Il Maestro Spirituale

 

 

In onore del cinquantesimo anniversario della partenza di Srila Prabhupada dall’India per fondare il Movimento internazionale per la coscienza di Krishna, Ritorno a Krishna presenta la Prima delle dieci Parti di una serie che celebra la posizione unica e trascendentale di Srila Prabhupada nell’ISKCON, come anche la relazione principale che ogni suo membro ha con lui.

 

Siamo a Nuova Vrindavana, nella Virginia occidentale, e l’anno è il 1972. E’ il giorno del Vyasa-puja di Srila Prabhupada(1). Mentre il sole si alza a mezzogiorno, la fitta nebbia che avvolge i monti cede il posto a un blu immacolato. All’interno di un tendone in cima a una collina, centinaia di devoti e ospiti, tra cui politici, giornalisti e docenti universitari, si sono riuniti per festeggiare il settantaseiesimo anniversario della nascita di Prabhupada. E’ agli ospiti in particolare che Srila Prabhupada si rivolge dicendo: “Signore e signori, naturalmente i mei studenti conoscono bene la cerimonia che si tiene oggi, mentre voi che siete qui per la prima volta potreste fraintenderne il significato, quindi vi spiegherò brevemente di che cosa si tratta.

Un visitatore occasionale può pensare: “Perché adorano quella persona come se fosse Dio?” Sorge allora una perplessità. Già, una perplessità. Negli anni ’60 e ’70 il numero di falsi guru venuti in Occidente ha raggiunto il suo picco massimo. Hanno inflazionato il sapere vedico per adattarlo ai gusti dell’uomo moderno e raccogliere i profitti. Per ristabilire un clima di fiducia, Prabhupada inizia a sfatare il mito del “guru” spiegando la sua connessione agli altri guru della parampara, una successione di maestri spirituali autentici che discende da Krishna stesso, Dio, la Persona Suprema. Egli dice:

 

In cima all’albero del mango c’è il suo frutto più maturo, il cui gusto si può assaporare se si evita di farlo cadere e lo si passa con cura e attenzione di mano in mano fino a terra. E’ così che la conoscenza vedica discende, in una linea di successione di autorità spirituali. Ed è così che noi la riceviamo.

 

Ben conoscendo l’antipatia dell’uomo moderno per il principio di autorità, Prabhupada paragona il guru al pedone americano più venerando: il postino.

 

E’ proprio come il postino, che viene a casa vostra e vi recapita cento dollari. I cento dollari non sono suoi, ma di un vostro amico che ve li ha spediti e il postino ha il dovere di consegnarveli integralmente, non un dollaro in meno, né uno di più. La sua onestà, la sua perfezione sta nel fatto che vi consegna i cento dollari così come il vostro amico ve li ha spediti, senza sottrarre o aggiungere niente. Può essere imperfetto sotto molti altri aspetti, ma se svolge perfettamente il suo lavoro, è perfetto. In modo analogo, riceviamo la conoscenza perfetta da Krishna attraverso il maestro spirituale.

 

Il guru è uno
I guru sono diversi

I guru autentici sono i postini di Dio nel mondo ma non sono del mondo. Poiché portano il messaggio di Dio, in un certo senso sono tutti “uno”, cioè identici tra loro. Chi legge gli insegnamenti di Prabhupada impara che questi guru sono anche diversi tra loro, perché ognuno trasmette il messaggio, scrive Srila Prabhupada, “secondo le proprie capacità”. Nel primo verso della Sri Caitanya-caritamrita, la biografia completa di Sri Caitanya, l’avatara dorato di Sri Krishna, Srila Krishnadasa Kaviraja Gosvami esordisce con l’offerta dei suoi rispettosi omaggi a gurun, i suoi tanti maestri spirituali.

Nell’Introduzione a quest’opera, Srila Prabhupada scrive: “Egli usa qui il plurale per indicare la linea di successione. Non offre gli omaggi solo al suo maestro spirituale, ma all’intera parampara, la catena di maestri che risale a Sri Krishna stesso.” Poi, nel verso 35 del primo capitolo, Kaviraja Gosvami offre i suoi rispetti al proprio maestro spirituale iniziatore e ai propri maestri spirituali istruttori. Prabhupada commenta:

 

Un devoto deve avere un solo maestro spirituale iniziatore, in quanto le Scritture vietano di averne più di uno. Non c’è invece alcun limite al numero di maestri spirituali istruttori che si possono accettare. Di solito, il guru che istruisce assiduamente un discepolo nella scienza spirituale diventa in seguito il suo maestro iniziatore.

 

L’ultima frase indica lo sviluppo normale e naturale della relazione tra il guru e il discepolo. Sebbene Srila Prabhupada sia stato l’unico investito del potere di diffondere la coscienza di Krishna nel mondo in meno di dodici anni, è importante notare che ha affidato le migliaia di discepoli da lui iniziati ai suoi leader locali e ai devoti anziani(3). Ora, decenni dopo, per intravedere in che modo nel suo Movimento la cultura del legame guru-discepolo può armonizzarsi con le diverse realtà locali e diventare più sostenibile, cioè come Prabhupada la descrive, continuiamo a esaminare la presentazione che Prabhupada fa del primo, fondamentale capitolo della Sri Caitanya-caritamrita, intitolato “I maestri spirituali”.

 

La linea di successione dei principali maestri Gaudiya Vaisnava che risale a Sri Krishna, il Quale istruì direttamente Sri Brahma agli albori della creazione. [Illustrazione di Tribhuvanesvari Devi Dasi]
La linea di successione dei principali maestri Gaudiya Vaisnava che risale a Sri Krishna, il Quale istruì direttamente Sri Brahma agli albori della creazione. [Illustrazione di Tribhuvanesvari Devi Dasi]

 

 

 

Guru iniziatori e istruttori

Dopo la scomparsa di Prabhupada, i riflettori puntati sui maestri spirituali iniziatori possono avere indotto i membri del suo Movimento a credere che iniziare discepoli richieda più qualifiche che istruirli. Nel suo commento al verso 34, Prabhupada dissente: “I maestri spirituali iniziatori e istruttori sono manifestazioni identiche di Krishna, anche se hanno modi diversi di relazionare.” Poi, nel commento al verso 47, Prabhupada sottolinea lo stesso punto con l’aggiunta di un avvertimento: “Non esiste differenza tra il rifugio del Signore Supremo e quello dei maestri spirituali iniziatori e istruttori. Se qualcuno la pensa diversamente, commette un’offesa nel corso del suo servizio devozionale.”

Ovviamente, la possibilità di avere molti maestri spirituali istruttori nulla toglie alla necessità di accettare l’iniziazione da un solo guru. Nel sesto capitolo de Il Nettare della Devozione, intitolato “L’arte di compiere il servizio devozionale”, Prabhupada menziona i primi due principi della devozione: (1) Accettare il rifugio dei piedi di loto di un maestro spirituale autentico, (2) essere iniziati da un maestro spirituale e apprendere da lui l’arte di compiere il servizio devozionale.” Abbiamo bisogno di entrambi questi riti di passaggio nel nostro percorso di ritorno a Krishna. Srila Narahari Sarakara, un contemporaneo di Sri Caitanya, paragona la relazione col proprio guru alla relazione col proprio padre:

 

Un bravo figlio può uscire di casa per guadagnare del denaro e poi darlo a suo padre. Più tardi potrà chiedere al padre una parte di quel denaro e usare per sé qualsiasi cifra riceverà. Così, un discepolo può ricevere insegnamenti da un Vaisnava avanzato, ma poi deve presentarli al proprio maestro spirituale e ricevere da lui gli stessi insegnamenti con l’aggiunta delle istruzioni adeguate.”
(Sri Krishna-bhajanamrita, verso 48)

 

Una volta, un devoto chiese a Prabhupada se fosse meglio studiare le scritture o servire un maestro che insegna le scritture col l’esempio, e Prabhupada non esitò a rispondere, “Un maestro, perché può tirarti le orecchie.” Oggi, nel Movimento di Prabhupada il guru iniziatore è come un genitore e i guru istruttori sono come parenti affettuosi. Il loro influsso combinato dipende dallo sviluppo pratico delle relazioni. Il mio guru iniziatore rimane tale proprio come un genitore, ma nel contempo posso sviluppare relazioni importanti con alcuni miei parenti siksa, specialmente se li vedo spesso e il mio padre iniziatore vive lontano. Se tutti i guru sono benefattori, servendo assieme nella missione dell’acarya-fondatore, l’armonia e il progresso spirituale prevarranno.


Il potere dell’impegno

Portando il medesimo peso della conoscenza, tutti i guru autentici sono insegnanti, tuttavia, il loro impatto sulla nostra vita varia secondo la profondità dell’impegno che assumono nei nostri confronti.(4) Proseguendo il suo commento al verso 34, Prabhupada scrive:

 

Gurun è plurale perché chiunque dia istruzioni sulla base delle scritture rivelate è considerato un maestro spirituale. Sebbene gli altri siano d’aiuto nel mostrare la via da seguire a chi intraprende la pratica spirituale, il guru che inizia il discepolo al maha-mantra è riconosciuto come iniziatore, mentre le persone sante che lo istruiscono affinché avanzi gradualmente nella coscienza di Krishna, sono definiti maestri spirituali istruttori.

 

E’ da notare l’impegno progressivo che parte dalla presentazione della coscienza di Krishna, fino all’iniziazione e all’istruzione. La persona che ci istruisce di più ha l’impatto maggiore sulla nostra vita. “Di solito, il guru che istruisce assiduamente un discepolo nella scienza spirituale diventa in seguito il suo maestro iniziatore.” Anche senza dire una parola, il guru insegna con l’esempio, che resta l’insegnante più potente. “L’esempio è migliore del precetto” e “Le azioni parlano più delle parole”.

In India, una volta un devoto occidentale si rivolse a Prabhupada con un desiderio e una perplessità. Il suo desiderio era navigare lungo il Gange danzando e cantando Hare Krishna con un gruppo di devoti, e attraccare alle banchine dei villaggi per dare la coscienza di Krishna agli abitanti. La sua perplessità era dovuta al fatto che non conosceva la lingua locale. “Oh, a loro non importa ciò che dici,” rispose Prabhupada, “Vogliono solo vedere come ti comporti.”


“Quindi voi, voi tutti, diventate guru”

Mentre Prabhupada parla agli ospiti il giorno del suo Vyasa-puja, aumenta l’apprezzamento dei devoti per la sua posizione unica. Seduto su quello che sembra un trono color cremisi, Prabhupada è il guru dei guru, “un maestro ai cui piedi siedono tutti i maestri”. E sebbene il loro impegno verso di lui sia cangiante come il paesaggio estivo nei dintorni, il suo impegno verso di loro è assoluto, ed è per molti difficile immaginare la richiesta che egli sta per fare: “Diventate guru”.

La richiesta di Prabhupada non è che la richiesta di Sri Caitanya. Nella Sri Caitanya-caritamrita, Madhya-lila, Capitolo 7, verso 128, il Signore dice al brahmana Kurma: “Insegna a chiunque a seguire gli insegnamenti di Sri Krishna (così come sono rivelati nella Bhagavad-gita e nello Srimad-Bhagavatam). Diventa un maestro spirituale e libera tutti coloro che abitano in questa zona.” La prima frase del commento di Prabhupada a questo verso parla chiaro: “Questa è la missione sublime del Movimento Internazionale per la Coscienza di Krishna.”

Come risulta dalle registrazioni del Bhaktivedanta Vedabase, in centinaia di lezioni, conversazioni, lettere ed eventi pubblici e privati Prabhupada cita questo verso per ricordare a tutti la richiesta del Signore. All’inizio, per tutta la durata e al termine del suo ministero mondiale, Prabhupada non ha mai smesso di ricordarla ai suoi discepoli. Ecco tre esempi:

 

“Desidero che i miei figli e le mie figlie spirituali ereditino il titolo di Bhaktivedanta, affinché il diploma trascendentale di famiglia venga tramandato di generazione in generazione. A coloro che conseguiranno il titolo di Bhaktivedanta sarà permesso iniziare discepoli. Forse già dal 1975 tutti i mei discepoli potranno dare l’iniziazione e accrescere il numero delle generazioni. Questo è il mio programma.”
(Lettera, 3 gennaio 1969)


“Voi, tutti voi, potete diventare guru. Potreste dire che non v’interessa diventarlo, ma Sri Caitanya dice che questo disinteresse non va molto bene. Dovrebbe interessarvi diventare guru, dovete diventarlo, perché questo è il successo della vostra vita.”
(Conversazione, Teheran, 13 marzo 1975)


“Le persone brancolano nel buio, perciò abbiamo bisogno di molti milioni di guru che diano loro l’illuminazione. La missione di Sri Caitanya è, com’Egli stesso afferma, “Diventate guru, tutti”. Se dite, “Non ne ho le qualifiche, come posso diventare guru?” La risposta è, “Non servono le qualifiche, potete diventare guru semplicemente comunicando a tutti coloro che incontrate ciò che Krishna insegna. Tutto qui. Diventate guru.”
(Lezione, Honolulu, 21 maggio 1976)

 

“Seguite con serietà”

Mentre diffondeva la coscienza di Krishna in tutto il mondo, Prabhupada già prevedeva i disordini nel Movimento dopo la sua scomparsa. Vi ha persino fatto riferimento in modo indiretto in uno dei suoi commenti Bhaktivedanta:

 

Il compito più importante dell’uomo è pensare sempre a Dio, la Persona Suprema, diventare Suo devoto, adorarLo e offrirGli i propri omaggi. L’acarya, ossia il rappresentante autorizzato del Signore, stabilisce questi principi, ma quando egli scompare torna il disordine. I discepoli perfetti dell’acarya cercano di risollevare la situazione seguendo con sincerità le istruzioni del maestro spirituale.
(Srimad-Bhagavatam 4.28.48, Spiegazione)

 

Prabhupada sapeva che per immaturità alcuni suoi discepoli avrebbero imitato la sua posizione unica di jagat-guru, maestro universale. Nel contempo, il suo continuo ricordare a tutti di diventare guru autentici era il sintomo della sua più grande preoccupazione: la stima assoluta che i suoi discepoli avevano per l’acarya-fondatore avrebbe impedito loro di maturare abbastanza da diventare guru, ognuno secondo le proprie capacità, e dare rifugio ad altri nella missione di Sri Caitanya. In che modo, come predicono le scritture, la misericordia di Krishna avrebbe raggiunto ogni città e villaggio, e ogni sincero aspirante spiritualista avrebbe ricevuto la cura personale e la guida necessarie al viaggio di ritorno a casa, da Dio?

Ecco perché nei suoi scritti Prabhupada chiarisce che la qualifica più importante per diventare guru è “seguire con serietà” le istruzioni del guru e di Krishna: “Se il guru è un acarya liberato, non può commettere alcun errore,” Prabhupada scrisse a uno dei suoi primi discepoli, “ma ci sono anche persone meno qualificate e non ancora liberate che possono agire come guru e come acarya se seguono con serietà la successione di maestri.” (Lettera, 26 aprile 1968) Un messaggio simile appare nel commento di Prabhupada al verso 4.18.5 dello Srimad-Bhagavatam:

 

Il Movimento per la coscienza di Krishna riceve le istruzioni direttamente da Dio, la Persona Suprema, attraverso coloro che le seguono con serietà. Anche se un devoto non è ancora un’anima liberata, se segue il Signore supremamente liberato, compie azioni che sono naturalmente libere dalla contaminazione della natura materiale. Sri Caitanya dice dunque: “Su mio ordine puoi diventare maestro spirituale.” Si può diventare subito maestri spirituali se si ha una fede piena nelle parole trascendentali di Dio e si seguono le Sue istruzioni.

 

Non occorre essere superuomini o superdonne per fungere da maestri spirituali. Liberato/a o non liberato/a, un guru è autentico se “segue con serietà” gli ordini del guru e di Krishna. Secondo il calcolo di Prabhupada, il suo Movimento può avere più guru a livello locale di quanti se ne possano immaginare. Li si deve solo avvicinare affinché diano la loro guida e bisogna incoraggiarli a darla. “C’è bisogno di milioni di guru ...” Con carta e penna, e videocamere accese, gli ospiti americani ascoltano Prabhupada che chiude il suo discorso di Vyasa-puja. Egli li guarda negli occhi per assicurarsi che abbiano compreso bene il suo messaggio. “Questa è dunque la posizione del maestro spirituale. Non la fraintendete pensando, ‘Se ne sta seduto comodamente e si gode onori e contributi.’ Tutto ciò serve per insegnare ai discepoli a rispettare il guru in quanto rappresentante di Dio, ed è questo il principio essenziale del Vyasa-puja.

Vi ringrazio molto.”

 

NOTE

1) Il compleanno di un maestro spirituale autentico, il quale rappresenta Srila Vyasadeva, il grande guru venuto sulla Terra all’incirca cinquemila anni fa per redigere in forma scritta e preservare la conoscenza vedica.

2) Potete trovare il testo integrale del discorso di Vyasa-puja che Srila Prabhupada tenne nel 1972 nel Bhaktivedanta Vedabase, digitando Audio Transcripts/1972/Sept.2.

3) Per avere degli esempi di come Prabhupada dirigeva le autorità locali nell’aiutare i suoi nuovi discepoli iniziati, potete consultare il Bhaktivedanta Vedabase Contents/Compilations/Siksamrta/ISKCON Temple Management/How to Manage and Engage Devotees.

4) Per saperne di più sulla relazione diksa e siksa, potete consultare The Siksa-Guru, di Sivarama Swami, 1999, Bhaktivedanta Institute, Ungheria, pp. 76-80.

 

Ogni relazione guru-discepolo prospera sotto l’egida dell’acarya-fondatore, il maestro spirituale di base in una linea di successione. Nella Seconda Parte della nostra serie esamineremo l’origine e lo sviluppo del principio di “acarya-fondatore” con un’attenzione particolare alla nostra tradizione Gaudiya Vaisnava.
Suresvara Dasa si è unito al Movimento Hare Krishna nel 1970. Dall’anno 2011 rappresenta il Comitato sulla “Posizione di Srila Prabhupada”, istituito dalla Commissione del Corpo Governativo dell’ISKCON, e viaggia in tutti i centri ISKCON del mondo presentando la serie di seminari intitolata “Srila Prabhupada, il nostro acarya-fondatore”. Per sapere come portare il programma nella vostra zona, per favore, scrivete a Suresvara Dasa alla sua mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..