Come sono Giunto alla Coscienza di Krishna: Le mie Fonti d'Ispirazione

 

La sveglia suona alle sei e trenta. E’ domenica mattina. Faccio la doccia, indosso il dhoti, il kurta e il tilaka, e dopo aver cantato il Gayatri mantra vado in auto al tempio, a pochi isolati da casa mia. Quando arrivo, i devoti stanno cantando la Brahma samhita. Mi unisco al canto fino all’ora di preparare la colazione per Krishna, un servizio che faccio ormai da nove anni. Cucino il mung dal spezzato, il kichari e i papadam, e aggiungo una macedonia di frutta fresca di stagione in yogurt biologico.

Dopo aver fatto l’offerta, guidato il kirtana per il guru-puja di Srila Prabhupada, partecipato allo Sringara darsana (la visione delle Divinità dopo la vestizione) e letto la Bhagavad-gita con i devoti, mi siedo con loro per onorare una buona colazione di prasadam. Pulisco poi la cucina, recito il japa davanti alle Divinità e svolgo alcune delle mie mansioni settimanali per il tempio, come smistare la posta e organizzare gli orari di servizio dei devoti. La sera partecipo al programma della Festa della Domenica, canto e danzo per il piacere delle Divinità e parlo con gli ospiti; quindi io e mia moglie facciamo un lungo giro in macchina per concludere la settimana. Sono felice qui, al servizio di Sri Sri Radha-Natabara, le Divinità del tempio di Columbus, nell’Ohio, ma la mia domenica non è sempre stata così. Talvolta mi chiedo: Come sono arrivato fino a questo punto?


Un tempio nelle vicinanze

Nel settembre del 2000 mi sono trasferito negli Stati Uniti per inseguire il grande sogno americano. Avevo ventitré anni, mi ero appena diplomato alla scuola di medicina in India e avevo ottenuto un posto nel corso di formazione istituito dal Centro Medico dell’Università Statale dell’Ohio; si trattava di uno dei più importanti programmi di medicina interna di tutto il Paese. Il mio appartamento era a pochi isolati dal centro medico e come scoprii ben presto, proprio davanti al tempio ISKCON. Durante il tirocinio iniziai a frequentare regolarmente il tempio per avere la compagnia di persone pie, onorare il prasada e trovare un po’ di pace dai ritmi frenetici dell’internato.

I devoti erano gentili, non mi “predicavano”, mi davano semplicemente il prasada e m’incoraggiavano a partecipare ai kirtana. Col tempo feci amicizia con molti di loro e lentamente cominciai ad apprezzare le visite al tempio. Poi, nel maggio del 2003 accadde qualcosa di speciale. Per caso sentii i devoti parlare di un imminente festival a Nuova Vrindavana, la comunità agricola ISKCON nel West Virginia. La celebrazione aveva un titolo attraente: “Il Festival dell’Ispirazione”. Fui invitato ad andare, ma le date del festival coincidevano con la mia visita già programmata a un amico del liceo residente a New York City, un venticinquenne multimilionario che aveva realizzato la sua fortuna vendendo diamanti provenienti dal Belgio e dal Sud Africa, e viveva nel suo appartamento di Park Avenue, a Manhattan.

Trascorremmo la prima parte della settimana bevendo in tutti i bar di lusso e mangiando nei ristoranti più esclusivi, ma il giovedì mattina lui ricevette una telefonata che lo obbligò a lasciare la città per affari urgenti. Rimasto solo, mi rimisi in viaggio verso Columbus. Lungo il tragitto, all’improvviso ricordai i devoti che parlavano del festival a Nuova Vrindavana, e visto che era proprio sulla strada, decisi di dare un’occhiata. I tre giorni successivi furono i più felici della mia vita. Partecipai ai programmi del mattino, onorai abbondantemente il prasada, incontrai molti devoti esemplari che m’ispirarono, come Peter Burwash, Yajna Purusa Dasa, Sua Santità Bhakti Tirtha Swami e Sua Santità Radhanath Swami e mi abbandonai completamente alla danza durante i kirtana.

Ero affascinato dalla bellezza e dalla semplicità dei devoti. L’esperienza era in netto contrasto con quella di Manhattan. Là avevo speso centinaia di dollari per una pallida parvenza di felicità e qui ero felice mangiando solo kichari e yogurt fresco prodotto dalle mucche meravigliosamente protette di Nuova Vrindavana. Il festival ebbe un tale effetto sulla mia mente che prima di partire decisi di cominciare a recitare due giri al giorno di maha-mantra Hare Krishna e fare del mio meglio per seguire i principi regolatori. Ero così entusiasta dei kirtana che comprai un CD dal titolo Vrindavan Mellows, di Aindra Dasa, nel negozietto del tempio. Ascoltarlo guidando verso casa mi fece venire la pelle d’oca e presi ad ascoltarlo tutti i giorni, stupito di quanto mi stava accadendo: non mi piaceva più nessun altro tipo di musica. Ben presto impacchettai i miei CD non devozionali e li donai a un’organizzazione benefica.


Sviluppare un gusto superiore

Cominciai a visitare il tempio più spesso. Ciò che inizialmente era un canto sporadico di due giri sulla mia corona, diventò una pratica quotidiana e quasi ogni settimana aumentavo il numero dei giri. Il cibo che mangiavo nei ristoranti e alla mensa non mi piaceva più e pregustavo il prasada della Festa della Domenica. Avevo inoltre maturato una sorta di rifiuto per la superficialità della società moderna – gli insignificanti interessi sociali e politici, le feste, gli alcolici e lo spreco di tempo in generale. Mi sorprendevo a riflettere profondamente sul significato della vita. Un giorno dovevo restare in ospedale per un lungo turno e il bar locale non vendeva niente di vegetariano.

Col senso di colpa ordinai un sandwich al pollo e pregai Krishna di perdonarmi. Dopo averlo mangiato avvertii una forte nausea e la notte vomitai. Quella è stata l’ultima volta che ho mangiato carne. Verso la fine del corso di formazione uno dei miei amici del tempio, Vriindavavanatha, mi disse che stava per sposarsi e m’invitò al matrimonio, che si sarebbe celebrato a Nuova Ramana Reti, la comunità agricola ISKCON di Alachua, in Florida. Ci andai in macchina col mio amico Carl, uno studente dell’Ohio State. Avevamo iniziato a frequentare il tempio nello stesso periodo ed eravamo diventati buoni amici. Parlavamo dei libri di Srila Prabhupada, confrontandoli col pragmatismo filosofico e la vita in generale.

Durante la festa di nozze a Nuova Ramana Reti, Carl e io facemmo una passeggiata nei giardini del tempio. Vedemmo in lontananza una santa donna in sari che veniva verso di noi. Qualcosa di lei ci spinse a fermarci e a parlarle, perciò la salutai e le chiesi il suo nome. Era Ragatmika Devi Dasi, una discepola di Srila Prabhupada, e abitava lì vicino. Acconsentì alla mia richiesta di farle visita per rivolgerle alcune domande sulla sua vita. Ero molto incuriosito dal senso di sacrificio e di abbandono dei discepoli di Srila Prabhupada. Lei in particolare aveva un aspetto radioso e genuinamente spirituale mentre c’invitava a entrare in casa per raccontarci tutta la sua vita senza riserve; ne restammo colpiti.

Ci parlò del suo unico incontro con Srila Prabhupada e della decisione di dedicargli tutta la vita distribuendo i suoi libri e condividendo la coscienza di Krishna con gli altri. Alla fine del nostro colloquio mi consigliò di leggere la Srila Prabhupada lilamrita, la biografia di Srila Prabhupada scritta da uno dei suoi primi discepoli, Satsvarupa Dasa Goswami.


Ispirato dalla biografia di Prabhupada

Qualcuno mi aveva dato una copia della Bhagavad-gita Così Com’è, ma l’avevo lasciata per tre anni sulla scrivania, perché non riuscivo a comprenderne la struttura e il contenuto. Tornato a Columbus, comprai una copia della Srila Prabhupada-lilamrita e non mi stancavo di leggerla, andando avanti per settantadue ore di seguito, con brevi interruzioni per dormire e mangiare un po’. Mi diedi perfino malato al lavoro. Piangevo mentre leggevo che Srila Prabhupada aveva distribuito da solo i suoi libri e le sue riviste a Delhi con temperature superiori ai trenta gradi, e che aveva cercato di stampare il Bhagavatam mentre neppure aveva i soldi per la colazione.

Fui colpito dalla determinazione di Srila Prabhupada, dalla sua fede nel Signore e dalla sua misericordia per gli alcolizzati e i drogati della Bowery, a Lower Manhattan. Altrettanto incredibili erano il successo che aveva raggiunto alla fine della sua vita, la sua devozione e il suo distacco. Ero letteralmente conquistato. Letta l’ultima pagina della Lilamrita, andai al tempio e presi tutti i volumi disponibili, deciso a montare un tavolo di libri all’esterno di un negozio d’alimentari indiano. Prima però pregai la murti di Srila Prabhupada e sentii che Sua Divina Grazia mi ascoltava e mi dava le sue benedizioni prima della distribuzione dei suoi libri.

Quel giorno, il mio primo giorno da distributore, ho venduto ottanta libri rilegati e cinquanta in brossura. Ero emozionato al di là delle mie più azzardate aspettative. Mai prima di allora mi ero sentito tanto connesso al Signore. Percepivo che Sri Krishna era contento di quel servizio. Durante tutto il periodo della distribuzione ho recitato il santo nome senza sforzo, e questo mi ha dato ancora più slancio nell’avvicinare le persone e chiedere loro di acquistare la letteratura nettarea che avevo tra le mani. Da allora ho distribuito i libri di Srila Prabhupada ogni giorno e li ho anche letti. Miracolosamente, ho acquisito la capacità di comprenderli e gustarli in un modo che prima mi sfuggiva.

Ho ascoltato le lezioni di Srila Prabhupada e anche letto le sue lettere, cercando di seguirne il linguaggio, la filosofia e il contesto. Parafrasando l’espressione di Caitanya Mahaprabhu, “gustavo il nettare che avevo desiderato da sempre”. Ero felice e avevo le risposte a tutte le mie domande sulla vita. Ogni cosa aveva un senso. Attraverso le parole di Srila Prabhupada riuscivo a far convergere le varie religioni, filosofie e teorie scientifiche in un’unica, inconfutabile realtà. Ogni esperienza assumeva ora un nuovo significato. Stavo diventando cosciente di Krishna, risvegliandomi alla suprema verità. La lettura era sempre stata una mia passione, ma ora trascorrevo giornate intere in biblioteca, tra i libri dei Gosvami (seguaci diretti di Sri Caitanya), i commentari degli acarya Vaisnava e le opere di Srila Bhaktivinoda Thakura, Srila Bhaktisiddhanta Thakura e degli scrittori Vaisnava della nostra generazione.

L’opera fondamentale di Sadaputa Dasa, Scienza Meccanicistica a Non-Meccanicistica, mi convinse profondamente e tutti i suoi libri mi hanno permesso di approfondire la mia comprensione della coscienza di Krishna. Un altro scrittore contemporaneo che ha avuto un grande impatto su di me è Satyaraja Dasa (Steven Rosen). I suoi scritti sul Vaisnavismo di Caitanya, sulle religioni comparate, sul vegetarianesimo e sullo yoga mi hanno aiutato a superare il divario tra la saggezza antica e la modernità. Grazie a lui sono riuscito a vedere il Vaisnavismo nella sua pienezza e in relazione al mondo. Egli ha influito profondamente sul mio ingresso spirituale, intellettuale ed emotivo nel mondo della devozione. Un giorno, a Nuova Vrindavana ascoltavo Vaisesika Dasa che insegnava come distribuire i libri. La sua presentazione m’ispirò a tal punto che decisi di dedicare la mia vita alla distribuzione della letteratura trascendentale. Vaisesika Dasa resta il mio eroe e la mia guida.


Trovare il mio guru

Poco dopo incontrai il mio maestro spirituale, Sua Santità Radhanatha Swami. Fui molto attratto dal suo impegno nella missione di Srila Prabhupada e Sri Caitanya, e mi piaceva ascoltare le sue lezioni sui divertimenti di Sri Caitanya e sulla Bhagavad-gita. Egli aveva ispirato migliaia di devoti a Chowpatty e a Pune, in India, e avviato molti templi e centri di predica in tutto il mondo. Conobbi tanti suoi discepoli, devoti esemplari che cercavano di spiegare la coscienza di Krishna agli altri. Quando lo incontrai per la prima volta, mi disse che lo scopo della vita umana non è lavorare duramente per acquisire beni materiali e temporanei, che finiscono con la distruzione finale del corpo, bensì scoprire chi siamo e qual è la nostra relazione con Dio.

Era lo stesso messaggio che avevo ricevuto tempo addietro, ascoltando la mia prima lezione di Srila Prabhupada, in cui egli spiegava con chiarezza che la forma umana è destinata solo al servizio di Krishna. Per me, Radhanatha Swami era la personificazione dell’umiltà e dell’etichetta Vaisnava. Tutto in lui era garbato, sublime e saturo di pace divina. Sentii di aver finalmente trovato una personalità rappresentativa del sentimento di Srila Prabhupada e realizzai di far parte di un Movimento formato da personalità altrettanto rappresentative, anche se ai miei occhi Radhanatha Swami brillava tra molte stelle lucenti.

Avevo letto il verso trinad api sunicena, in cui Sri Caitanya afferma che per cantare in modo corretto i santi nomi si dev’essere più tolleranti di un albero e più umili di un filo d’erba, ma non avevo mai compreso il commento a questo verso finché non incontrai Sua Santità Radhanatha Swami. Il suo modo umile di interagire, la sua natura benevola e il suo indomabile zelo nel diffondere la missione del proprio guru conquistarono il mio cuore. Avevo trovato il mio maestro. Quando gli espressi il desiderio di essere iniziato da lui, subito rispose che l’iniziazione era già avvenuta nel mio cuore e le restanti formalità potevano attendere. Fui tuttavia felice di non dover attendere troppo.


Una compagna in coscienza di Krishna

Col tempo sentii che per praticare in modo appropriato la coscienza di Krishna avevo bisogno di una compagna che mi aiutasse e condividesse la mia vita. Pregai Srila Prabhupada e Radha-Natabara d’inviarmi la moglie adatta a me, una Loro dedicata servitrice che mi aiutasse a servirLi. Poco tempo dopo incontrai mia moglie, Lalita Devi Dasi. Era in visita a Columbus per un’intervista sul corso di formazione e per un piano divino del Signore si presentò al tempio. Desideravo sposare una persona seriamente impegnata nella coscienza di Krishna e nella missione di Srila Prabhupada. In Lalita Devi trovai tutto quello che volevo e anche di più.

Per suo tramite incontrai Sua Santità Giriraja Swami, la personalità più onesta, coraggiosa e integrata che abbia mai conosciuto. Egli è ciò che si definisce “Vaisnava Thakura”, un devoto dalle qualità eccelse. La sua compagnia e i numerosi brevi incontri avuti con i suoi discepoli esemplari e i suoi sostenitori hanno arricchito la mia vita devozionale.


Il vero “Grande Sogno Americano”

Ora torniamo al presente. Ogni giorno è speciale. Faccio servizio al tempio, distribuisco i libri di Srila Prabhupada, ne curo lo studio, viaggio in tutto il mondo partecipando ai festival del Ratha-yatra e ai ritiri organizzati da devoti, con i quali posso passare del tempo e fare amicizia. Ovunque vada, trovo la compagnia dei Vaisnava, il servizio al Signore e un prasada delizioso. Mi piace trascorrere il mese di Karttika (ott.-nov.) a Govardhana, in India, nel rifugio di Vaisesika Dasa e di Sua Santità Kesava Bharati Maharaja. Sono grato a Srila Prabhupada per aver fondato un’associazione così estesa, che cresce costantemente in tutto il mondo. Il mio grande sogno americano è appena cominciato ed esploro questo impavido, nuovo mondo di teismo devozionale continuando a esercitare la mia professione di medico.

 

Prema Vilasa Dasa è un membro del comitato e del consiglio direttivo dell’ISKCON di Columbus. E’ il direttore responsabile della Srina Academy, una scuola elementare no profit ad Accra, nel Ghana. Lui e sua moglie, entrambi medici, aiutano i devoti ammalati e in fin di vita. Tra i numerosi progetti ISKCON che sostengono, ci sono la pubblicazione e la distribuzione dei libri nell’Africa occidentale e centrale.