Una Intensa Esperienza Spirituale [foto di Sucaru Gopi devi dasi].

 

Al Ter Kadamba, vicino alla Collina Govardhana,
l’autrice raffigura la tolleranza (sahisnuna) nel
corso del suo spettacolo di danza Odissi, di cui ha
curato la coreografia per rappresentare le preghiere
Sikstakam composte da Sri Caitanya Mahaprabhu.


Questo articolo si riferisce al ritiro del 2014. Nel frattempo, si è già svolto il ritiro 2015 (11-16 marzo).

 

“Mi sento riconoscente e arricchita di saggezza, realizzazione, servizio, condivisione e ispirazione.”

 

Mi precipito a casa dal corso di danza, prendo le valigie e con mia madre corro verso l’autobus. Appena in tempo! Sudate per la corsa, ci sediamo agli ultimi posti. A Vrindavana, dove viviamo, è estate e la nostra meta è il quarto ritiro annuale delle Vaisnavi dell’ISKCON, al quale parteciperò con uno spettacolo di danza. Il ritiro si svolge nel villaggio di Jatipura, vicino alla collina Govardhana. Scese dall’autobus, mentre prendiamo il bagaglio mia madre prorompe dicendo: “Oh, ma siamo già state qui Shatakshi!” Sbircio attraverso il cancello: ci troviamo al Bala-Krishna-Bhawan Ashram, dove siamo venute per il ritiro dello scorso novembre.

Dolci ricordi pervadono il mio cuore. Una sorridente Vaisnavi (devota di Visnu o Krishna) ci saluta spalmando sulla nostra fronte polpa di sandalo. In pochi secondi sento svanire la stanchezza. La polpa di sandalo bagnata mi cola giù dalla fronte e mi rinfresca col suo profumo. Mia madre ed io ci scambiamo uno sguardo di apprezzamento per l’accoglienza riservata agli ospiti del ritiro. Ci sentiamo davvero le benvenute. Mentre raggiungiamo l’area di ricezione, il caldo ci d’acqua, ma proprio sul primo tavolo della sala due Vaisnavi servono della limonata fresca.

Ne beviamo molti bicchieri e ci scambiamo un altro sguardo di apprezzamento. Il prasada ci viene servito in camera, dopodiché indosso l’abito Odissi per lo spettacolo e salgo le scale che portano al tetto. L’illuminazione è perfetta ora che il sole è calato e la temperatura è lievemente diminuita. La sacra collina Govardhana si staglia davanti a me in tutta la Sua maestosità. Stupita e piena di gratitudine per aver ricevuto questa opportunità di servizio, offro a Govardhana la prima esibizione della mia danza preferita.

 

 

Il ritiro internazionale delle vaisnavi [foto VIHE].

 

 

Unione spontanea 


Al mattino, dopo un buon riposo notturno, mentre mi dirigo verso la sala del tempio dò uno sguardo al programma dei seminari. Sono colpita dai titoli e dalla lunga lista delle predicatrici che riempie la pagina. Un titolo in particolare cattura la mia attenzione: “Il nostro desiderio di reciprocazione”, di Urmila Devi. Reciprocazione, pensai. Sì, desidero la reciprocazione. “Shatakshi, vieni!” esclamò mia madre, “È l’ora delle preghiere del mattino.” Entriamo nella sala del tempio e ho la sensazione di essere entrata nel mondo spirituale. Devote in sari, la fronte segnata dalla fresca e rinfrescante polpa di sandalo, si muovono nella sala collaborando ai preparativi per l’adorazione da offrire alle Divinità di Radha-Krishna, splendidamente ornate.

Ogni Vaisnavi s’impegna mettendo al servizio alle Loro Signorie il proprio talento. Mai prima sono stata in un gruppo di devote che lavorano insieme con tanta umiltà e spirito di cooperazione. Ripenso alla mia esitazione la prima volta che sentii le parole “ritiro delle Vaisnavi”. Non mi spiegavo il senso e lo scopo di un programma per sole devote, ma ora vedo con quanta libertà e amore queste Vaisnavi sanno servire, unite e senza riserve, le Divinità. Mi rendo conto che la loro unione spontanea in questo ambiente sereno, nel quale ogni Vaisnavi ha la possibilità di crescere, è una vera e propria terapia spirituale.

 

Il ritiro internazionale delle vaisnavi [foto VIHE].

 

 

Un’atmosfera accattivante

Al termine della cerimonia andiamo tutte sul tetto per assistere al primo seminario. Il sole del mattino ci saluta col suo tepore mentre ci sediamo sulle stuoie pulite e coperte da una stoffa di cotone bianco. Intorno alle stuoie ci sono delle sedie per accomodare le devote più anziane. Almeno un centinaio di Vaisnavi sono riunite qui. Prasanta Devi, direttrice del Vaisnava Institute for Higher Education e organizzatrice dei ritiri delle Vaisnavi, prende posto davanti a noi e inizia a suonare la sua tambura. Assorta in quest’atmosfera, sento elevarsi la mia coscienza. Rifletto un istante sul luogo in cui mi trovo, mi giro a guardare Govardhana e sento vicina la Sua presenza.

Non avevo mai contemplato Govardhana così da vicino e così a lungo. I pappagalli volano da un albero all’altro cinguettando e le scimmie saltellano qua e là. Ogni tanto un pavone fa sentire il suo richiamo. “Questa è la vera Vrindavana,” pensai, “piena di pace e bellezza, di laghi e alberi, col fiume Yamuna che offre fiori di loto al Suo amato Krishna. Quanto incantevole doveva essere questo luogo quando Krishna e Balarama vi pascolavano i vitelli!” Guardo i pascoli visibili dal tetto dell’ashram e in lontananza scorgo due uomini che radunano le mucche nella foresta. Prasanta Devi comincia la narrazione del passatempo in cui Krishna e Balarama uccidono Dhenukasura, il demone dalla forma di asino.

Racconta di quando, mentre giocavano, i pastorelli furono attratti dal dolce aroma del frutto tala e manifestarono il desiderio di gustare il frutto. In realtà, nel loro cuore volevano offrirlo a Krishna e a Balarama, perciò Li convinsero ad accompagnarli nella foresta Talavana. Prasanta Devi è talmente assorta nella narrazione che il suo corpo sembra esprimere lo stato d’animo dei piccoli mandriani. So che questo passatempo non si è svolto lontano da dove siamo sedute e provo un’emozione speciale. Il cinguettio degli uccelli, la vista incantevole, la brezza profumata e il sole tiepido aggiungono effetti speciali alla narrazione e ci aiutano ad assaporarla con tutti i nostri sensi.

Dopo il seminario è tempo di fare colazione nell’apposita sala. L’ora è perfetta e sorridendo mi affretto giù per le scale, impaziente di sapere cosa c’è di buono. Sono contenta nel vedere le stuoie e i piatti al loro posto, e le servitrici pronte, ognuna col proprio paiolo. Il servizio è impeccabile; ancora una volta mi ritrovo ad ammirare la dedizione di queste Vaisnavi nell’assistersi reciprocamente. La mia coscienza ne trae grande ispirazione. L’aroma del riso al curry stimola il mio appetito e ne mangio tre porzioni più del solito.

 

Il ritiro internazionale delle vaisnavi [foto di Gaurangi devi dasi].

 

 

Un discorso sulla fede

Narayani Devi, esponente anziana dell’ISKCON, dirige il secondo seminario, in cui parla della crescita progressiva della devozione da sraddha (la fede iniziale) fino a nistha (la fede salda) e oltre. Il suo seminario, della durata di tre giorni, comincia con una scorsa veloce a sei tematiche: (1) Che cos’è la fede? (2) Ho fede? (3) Come acquisire la fede (4) Come rafforzare la fede (5) Come superare la prova di fede e infine (6) I benefici della fede. Non avendo mai ascoltato prima uno studio così dettagliato sulla natura della fede, ne vengo assorbita. Nell’arco di un’ora e mezza Narayani Devi tratta i sei argomenti con competenza e sulla solida base delle Scritture vediche. “Per avere fede, ossia una fiducia incrollabile in qualcosa di sublime, “ella dice, “bisogna provare gratitudine.” Penso a tutte le volte in cui ho chiesto a Krishna,“Esisti davvero?”, “Perché a volte sembri così privo di cuore?”...e realizzo quanto la mia ingratitudine abbia avuto il potere di ridurre la mia fede.

 

Il ritiro internazionale delle vaisnavi [foto di Gaurangi devi dasi].

 

 

L’esempio delle gopi

Il principio della gratitudine diventa ancor più chiaro nel mio cuore durante il seminario di Urmila Devi, un’altra veterana dell’ISKCON. Lei fa l’esempio delle gopi, che non si allontanarono mai da Krishna. Col Suo flauto Krishna prima le invitò alla danza rasa e poi disse loro di tornare a casa. Le gopi avevano compiuto austerità per milioni di anni, desiderando intensamente che un giorno Krishna accogliesse la loro aspirazione ad un intimo scambio d’amore con Lui. Giunto infine il tempo d’incontrare personalmente l’amato, che suonando il flauto le aveva addirittura invitate a partecipare con Lui alla danza rasa, Krishna disse loro di tornarsene a casa.

Mi rimprovero per la mia poca fede. Mi sveglio per il servizio devozionale del primo mattino, canto qualche mantra Hare Krishna e mi chiedo: “Perché Krishna non ha ancora reciprocato con me?” “Krishna non è una macchina con i pulsanti,” dice Urmila Devi con enfasi. “È una persona.” La “sincerità” di chi offre a Krishna qualche incenso pretendendo la Sua piena reciprocazione è paragonabile alla sincerità di un uomo che regala delle rose a sua moglie mentre la tradisce con altre donne. È giusto che si sorprenda o si arrabbi se sua moglie non reciproca?

“Ma in questo libro si legge che se regali delle rose a tua moglie la fai felice!” prosegue Urmila Devi. Abbiamo lasciato Krishna per flirtare con maya, spiega; abbiamo rotto il nostro legame con Lui, distrutto la Sua fiducia in noi, e invece di aspettare con pazienza e impegnarci affinché Krishna la ritrovi, pretendiamo il Suo perdono. Un atteggiamento come questo non fa che allungare i tempi di recupero della relazione. Nondimeno, se preghiamo Krishna di aiutarci a diventare le persone con cui Egli vorrebbe reciprocare, prima o poi riotterremo il nostro legame perduto con Lui.

Un leggero sottofondo di flauto accompagna la proiezione sullo schermo di un dipinto raffigurante le gopi che, sconsolate, chiedono a Krishna di spiegare la natura del Suo amore e della Sua reciprocazione. “Ascolteremo le risposte di Krishna domani.” Con queste parole Urmila Devi conclude il primo dei tre giorni del suo seminario.

 

Il ritiro internazionale delle vaisnavi [foto VIHE].

 

 

Le figlie di Prabhupada

Mia madre ed io siamo ormai immerse in una tale gioia che sebbene avessimo pianificato di tornare a casa subito dopo il mio spettacolo di danza, decidiamo di restare per un altro seminario: “Imparare dalle figlie di Srila Prabhupada.” Il titolo mi confonde e per un attimo penso che forse sono stati invitati anche alcuni membri della famiglia biologica di Srila Prabhupada. Dopotutto siamo in India. Rishi di questo strano pensiero.

Krishna Nandini Devi parla per prima e al termine della sua storia realizzo che queste donne sono davvero le figlie di Srila Prabhupada e che da loro possiamo imparare ad amare Prabhupada. Lei racconta di quando, ancora giovanissima, nonostante i molti ostacoli ricevette l’iniziazione da Srila Prabhupada insieme con sua madre e i suoi fratelli. Vedere la gratitudine e l’amore per il suo maestro scorrere dai suoi occhi sotto forma di lacrime mi emoziona così tanto che inizio a piangere anch’io.

 

Il ritiro internazionale delle vaisnavi [foto di Gaurangi devi dasi].

 

 

Poesie devozionali

Decidiamo di restare per l’intero ritiro. Trascorriamo la notte a Vrindavana e torniamo a Govardhana appena in tempo per la sessione di poesia prevista per oggi: “Uttamasloka – espressioni poetiche devozionali.” Vrajalila Devi introduce brevemente la storiografia della poesia vaisnava e legge la traduzione inglese di un poema bengali scritto da Srila Prabhupada, nel quale egli descrive la gloriosa compassione di un vero Vaisnava. Numerose devote recitano poi le loro poesie, frutto di una meditazione profonda. La sessione termina con la presentazione del poema di Jayadeva Gosvami, celebrato come adi-pada-karta o poeta Vaisnava originale, in quanto per molti secoli dopo la sua scomparsa il suo stile poetico ha rappresentato il modello ideale per molti poeti Vaisnava.

 

Il ritiro internazionale delle vaisnavi [foto di Sucaru Gopi devi dasi].

 

 

Un sogno d’infanzia si realizza

Terminato il programma dei seminari, è prevista una mezza giornata di kirtan a Ter Kadamba, dove Srila Rupa Gosvami, poeta devozionale e studioso del sedicesimo secolo, ha vissuto e scritto molte opere divine, incluso il Bhakti-rasamrita-sindhu. Il kirtan inizia con lo Siksastakam, l’insegnamento in otto versi composto da Sri Caitanya Mahaprabhu. Mi viene data l’opportunità di rappresentarlo coreograficamente e mentre leggo i versi sento il mio corpo gelarsi per l’incredulità. Sin da bambina, Hanumatpresaka Swami e Radhanath Swami mi hanno incoraggiata a danzare accompagnando i canti Vaisnava per il piacere del Signore ed eccomi qui a usare la mia esperienza di danza Odissi per rappresentare il Siksastakam.

Facendo appello a tutta la mia sincerità, in piedi a Ter Kadamba nel mio abito Odissi, con le mani giunte mi appresto a cominciare lo spettacolo. Sentendomi priva d’intelligenza spirituale, prego con tutto il cuore: “O Rupa Gosvami, sei descritto da Srila Krisnadasa Kaviraja Gosvami come sri-caitanyamano-‘bhistam, colui che conosce l’animo più profondo di Sri Caitanya Mahaprabhu. Per favore, dammi oggi le tue benedizioni e una pur minima intuizione del sentimento di cui è permeato il Siksastakam, affinché possa compiere il mio servizio al meglio delle mie capacità e raggiungere il cuore delle Vaisnavi.” Mentre Prasanta Devi canta con devozione profonda, mi muovo lentamente seguendo ogni frase del Siksastakam.

Penso, “In ogni verso si cela un significato così profondo che non basterebbe un’intera vita di pratica meditativa su queste istruzioni trascendentali per gustare una goccia di quest’oceano di nettare poetico. Solo per la misericordia di Srila Rupa Gosvami, di Srila Prabhupada e dei suoi discepoli si può avere una qualche realizzazione o comprensione di queste preghiere sublimi. Alla mia danza seguono molti bei kirtan ed è tarda sera quando Urmila Devi inizia il suo energico kirtan, danzando col gruppo entusiasta delle Vaisnavi. L’incontro si conclude sulle note di “Sri Rupa Manjari Pada”, una canzone che glorifica Srila Rupa Gosvami. Le Vaisnavi cantano a gran voce per la gioia e danzano senza sosta. Infine, l’autobus ci riporta a Govardhana.

 

Il ritiro internazionale delle vaisnavi [foto di Sucaru Gopi devi dasi].

 

 

Pregare per gli altri

È l’ultimo giorno del nostro ritiro. Ci dirigiamo a piedi verso Surabhi Kund, un lago sacro sul parikrama, il sentiero che circonda Govardhana, e camminiamo così vicino alla collina da poter toccare il suo corpo roccioso. L’unicità della sabbia soffice intorno a Govardhana mi ricorda di un episodio che ho sentito raccontare: sentendo che il mattino dopo il piccolo Krishna le avrebbe portate al pascolo, le mucche andarono a battere il sentiero con gli zoccoli fino a trasformare la sabbia in un soffice letto di petali. Giunte al Surabhi Kund, Vrajalila Devi ci spiega che questo luogo è pieno di misericordia, perché fu proprio qui che su richiesta della mucca Surabhi, Krishna liberò Indra dalle conseguenze della sua grave offesa fatta agli abitanti di Vrndavana, quando aveva cercato di annegarli tutti.

Per aiutarci a partecipare al sentimento di preghiera verso gli altri, Vrajalila Devi ci divide in coppie e ci consegna dei bigliettini su cui è scritto un differente ostacolo che potrebbe presentarsi sulla via che ci porta a recuperare il nostro legame d’amore col Signore. Ognuna di noi prega affinché la propria compagna si liberi da quel sentimento negativo prima di lasciare Surabhi Kund. Sulla via del ritorno condividiamo i momenti preziosi che il ritiro ci ha regalato. Rifletto sulle opportunità che ho ricevuto di crescere spiritualmente; mi sento riconoscente e arricchita di saggezza, realizzazione, servizio, condivisione e ispirazione. Comprendo quanto il ritiro sia stato concepito con cura affinché le Vaisnavi potessero vivere in un’atmosfera il più possibile favorevole alla crescita spirituale.

 

 

Un'iniziativa spirituale

 

 

Shatakshi Goyal è nata nei pressi di Haridwar, in India, ed è cresciuta nella comunità ISKCON di Boise, nell’Idaho, dove i suoi genitori l’hanno istruita a casa. A diciotto anni ha completato i suoi studi d’ingegneria elettronica e informatica alla State University di Boise. Dopo aver lavorato per due anni come ingegnere, ha deciso di perseguire il suo sogno d’infanzia di studiare le arti classiche indiane. Si è dunque trasferita a Vrindavana, dove vive con i genitori. Viaggia spesso in tutta l’India, organizzando spettacoli di danza basati su testi teatrali scritti in sanscrito dai Gosvami Gaudiya e dagli acarya.