile in un’epoca sfortunata e piena di confusione come la nostra. Questo sacrificio costituisce il rimedio, la soluzione a tutti i problemi del mondo. Tuttavia, la gente non accetterà questa soluzione, perché ha già la sua.