Il Sentimento di Separazione di Caitanya Mahaprabhu 

 

nyarundhann udgalad baspam
autkanthyad devaki-sute
niryaty agaran no ‘bhadram
iti syad bandhava-striyah

 

“Pervase dall’ansia, le signore della famiglia uscirono dal palazzo con gli occhi pieni di lacrime e seppure con grande difficoltà, smisero di piangere. Temevano che le lacrime fossero di cattivo augurio al momento della partenza di Krishna.
(Srimad-Bhagavatam 1.10.14)

 

Di solito, le donne piangono con facilità nei momenti di estasi. Krishna Si accingeva a lasciare Hastinapura e sia i Pandava che tutti i cittadini – non solo le donne ma anche gli uomini – erano molto turbati dalla Sua partenza. Ne abbiamo già parlato commentando i versi precedenti. Specialmente le signore non riuscivano a frenare le lacrime e al tempo stesso pensavano, “Krishna sta partendo e tutto dev’essere propizio. Nulla dev’essere di cattivo augurio.” Stordite e confuse, cercavano di reprimere il pianto affinché la partenza di Krishna si svolgesse all’insegna di ogni buon auspicio. Questa è la scena. E questi sono i sintomi dell’amore per Krishna. Si tratta della più alta perfezione della vita – versare lacrime per Krishna.

Sri Caitanya ci ha mostrato come adorare Krishna nel sentimento di separazione. Non dobbiamo pensare, “Oh, la notte scorsa ho visto Krishna. Mi rubava i vestiti.” Questo è il modo di esprimersi dei sahajiya, che nel loro sentimentalismo credono di poter raggiungere Krishna facilmente. La realtà è che Krishna dev’essere adorato nel sentimento di separazione. Questo è ciò che c’insegnano i Sei Gosvami di Vrindavana, guide autorevoli perché seguaci diretti di Sri Caitanya. Sempre in cerca di Krishna, essi non hanno mai detto, “Abbiamo trovato Krishna.” Nelle sue preghiere Sad gosvamy-astaka, Srinivasa Acarya rivela lo stato d’animo dei Sei Gosvami:

 

he radhe vraja-devike ca lalite he nanda-suno kutah
sri-govardhana-kalpa-padapa-tale kalindi-vane kutah
hosantav iti sarvato vraja-pure khedair maha-vihvalau
vande rupa-sanatanau raghuyugau sri-jiva-gopalakau

 

“Offro i miei rispettosi omaggi ai Sei Gosvami, Sri Rupa Gosvami, Sri Sanatana Gosvami, Sri Raghunatha Bhatta Gosvami, Sri Raghunatha Dasa Gosvami, Sri Jiva Gosvami e Sri Gopala Bhatta Gosvami. Sempre immersi nel sentimento di separazione, vagavano urlando, ‘Regina di Vrindavana, Radharani! O Lalita! O figlio di Nanda Maharaja [Krishna]! Dove siete andati? Sulla collina Govardhana oppure sotto gli alberi in riva alla Yamuna? Dove siete?’ Era con questo sentimento che offrivano il loro servizio di devozione.”

 

Kedhair maha-vihvalau, si lamentavano per l’assenza di Krishna ed è questo il modello di adorazione insegnato da Caitanya Mahaprabhu. Una volta, Sri Caitanya finì nell’oceano e piangendo gridava: “Oh, non ho potuto vedere Krishna!” Quando era ancora un grihastha e viveva con la moglie e la madre, interrogò quest’ultima così: “Madre, non sono riuscito a conoscere Krishna. Che farò? Dove andrò?” Ella rispose: “Figlio mio, perché sei impaziente? Tutto avverrà a tempo debito.” In realtà, Sri Caitanya intendeva dire: “Devo andarMene” e cogliendo la Sua intenzione, Sua madre pensò: “Questo ragazzo vuole lasciarci.” Era confusa come le signore di Hastinapura, allora Caitanya Mahaprabhu esclamò:

 

yugayitam nimesena
caksusa pravrisayitam
sunyayitam jagat sarvam
govinda-virahena me

 

“O Govinda [Krishna]! In Tua assenza ogni istante mi sembra lungo dodici anni e più. Le lacrime scorrono dai miei occhi come torrenti di pioggia e il mondo Mi appare completamente vuoto.”
(Siksastaka 7)

 

Govinda-virahena: “In assenza di Govinda ogni istante mi sembra lungo dodici anni.” Chi di noi non ha mai provato questa sensazione? Se desideriamo qualcosa con tutto il cuore, ogni istante di attesa ci sembra lunghissimo: “Oh, quando arriva? Non è ancora arrivato? Arriverà?” Yugayitam nimesena, un attimo, ossia un batter di ciglia, si chiama nimesa ed è quest’attimo che sembra durare dodici anni. Le gopi, le giovani amiche di Krishna, non riuscendo a tollerare nemmeno un batter di ciglia, maledissero chi le aveva create: “Il creatore non conosce l’arte di creare, altrimenti perché avrebbe inventato il batter di ciglia, che c’impedisce di vedere Krishna?” Questo è amore.


Difficile da ottenere

Al fine di ottenere brahmanu-bhuti, il piacere spirituale, le persone sante e i grandi saggi rinunciano al piacere materiale. In realtà, abbandonano tutto:

 

tapasa brahmacaryena
samena ca damena ca
tyagena satya-saucabhyam
yamena niyamena va

 

“Per concentrare la mente occorre vivere nel celibato ed evitare di cadere. Bisogna accettare l’austerità e astenersi volontariamente dal piacere dei sensi. Si deve quindi praticare l’autocontrollo, donare in carità, essere veritieri, puliti e nonviolenti, osservare i principi regolatori e cantare regolarmente il santo nome del Signore.”
(Srimad-Bhagavatam 6.1.13)

 

Sukadeva Gosvami disse:

 

ittham satam brahma-sukhanubhutya
dasyam gatanam para-daivatena
mayasritanam nara-darakena
sakam vijahruh krita-punya-punjah

 

“Ecco la Persona Suprema, percepita come Brahman impersonale dai grandi saggi, come Dio, l’Essere Sovrano, dai devoti e come un prodotto della natura materiale dalla gente comune. Questi ragazzi possono giocare con Lui perché nelle loro vite passate hanno compiuto moltissimi atti di virtù.”
(Srimad-Bhagavatam 10.12.11)

 

“Ecco Krishna che gioca con i piccoli mandriani. Ma chi è?” Ittham satam brahma-sukhanubhutya: “I grandi saggi, le persone sante, cercano di assaporare il gusto della realizzazione spirituale, ma il loro obiettivo è proprio qui: Egli gioca come un pastorello.” Dasyam gatanam para-daivatena: “Per i devoti Egli è Dio, la Persona Suprema.” Mayasritanam naradarakena: “I mayasrita, coloro che sono illusi dall’energia materiale, pensano: ‘Krishna non è che un bambino come gli altri.’” Sakam vijahruh krita-punyapunjah: “I piccoli mandriani che giocano con Lui - Krishna, il pastorello trascendentale - non sono persone comuni, perché hanno accumulato atti virtuosi nel corso di migliaia e milioni di vite. Ora hanno l’opportunità di giocare con Krishna.”

Il Movimento per la coscienza di Krishna è molto serio e importante. Nel verso di oggi leggiamo quanto le signore di Hastinapura amano Krishna. Non riescono a frenare le lacrime, pensano, “Krishna Se ne va, ma piangere può essere di cattivo augurio.” Che smarrimento! Un autentico dilemma, come stare tra Scilla e Cariddi. L’amore intenso per Dio crea una situazione come questa, e Sri Caitanya l’ha vissuta.

 

yugayitam nimesena
caksusa pravrisayitam
sunyayitam jagat sarvam
govinda-virahena me

 

“Il mondo intero è vuoto se non posso vedere Govinda.” Questo è amore, non come chi pensa, “Provo a diventare cosciente di Krishna, se ci riesco, bene, altrimenti resto nella mia posizione, che cos’ho da perdere?” No. Occorre sviluppare un tale desiderio di diventare coscienti di Krishna da impazzire se non si riesce a diventarlo. Questo è l’insegnamento di Sri Caitanya: Dobbiamo provare un costante senso di separazione da Krishna e mai pensare di aver avuto un contatto diretto con Lui. Noi non possiamo avere un contatto diretto con Krishna, non è questo che Sri Caitanya Mahaprabhu ci ha insegnato. E’ piuttosto sahajiya-vada, il metodo seguito dai sahajiya, che dicono: “Sto parlando con Krishna. Krishna mi sta rubando i vestiti.”

Una signora ha scritto un libro in cui racconta che Krishna le parla e le ruba i vestiti, lo ha detto pubblicamente, ma Krishna non è così a buon mercato. Molti sahajiya credono di poter raggiungere Krishna imitandoLo e hanno un’amante. Non è questa la via tracciata da Sri Caitanya Mahaprabhu. No, Egli ha seguito le regole del sannyasa e ha osservato un’etichetta molto rigorosa per quanto riguarda la compagnia femminile. I sahajiya hanno invece relazioni illecite con il sesso opposto e si fanno passare per seguaci del Movimento di Sri Caitanya, della Sua sampradaya, creando le apa-sampradaya, delle sampradaya non autorizzate. Un seguace autentico di Caitanya Mahaprabhu prova, come Lui, il sentimento di separazione da Krishna.


Provare costantemente il senso di separazione

Questo si chiama vipralambhaseva, servizio nel sentimento di separazione: “Oh, sono così sventurato che non ho potuto servire Krishna. Come potrò vederLo? Non sarà mai possibile.” E’ questa l’attitudine che Sri Caitanya Mahaprabhu ci ha insegnato: “Non Lo vedo, né mi sarà possibile vederLo. Chi sono io? Un essere insignificante. Perché Krishna dovrebbe scomodarSi per venire da me?” Questo è lo stato d’animo giusto. “Perché dovrei ambire a vedere Krishna? Che qualifiche ho?” Questa è adorazione, bhajana. Perché dovrei pensare con orgoglio, “Ora vedrò Krishna”? Chi sono io? Questo è l’insegnamento di Caitanya Mahaprabhu.

 

aslisya va pada-ratam pinastu
mamadarsanan marma-hatam karotu va
yatha tatha va vidadhatu lampato
mat-prana-nathas tu sa eva naparah

 

“Non conosco nessun altro all’infuori di Krishna ed Egli resterà il mio Signore anche se mi schiaccerà in un abbraccio possente o mi spezzerà il cuore con la Sua assenza. E’ completamente libero di agire come vuole, ma resterà sempre, incondizionatamente, l’eterno Signore che io adoro.”
(Siksastaka 8)

 

Adarsana: “La Tua assenza mi uccide, mi spezza il cuore. Nondimeno, Tu, nessun altro, sei il mio Signore, il Signore che io adoro.” Questo è amore. “Krishna può non venire da me, posso non vederLo per migliaia e migliaia di vite e perfino finire all’inferno vita dopo vita, non importa, non potrò mai rinunciare alla coscienza di Krishna.” L’attitudine è questa. Che mi si mandi pure all’inferno o in paradiso, non importa. Che qualifiche ho per pretendere di tornare a casa, da Dio?

Non è così semplice. Quindi perché dovrei lamentarmi? Devo essere felice anche all’inferno pensando a Krishna. Questa è coscienza di Krishna. Ne abbiamo un esempio qui. Le lacrime sono irrefrenabili perché Krishna se ne sta andando, ma nel contempo le signore cercano di non piangere, timorose che il loro pianto possa essere di cattivo augurio per Krishna. Pensano al bene di Krishna, non al proprio. Non godono sentendosi molto fortunate in quanto piangono per Krishna. No. Temono che le loro lacrime possano nuocere a Krishna e si sforzano di frenarle. Questa è coscienza di Krishna.

Vi ringrazio moltissimo.