La lezione del fondatore-acarya: Perché dobbiamo purificare la nostra esistenza. [Srila Prabhupada porge il japamala a un nuovo discepolo durante una cerimonia d’iniziazione a Città del Messico, nel 1975.]

 

 

In sanscrito il termine “iniziazione” si traduce diksa. In un autorevole dizionario vedico si legge divya-jnanam ksapayati iti diksa: “Diksa significa “estendere o rivelare la conoscenza trascendentale.” Esistono due tipi di conoscenza: spirituale (divya) e materiale. Nello Srimad-Bhagavatam (5.5.1), Sri Rishabhadeva dice ai Suoi figli:

 

nayam deho deha-bhajam nriloke
kastan kaman arhate vid-bhujam ye
tapo divyam putraka yena sattvam
suddhyed yasmad brahmasaukhyam tv anantam

 

“Miei cari ragazzi, tra tutti gli esseri viventi che hanno preso un corpo materiale in questo mondo, chi ha ottenuto la forma umana non dovrebbe lavorare duro giorno e notte solo per la gratificazione dei sensi, accessibile anche ai cani e ai maiali, che mangiano gli escrementi. Dovrebbe invece praticare penitenze e austerità allo scopo di raggiungere la posizione divina del servizio devozionale. Se agisce in questo modo, l’essere vivente si purifica e ottiene la vita eterna e gioiosa, che trascende il piacere materiale e non ha mai fine.”

 

Rishabhadeva è il padre di Maharaja Bharata, dal quale Bharatavarsa, il nostro pianeta, prende il nome. Un tempo la Terra si chiamava infatti Bharatavarsa e ancor prima Ilavritavarsa. Maharaja Bharata era il figlio primogenito di Rishabhadeva, un avatara di Dio. Prima di ritirarsi e fare di Bharata Maharaja l’imperatore del mondo, Rishabhadeva istruì i Suoi cento figli, com’è dovere di ogni padre. Di solito è così che si fa: prima di andare in pensione il padre istruisce i figli su come gestire il regno o gli affari. Nella cultura vedica ritirarsi era un obbligo, non si doveva aspettare di essere uccisi. No. La civiltà vedica non era così. Ora questa civiltà non esiste più, nessuno si ritira se non viene ucciso.

La cultura vedica prevedeva l’obbligo di ritirarsi. Ci sono quattro ordini spirituali: brahmacari (celibato), grihastha (matrimonio), vanaprastha (ritiro) e sannyasa (rinuncia). La vita umana è destinata alla realizzazione spirituale, mentre la gratificazione dei sensi è per gli animali. L’incontro di quest’oggi è per gli esseri umani, non per i cani e i gatti, che non possono partecipare, né possono capire di che si tratta. Un essere umano è in grado di comprendere la filosofia della vita così come fu enunciata da Rishabhadeva. Tutti hanno un corpo, da Sri Brahma fino al più piccolo insetto; l’anima spirituale è imprigionata nel corpo ed esistono molte forme di vita. Rishabhadeva disse, “Adesso che avete la forma umana non sprecatela gratificandovi i sensi come fanno i cani e i maiali.” Anche i cani e i maiali possono godere dei sensi; questa è l’istruzione di Rishabhadeva. Qual è dunque il dovere della vita umana? Tapasya - accettare volontariamente delle austerità per fare avanzamento spirituale.


La Necessità di Autocontrollo

Nello Srimad-Bhagavatam (11.5.11), il saggio Narada dice, loke vyavayamisa-madya-seva nitya hi jantoh: “In questo mondo materiale l’anima condizionata è sempre incline al sesso, al consumo di carne e all’intossicazione.” Amisa significa consumo di carne, pesce e uova. La tendenza generale dell’essere vivente è mangiare carne; è la legge della natura. Jivo jivasya jivanam: un essere vivente è cibo per un altro essere vivente. Gli animali a quattro zampe sono cibo per gli animali a due zampe. Finché siamo animali a due zampe sentiremo la necessità di mangiare la carne e anche d’intossicarci e fare sesso. Questa è la tendenza generale.

Solo abbandonando volontariamente tutto ciò per uno scopo superiore, ci si situa nel nivritti-marga. Due sono le vie: pravritti-marga e nivritti-marga. Pravritti-marga significa soddisfare il desiderio di carne, intossicanti e sesso. Quando con la pratica giusta si perdono queste cattive abitudini, allora ci si situa nel nivritti-marga. Abbiamo molte inclinazioni, pravritti, ma sono tutte cattive abitudini e una volta che le avremo superate con uno sforzo di volontà, ci situeremo nel nivritti-marga e nel tapasya. La vita umana è fatta per il tapasya. Non lasciatevi trascinare dalla bassa e meschina tendenza generale. Il tapasya è indispensabile. Tapasya per noi significa astensione dal sesso illecito, dal consumo di carne, dall’uso di sostanze intossicanti e dal gioco d’azzardo.

Dobbiamo accettare queste restrizioni se vogliamo raggiungere una posizione superiore di vita. Il traguardo del tapasya è il piano trascendentale della conoscenza, tapo divyam. La forma umana è destinata al tapasya e alla conoscenza trascendentale; il suo significato è: non sprecare la forma umana. Prendete in esame il corpo di un cane e il vostro; qual è la differenza? Nessuna. In entrambi i corpi ci sono sangue, carne, vene e moltissime altre cose. Qual è dunque la differenza tra il corpo di un cane o di un gatto e il vostro? Il corpo umano vi offre l’opportunità di avanzare nella conoscenza e nella consapevolezza. Per ottenere divyam jnanam occorre essere iniziati. Diksa significa “inizio della conoscenza trascendentale”. Secondo la civiltà vedica tutti nascono sudra, persone di quarta categoria. C’è tuttavia la possibilità che persone di quarta categoria diventino persone di prima categoria. Niente lo impedisce.

Janmana jayate sudrah: chiunque nasca grazie all’unione sessuale del padre e della madre è un sudra. Samskarad bhaved dvija: col samskara, il metodo di purificazione, o col tapasya, si diventa dvija. Dvi significa “due volte” e ja è la nascita. Si nasce una seconda volta. Chi diventa dvija, iniziato, può leggere la letteratura vedica. Veda-patha. Se restate sudra, privi di samskara, purificazione, non avete il diritto di accedere alla conoscenza vedica, né siete in grado di comprenderla. Tutti nel mondo conoscono la Bhagavad-gita, ma l’hanno fraintesa perché sono rimasti sudra. Una volta purificati, si diventa dvija e si riceve il filo sacro. Ciò è definito upanayana. Upa significa “vicino” e nayana “portare”.

Quando si viene portati vicino al maestro spirituale per essere accettati da lui come discepoli, il maestro porge il filo sacro come una sorta di riconoscimento: “Adesso questa persona è dvija, nata due volte. Non è più sudra, è brahmana. Ha dunque il diritto di leggere le Scritture vediche.” La Bhagavad-gita è l’essenza di tutto il sapere vedico. Se grazie a diksa passiamo attraverso il processo del divya-jnana possiamo capire la Bhagavad-gita così com’è, o quantomeno sviluppiamo interesse per la comprensione dei suoi insegnamenti. La Bhagavad-gita riassume la letteratura vedica. Oggi non potete leggere tutti i Veda; non ne avete né il tempo né la capacità. Nella nostra era, il Kali-yuga, tutti sono caduti.


La Felicità è nella Purezza

Si deve usare la vita umana per comprendere la conoscenza vedica, divya-jnana; allora ci si purificherà, la propria identità esistenziale si purificherà. Adesso è impura ed è per questa ragione che continuiamo a morire. La gente non sa come fermare la morte, pensa che la morte sia un evento naturale, ma non lo è. La gente non sa che è un evento innaturale. La Bhagavad-gita (2.20) insegna, na jayate mriyate va kadacit: “L’anima non nasce e non muore mai”. “L’ho visto morire, quindi è morto”. No. Non crediate che la persona venga distrutta col corpo; ne prenderà un altro. Tatha dehantara-praptir dhiras tatra na muhyati (Gita 2.13) Questa è la nostra posizione. Accettiamo un corpo e lo abitiamo per qualche tempo, poi di nuovo lo lasciamo - tatha dehantara praptir.

È una malattia da cui possiamo guarire solo praticando il tapasya. Non dovete pensare che l’iniziazione sia una formalità, una cerimonia rituale, e che non appena siete iniziati diventate perfetti e potete fare tutte le sciocchezze che volete. No. Dovete proseguire il vostro tapasya e purificarvi, purificare la vostra esistenza astenendovi dal sesso illecito, dal consumo di carne, dal gioco d’azzardo e dall’intossicazione. E dovete cantare Hare Krishna. Se osserverete questi cinque principi, la vostra vita si purificherà e allora leggendo la Bhagavad-gita capirete Krishna, Lo conoscerete e saprete che lo scopo della vita è comprenderLo. Questa dovrebbe essere l’unica occupazione di noi uomini, ma poiché ci siamo allontanati da Krishna, abbiamo inventato una vasta gamma di occupazioni - come correre di qua e di là in automobile - che non hanno nulla a che fare con lo scopo della vita umana.

L’umanità ha un destino più elevato: divya-jnana, la conoscenza trascendentale. Perché dovete purificare la vostra esistenza? Perché volete la felicità. Questo è il vostro desiderio. La purezza vi garantisce brahmasaukhyam, la gioia più grande, che non finisce mai. Se vi purificate col tapasya, sarete felici per l’eternità, senza interruzioni. Qui nel mondo materiale ogni gioia è transitoria; che duri cinque minuti, cinque anni, cinquecento anni o cinque milioni di anni, finirà. Ma se purificate la vostra esistenza, la vostra felicità sarà infinita. La coscienza di Krishna è una cosa molto seria ed è un privilegio dell’essere umano. Tutti possono cogliere quest’opportunità e fare della loro vita un successo.

Vi ringrazio moltissimo.