La lezione del fondatore-acarya: In un modo o nell'altro concentrate la mente su Krishna

 

 

Pradyumna Dasa comincia a leggere da Il Nettare della Devozione, Introduzione:

Sri Krishna è Dio, la Persona Suprema, causa di tutte le cause, culla di ogni rasa, ossia della relazione di neutralità (o adorazione passiva), di servizio, amicizia, amore parentale e coniugale, di finzione, compassione, paura, coraggio, orrore, stupore e devastazione. La Sua forma ha un fascino supremo e con le Sue caratteristiche universalmente e trascendentalmente attraenti Egli ha conquistato le gopi, prime fra tutte Taraka, Palika, Syama, Lalita e Srimati Radharani. Che la Sua Grazia Divina scenda su di noi affinché niente ostacoli il nostro compito di scrivere Il Nettare della Devozione, per la soddisfazione di Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Gosvami Prabhupada

Srila Prabhupada: Krishna viene descritto qui come akhila-rasamrta-sindhu, “l’oceano dei rasa”. I rasa primari sono cinque. Rasa è l’emozione o il gusto che proviamo in ogni attività. Tutto ciò che facciamo ha un certo gusto. Possiamo trarre del gusto da qualsiasi azione. Esistono dodici rasa, cinque primari e sette secondari, e sono tutti descritti in questo libro. Prendiamo, per esempio, Bhisma, il nonno dei Pandava. Durante la battaglia di Kurukshetra combatté dalla parte di Duryodhana, contro i Pandava. Ma Duryodhana lo criticava: “Caro nonno, non stai combattendo con tutta la tua potenza, perché Arjuna e gli altri Pandava sono i tuoi nipoti e hai per loro un affetto naturale. Penso tu stia evitando di usare la tua forza, altrimenti sarebbero già tutti morti.”

Bhisma colse il tono di disapprovazione e subito promise: “Domani ucciderò i cinque fratelli. Questo ti renderà felice? Ho tenuto cinque frecce e domani le userò per ucciderli.” Duryodhana era scettico al riguardo, quindi chiese: “Caro nonno, posso custodirle io queste cinque frecce? Domani potrai prenderle e usarle.” “Va bene, tienile tu.” Krishna sapeva che Bhisma aveva tenuto cinque frecce per uccidere i Pandava il giorno seguente e poiché il suo dovere è proteggere i devoti, disse ad Arjuna: “Una volta Duryodhana promise di darti una benedizione, ora è venuto il momento di accettarla. Egli custodisce con cura cinque frecce, va’ da lui e chiedigliele.”

Arjuna andò da Duryodhana di sera, dopo il combattimento, quando non erano più nemici ma amici. Così vuole l’etichetta vedica: un uomo poteva recarsi nel campo avversario come amico, come fratello. Arjuna andò quindi a trovare Duryodhana, che gli riservò una buona accoglienza. “Arjuna, perché sei qui? Chiedimi qualsiasi cosa e te la darò. Se vuoi il regno senza combattere –se è questa la ragione per cui sei venuto– te lo darò.” Arjuna disse: “No, caro fratello, non sono venuto per questo, ma per ricordarti la benedizione che volevi darmi. Sono qui per accettarla.” “Sì, sono pronto a dartela.” “Consegnami quelle cinque frecce.” Duryodhana gliele consegnò all’istante.

Il mattino dopo Bhismadeva chiese a Duryodhana: “Dove sono le cinque frecce? Dammele.” Duryodhana disse: “Il fatto è, signore, che Arjuna le ha portate via.” Bhisma capì che si trattava di un trucco di Krishna e si arrabbiò in un sentimento di devozione. Il servizio devozionale si può compiere anche offrendo la propria collera, non solo dei fiori. Un devoto può servire Krishna arrabbiandosi. Bhisma giurò: “Oggi Krishna dovrà rompere la Sua promessa.” Krishna aveva infatti promesso ad Arjuna di non combattere, ma di essere presente sul campo di battaglia solo per guidare il suo carro. Bhisma disse: “Krishna ha vanificato la mia promessa, quindi combatterò in modo da costringerLo a render vana la Sua promessa, oppure dovrà lasciare che Arjuna, il Suo amico, venga ucciso.”

Infatti, sotto i colpi violenti e impetuosi di Bhisma, il carro di Arjuna si ruppe ed egli cadde a terra. In quel momento Krishna prese una ruota del carro e Si scagliò contro Bhisma, che lanciava contro di Lui le sue frecce. Il Signore, però, accolse quelle frecce come se fossero più soavi di un fiore. Questo è lo scambio tra Krishna e il Suo devoto Bhisma. Si tratta di un esempio di rasa nel sentimento di orrore. Vedere Krishna infilzato dalle frecce di Bhisma appare brutale, ma in realtà il Signore provava piacere. Srila Visvanatha Cakravarti Thakura spiega molto bene questo tipo di scambio con l’esempio del bacio: può esserci una forte pressione dei denti, tuttavia è piacevole.

Il Signore aveva il corpo ferito dalle frecce di Bhismadeva, ma sentiva grande gioia. Quando poi Bhismadeva giacque sul suo letto di morte, volle vedere per un ultima volta la forma di Krishna arrabbiato che Si scagliava contro di Lui per ucciderlo sul campo di battaglia.
Possiamo gustare il servizio a Krishna in tanti modi. Le gopi desiderano servire Krishna abbracciandoLo, Bhisma desidera servirLo lanciandoGli delle frecce. Krishna è dunque akhilarasamrita-sindhu.


Krishna reciproca con i Suoi devoti

Dodici sono quindi i rasa, cinque primari e sette secondari. Krishna è pronto a reciprocare con voi qualunque sia il rasa con cui desiderate servirLo. Questa è la Sua misericordia. Putana voleva uccidere il piccolo Krishna offrendoGli il proprio seno avvelenato, ma Krishna la uccise succhiandole con il latte anche il soffio vitale. Putana ottenne così la posizione di madre di Krishna, perché il Signore accettò solo il suo lato positivo. Pensò: “Qualunque sia il suo intento, è venuta da Me come una madre e mi ha lasciato succhiare il suo seno. È quindi mia madre.”

Putana si comportò con Lui come una nemica, ma Krishna non considerò questo aspetto, accogliendo invece il suo gesto materno. Analogamente, le gopi Lo avvicinarono motivate dalla lussuria, ma quella lussuria le purificò. Krishna è infatti come il sole, capace di far evaporare l’acqua perfino da un orinatoio, sterilizzandolo senza restarne contaminato. Cercate dunque di avvicinare Krishna in un modo o nell’altro, perché allora la vostra vita avrà successo. Se rivolgete la vostra attenzione a Krishna, significa che Lo amate, anche se non ancora puramente. Kamsa pensava sempre a Krishna, era cosciente di Lui, ma con l’intento di ucciderLo. Pensava a Krishna come a un nemico. La sua non era bhakti, non era anukula, servizio favorevole; era pratikula, sfavorevole. Ciononostante, Krishna è così buono che gli concesse la liberazione. Tale è la bontà del Signore.


I sensi seguono la mente

Srila Rupa Gosvami scrive, yena tena prakarena manah krisne nivesayet: “In un modo o nell’altro concentrate la mente su Krishna.” Allora la vostra vita avrà successo. In un modo o nell’altro, yena tena. Se la mente è sempre fissa in Krishna, anche i vostri sensi saranno impegnati al Suo servizio, perché la mente è il centro di tutte le attività sensoriali. Ambarisa Maharaja fissava innanzitutto la mente in Krishna: sa vai manah krishna-padaravindayoh (Srimad- Bhagavatam 9.4.18) Così facendo, riusciva a impegnare al servizio di Krishna tutti gli altri sensi, cominciando dalla lingua.

La bhakti inizia dalla lingua; questo è l’insegnamento degli sastra, le Scritture vediche:

 

atah sri-krishna-namadi
na bhaved grahyam indriyaih
sevonmukhe hi jihvadau
svayam eva sphuraty adah

 

“I sensi materiali non possono percepire il nome, la forma, le qualità e i passatempi di Krishna. Quando un’anima condizionata si risveglia alla coscienza spirituale e offre il suo servizio usando la lingua per cantare il santo nome del Signore e gustare i resti del Suo cibo, purifica la propria lingua e gradualmente giunge a capire chi è Krishna.”
(Bhakti-rasamrita-sindhu 1.2.234)

 

I nostri sensi sono ottusi perché coperti dalla materia, pertanto non hanno la facoltà di gustare il nome, la forma, le qualità e i passatempi di Krishna, né tutto ciò che Lo circonda. Chi soffre d’itterizia, una malattia del fegato, non può gustare lo zucchero candito, che sebbene dolce, gli sembra amaro. Così, poiché ora i nostri sensi sono coperti dalla coscienza materiale, non riusciamo a gustare il nome, la forma, le qualità, i passatempi e l’entourage di Krishna. Non possiamo farlo con i sensi contaminati dalla materia. Per avere una percezione diretta di Krishna dobbiamo purificare i sensi, proprio come per vedere bene dobbiamo pulire i nostri occhi dalla cataratta sottoponendoci a un intervento chirurgico.

A questo riguardo la Brahma-samhita (5.38) spiega:

 

premanjana-cchurita-bhaktivilocanena
santah sadaiva hridayesu vilokayanti
yam syamasundaram acintyaguna-svarupam
govindam adi-purusam tam aham bhajami

 

“Adoro Govinda, il Signore primordiale, Syamasundara, Krishna stesso con innumerevoli attributi inconcepibili, che i puri devoti vedono nel profondo del loro cuore con gli occhi della devozione unti dal balsamo dell’amore.”

 

Premanjana-cchurita, dovete ottenere il balsamo dell’amore per Krishna e se lo spalmate sui vostri occhi, vedrete Krishna. Questo è il metodo. Dovete anche liberarvi delle upadhi, le designazioni materiali, di cui il corpo rappresenta la conseguenza. “Sono questo corpo”, “sono indù”, “sono musulmano”, “sono americano”, “sono indiano”. Si tratta di designazioni che derivano dalla concezione della vita basata sul corpo e bisogna liberarsene, sarvopadhi-vinirmuktam. Quando il corpo spirituale si rivela, il corpo materiale, cioè la contaminazione, viene ripulito, nirmalam. I sensi permangono, ma non sono più coperti dalle energie materiali come ora. L’essere vivente non è nirakara, privo di forma: ha braccia spirituali, gambe e tutto il resto.

Per esempio, il mio corpo è coperto da quest’abito e poiché ho le braccia, anche l’abito ha le braccia. Se l’anima spirituale non avesse braccia e gambe, come potrebbe avere braccia e gambe materiali? Se ne conclude che l’anima è dotata di forma. Krishna ha una forma sac-cid-ananda, fatta di eternità, conoscenza e gioia, e l’anima individuale o jivatma, essendo una Sua parte integrante, ha una forma che gli sastra descrivono così:

 

balagra-sata-bhagasya
satadha kalpitasya ca
bhago jivah sa vijneya
iti caha para srutih

 

“Dividendo la punta di un capello in cento parti e dividendo una di queste parti in altre cento, la restante decimillesima parte costituisce la dimensione dell’anima. Questo è il responso dei principali mantra vedici.”
(Svetasvatara Upanisad 5.9)

 

Un’idea, per quanto approssimativa, della forma dell’anima ci viene quindi fornita. Possiamo non avere gli strumenti per misurare la decimillesima parte della punta di un capello, ma gli sastra ci danno questa informazione. La Bhagavad-gita (2.22) insegna che il corpo materiale è come un abito: vasamsi jirnani yatha vihaya. Quando il corpo diventa vecchio e inutile, lo lasciamo come ci si disfa di un abito logoro per indossarne uno nuovo. Navani ghrinati. Questa è la trasmigrazione dell’anima. L’anima trasmigra da un corpo all’altro veicolata dal corpo sottile, è un fatto, ma il materialista grossolano non può vedere il corpo sottile, vede solo il corpo grossolano, quindi afferma: “Tutto finisce con la fine del corpo.” Non è vero.

All’interno del corpo grossolano c’è il corpo sottile, composto di mente, intelligenza ed ego. Lo sperimentiamo ogni giorno. Il corpo grossolano giace sul letto, ma il corpo sottile si alza dal letto, esce dalla stanza e sale in cima a una collina o va in qualche altro posto. Ognuno di noi ne ha l’esperienza pratica. Così, quando questo corpo finisce, cioè diventa inutilizzabile, il corpo sottile veicola l’anima nel grembo di un’altra madre. L’essere vivente viene immesso nell’utero della madre attraverso il seme del padre e miscelandosi, le due secrezioni formano un piccolo embrione, che si sviluppa grazie alla presenza dell’anima. È in questo modo che l’anima trasmigra da un corpo all’altro.


Nirakara: nessuna forma materiale

Come Krishna, anche l’anima ha una forma; non è informe, ma la sua forma non è materiale. Negli sastra si legge che l’anima e l’Anima Suprema sono nirakara e secondo il dizionario sanscrito, nirakara significa nira-kritaakara: “Akara, la forma materiale, viene annullata”. Nirakara non significa che non c’è akara, la forma, ma che sia l’Anima Suprema che l’anima individuale non sono dotate di una forma (akara) materiale, ossia quella che vediamo abitualmente. Ciò che vediamo sono cani, gatti, maiali, alberi, piante, le 8.400.000 specie viventi, ma nirakara indica che l’anima ha una forma diversa.

Ora non possiamo vedere l’anima. Io non vedo voi e voi non vedete me. Quando il padre muore, il figlio si lamenta: “Mio padre se n’è andato, mio padre se n’è andato!” “Ma dove è andato? È ancora lì sul letto, perché dici che se n’è andato?” “No, se n’è andato, non c’è più!” Questo significa che il figlio non ha mai visto ciò che se n’è andato; ha visto solo il corpo esterno, l’abito, perciò è nell’ignoranza. Io non vi vedo, ma asserisco di vedervi. Se non riesco a vedere voi, particelle di Dio, come posso vedere Dio con questi occhi? Gli sastra dicono allora:

 

atah sri-krishna-namadi
na bhaved grahyam indriyaih
sevonmukhe hi jihvadau
svayam eva sphuraty adah

 

Non potete vedere Krishna, Dio, con i vostri sensi ottusi, dovete purificarli e la purificazione comincia dalla lingua. La lingua serve per gustare gli alimenti e vibrare i suoni. Se le fate vibrare il suono trascendentale del mantra Hare Krishna (Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare) e le fate gustare solo il prasada di Krishna, inizierete subito la vita spirituale. Man mano che progredite gradualmente, Krishna Si rivelerà: “EccoMi.” Voi non potete vederLo, ma soddisfatto del vostro servizio, Egli vedrà voi. Di notte non potete vedere il sole, ma se il sole vede voi, potete vedere sia il sole che voi stessi. In modo analogo, quando Krishna vi vede perché è soddisfatto del vostro servizio, allora potete vedere Lui, voi stessi e il mondo intero.

Tutto ciò che vediamo ora è un’illusione. La realtà è che con questi sensi ottusi non possiamo vedere le cose così come sono. La Bhagavad-gita (5.18) insegna:

 

vidya-vinaya-sampanne
brahmane gavi hastini
suni caiva sva-pake ca
panditah sama-darsinah

 

“Illuminato dalla vera conoscenza, l’umile saggio vede in modo equanime il brahmana colto e benevolente, la mucca, l’elefante, il cane e il mangiatore di cani.”

 

Chi ha gli occhi per vedere non pensa, “Questo è un brahmana colto e questo è un cane”, perché vede il brahmana e il cane con equanimità, cioè non vede l’abito ma l’anima spirituale nel brahmana e nel cane. Questa visione trascendentale si chiama brahma-darsana e una volta acquisita, il servizio di devozione ha inizio.


La necessità di purificare i sensi

Se i sensi sono puri si possono impegnare nel servizio del Signore. Krishna è spirito, è l’Anima Suprema, e la materia non può servirLo; Egli dev’essere servito dallo spirito. Si legge nella Bhagavad-gita (9.26):

 

patram puspam phalam toyam
yo me bhaktya prayacchati
tad aham bhakty-upahritam
asnami prayatatmanah

 

“Se qualcuno Mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto o dell’acqua, accetterò la sua offerta.”

 

La bhakti è attività spirituale. Krishna dice, bhaktya prayacchati: “Se Mi offre con devozione”. Se Gli offrite qualcosa senza devozione, anche se Gli dite, “Krishna, Ti ho portato una pietanza appetitosa, accettala”, Krishna non l’accetterà. Naham prakasah sarvasya yogamaya-samavritah (Bhagavad-gita 7.25) Egli non Si rivela a chiunque, non potete servirLo se non siete devoti, per questo motivo dice, yo me bhaktya prayacchati. Ciò che conta realmente è bhaktya, offrire con devozione. Non dobbiamo pensare che solo perché una pietanza è gustosa Krishna l’accetterà; Egli accetta solo ciò che Gli è offerto con devozione, anche un semplice fiore, un frutto, un pezzetto di foglia, un po’ d’acqua.

Non è difficile adorare Krishna, perfino la persona più indigente può offrirGli il proprio amore, mentre per venerare i deva (gli esseri celesti) occorre procurarsi moltissimi articoli. Il Bhakti-rasamrita-sindhu di Srila Rupa Gosvami, che abbiamo tradotto e intitolato Il Nettare della Devozione, la scienza completa del bhakti-yoga, è un testo molto importante il cui obiettivo è insegnare come purificarsi mediante il servizio devozionale, come avvicinarsi a Krishna e soddisfarLo. Questi argomenti vi sono spiegati molto bene.

Non possiamo avvicinare Krishna con la nostra coscienza materiale, perché Egli è il Supremo, è l’Anima Suprema. La nostra coscienza deve cambiare, solo allora possiamo connetterci a Lui. Questo è lo scopo del Movimento per la coscienza di Krishna. Se non siete fuoco non potere entrare nel fuoco. Gli sastra spiegano che se non si è Brahman non ci si può accostare al Brahman, quindi occorre purificarsi dalla contaminazione materiale per avvicinare Krishna. Bisogna purificare i sensi. La sola visione di Krishna purifica gli occhi, spiritualizzandoli.

Stando a contatto col fuoco, la vostra temperatura sale sempre di più. Se mettete una sbarra di ferro nel fuoco, si riscalda fino a diventare incandescente proprio come il fuoco. Allora non è più solo una sbarra di ferro e se la toccate vi bruciate. Stando sempre a contatto con Krishna, vi “Krisnaizzate”, come potete ben comprendere.


Vi ringrazio moltissimo.