Ratha yatra: Quando il Signore esce, invitiamolo dentro di noi

 

Quando il Signore dell’universo percorre sul carro le strade delle città di tutto il mondo, il Suo spettacolo ricco di colori cela profonde verità devozionali.

 

Quest’anno alcuni di noi vedranno sfilare sulle strade della propria città un’imponente processione nota come Ratha-yatra, l’annuale “festival del carro” di Sri Jagannatha (Krishna), che risale a molti secoli e persino millenni fa. Il Ratha-yatra, che ha avuto origine a Jagannatha Puri, nello Stato dell’Orissa, era inizialmente destinato per lo più ai residenti dell’Orissa, del Bengala e di alcuni Stati vicini, ma oggi è diventato un fenomeno culturale globale, celebrato in decine di Paesi e centinaia di città, da Boston a Belfast, a Brisbane, da Dublino a Dubai a Dnepropetrovsk.

Fin dal 1976, New York City ospita ogni anno il Ratha-yatra sulla Fifth Avenue. Il primo fu presenziato da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e segnò il ritorno trionfale di Prabhupada nella città in cui dieci anni prima aveva registrato la sua Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna. Abbattendo i confini geografici e culturali, il Ratha-yatra di Sri Jagannatha dimostra l’universalità dell’amore spirituale. Vediamo ciò che questo antico festival offre oggi a coloro i quali, in tutto il mondo, desiderano diventare persone migliori.

 

Il ratha-yatra a Jagannatha Puri, in India.
Il ratha-yatra a Jagannatha Puri, in India.

 

 

Il volto misterioso della spiritualità indiana

Il Ratha-yatra diffonde l’amore divino in circuiti di misericordia sempre più ampi, espandendo la grazia spirituale prima di tutto dallo spazio sacro del tempio al resto della città. Mentre viaggia sul Suo grande carro, il Signore benedice chiunque col Suo darsana, anche coloro che non frequentano il tempio. Il lento procedere del carro, le decorazioni piene di significato, la bellezza delle tre Divinità (Jagannatha, Suo fratello Baladeva e la sorella Subhadra), le voci dei cantanti esperti che glorificano il Signore e dei devoti che gridano con sincerità “Jaya Jagannatha!” sono potenti stimoli capaci di suscitare esperienze spirituali che cambiano la vita.

La globalizzazione del Ratha-yatra espande la grazia divina al di là di Jagannatha Puri e perfino dell’India. Nel 1967, Srila Prabhupada ispirò il primo Ratha-yatra fuori dall’India, a San Francisco, la città che ha ospitato il primo tempio occidentale (Nuova Jagannatha Puri). Da allora, il festival ha assunto proporzioni internazionali e l’affascinante volto di Jagannatha è diventato l’emblema della bellezza e del mistero della spiritualità indiana.

 

Il ratha-yatra a Londra.
Il ratha-yatra a Londra.

 

 

Il tormento estatico

Gran parte del mistero di Jagannatha si concentra sul Suo volto. Egli è Krishna, ma non ha le sembianze del familiare pastorello che suona il flauto. La diversità del Suo aspetto testimonia il potere di trasformazione dell’amore. La tradizione della bhakti, la scienza della devozione al Signore, sostiene che le emozioni sono eterne e costituiscono la porta d’accesso all’eternità. Avvicinare la Verità Assoluta non significa sradicare le proprie emozioni, ma solo elevarle a un piano superiore. In realtà, l’emozione più importante della vita, l’amore, è all’origine della vita eterna e regna sovrana là dove il Signore relaziona con i Suoi devoti.

Jagannatha è Krishna rapito dall’incantesimo dell’amore, quello delle Sue devote più elevate, le gopi di Vrindavana, afflitte dal tormento estatico dovuto alla separazione da Lui. Tormento estatico? Il mistero s’infittisce e si addolcisce. L’amore è come il fuoco. Se il fuoco è piccolo, un alito di vento lo spegne, ma se è grande, lo stesso vento lo alimenta. In modo analogo, quando la devozione è ancora flebile, il vento della separazione dal Signore la spegne, se invece la sua fiamma è forte, lo stesso vento la intensifica, suscitando l’estasi dell’amore per Dio ad ogni battito del cuore.

Era questo il tormento estatico delle gopi di Vraja quando Krishna lasciò Vrindavana. Mentre si trovava a Dwaraka, Krishna fu informato della condizione critica in cui versavano le gopi a causa del tormento estatico, e tale fu lo stupore che spalancò la bocca, sgranò gli occhi e restò come paralizzato, con le membra ritratte come la Sua coscienza, che si ritrasse per concentrarSi unicamente sulle gopi. E Krishna diventò Jagannatha. Il grande saggio Narada contemplò felice questa forma straordinaria e pregò il Signore di benedire tutti col Suo darsana divino.

Il desiderio di Narada si realizzò più tardi grazie a un re di nome Indradyumna, il cui errore dovuto alla fretta si rivelò parte di un piano divino, come si legge nello Skanda Purana e nel Brahma Purana. Il re aveva affidato il compito di scolpire una murti del Signore a uno scultore esperto, che in realtà era Visvakarma, l’architetto degli esseri celesti, sotto mentite spoglie. Lo scultore chiese di lavorare in totale isolamento per ventun giorni, avvertendo che se fosse stato interrotto, se ne sarebbe andato. Il re si tenne a distanza per quattordici giorni, rincuorato dal rumore dell’artigiano al lavoro, ma quando non udì più alcun suono, né alcun segno di ripresa dell’opera, fece irruzione nel laboratorio.

Fedele al proprio avvertimento, lo scultore se n’era andato lasciando l’opera incompiuta. Il re rimase sconcertato finché si rese conto che le forme apparentemente incomplete erano in realtà complete dal punto di vista devozionale; rivelavano infatti in modo perfetto il sentimento estatico d’incompletezza che il Signore prova quando è separato dai Suoi devoti.

 

Il Ratha yatra a New York City, Fifth Avenue.
Il Ratha-yatra a New York City, Fifth Avenue.

 

 

Ratha yatra a Orlando, Florida.
Ratha-yatra a Orlando, Florida.

 

 

Un invito eterno

Come la forma di Jagannatha, anche il carro del festival ha una sua storia. Molte Divinità escono in processione per benedire gli astanti, ma Jagannatha ha una missione speciale. Dopo che Krishna ebbe lasciato Vrindavana, le gopi Lo incontrarono molti decenni più tardi a Kurukshetra, dove i devoti provenienti da ogni angolo della Terra si erano riuniti per compiere un rito religioso in occasione di un’eclissi solare. Il breve incontro delle gopi con Krishna risvegliò in loro il desiderio ardente di eternare l’incontro nel paradiso pastorale di Vrindavana, la cornice originale e impareggiabile dei loro divertimenti con Krishna.

Le gopi  immaginarono di riportare Krishna a Vrindavana su un carro, non trainato dai cavalli ma dall’amore dei loro cuori e dallo sforzo delle loro mani. Questo sacro desiderio si perpetua nel Ratha-yatra, il cui punto di partenza rappresenta Kurukshetra e quello d’arrivo Vrindavana. Quando tiriamo le corde del carro del Signore, assistiamo le gopi nel loro sforzo d’amore e ci arricchiamo di bhakti, sentiamo che nel nostro cuore aumenta la devozione. Tirando il carro con amore, non solo riportiamo Jagannatha a Vrindavana, ma Lo invitiamo a entrare nel nostro cuore. Il Ratha-yatra espande l’amore divino dal tempio al resto della città e poi a tutto il mondo, e ci offre la possibilità di elevare il nostro amore dal piano della separazione a quello dell’unione, dall’assenza di relazione col Signore al nostro legame eterno con Lui. 

 

Caitanya Carana Dasa, discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami, è laureato in ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni, e serve a tempo pieno all’ISKCON di Mumbai. E’ l’autore di quattordici libri. Per leggere altri suoi articoli o ricevere le sue riflessioni quotidiane sulla Bhagavad-gita, “Gita-Daily”, visitate thespititualscientist.com.

 

 

Una pausa di preghiera