Soddisfare il Nostro Struggente Desiderio D'Amore

 

La vera soddisfazione sta nel risvegliare il nostro eterno amore per Krishna, o più precisamente per Radha-Krishna, l’espressione finale della Verità Assoluta.

 

L’amore è il nostro desiderio più profondo. La saggezza della Gita c’insegna che il bisogno d’amore si realizza al meglio imparando ad amare Krishna. Cerchiamo di comprendere questo insegnamento centrale della Gita suddividendolo in cinque parti:

• Amare Krishna permette al nostro amore di liberarsi da ogni limitazione.
• Krishna è supremamente amabile.
• Krishna ci ama tutti con imparzialità.
• L’amore di Krishna per noi è incondizionato.
• Quando scegliamo di amarLo, Krishna Si serve della Sua onnipotenza per aiutarci.


Amare Krishna permette al nostro amore di liberarsi da ogni limitazione

Il nostro amore aspira costantemente a superare ogni limite, ma quando amiamo oggetti o persone materiali, la nostra capacità di amare è condizionata da due paure spesso inconsce:

1. Temendo, nella peggiore delle ipotesi, di essere respinti con cinismo e nella migliore, mal ricambiati, delimitiamo l’amore che offriamo agli altri.

2. Temiamo inoltre che concentrare il nostro amore su un’unica persona possa limitare la nostra capacità di amare gli altri.

Se tuttavia offriamo intenzionalmente e stabilmente il nostro amore a Krishna, a poco a poco scopriamo che esso è libero da entrambe queste limitazioni. Ecco perché:

1. Krishna osserva con attenzione ogni goccia d’amore che Gli offriamo e reciproca in modo perfetto, sommergendo il nostro cuore con le onde di un amore appagante. Quando assaporiamo la Sua meravigliosa reciprocazione, ci sentiamo ispirati a offrirGli tutto l’amore del nostro cuore e anche di più.

2. In quanto origine di tutto e di tutti, Krishna racchiude l’intera esistenza; ogni essere è il Suo amato figlio, perciò l’amore che offriamo a Krishna non si esaurisce in Lui, ma attraverso di Lui ritorna per abbracciare tutti gli esseri che il nostro cuore desidera. Ecco perché quando concentriamo il nostro amore su Krishna impariamo ad amare sempre più persone.

La Bhagavad-gita (12.13) mette in luce questa straordinaria espansione della nostra facoltà d’amare, affermando che i devoti che amano Krishna diventano i benefattori di tutti gli esseri viventi. Amando Krishna consentiamo dunque al nostro amore di liberarsi dai suoi limiti, scorrere liberamente e portare la felicità suprema nella nostra vita e in quella di tanti altri.


Krishna è supremamente amabile

Krishna è così devoto all’amore da celare la Sua divinità. Pur di avere un intimo scambio d’amore con i Suoi devoti, sceglie di agire come se non fosse Dio. Il Suo amore per l’amore Lo rende supremamente amabile. Poiché Krishna combina marachelle infantili come rubare il burro, molte persone che Lo conoscono attraverso la loro cultura o tradizione Lo trovano comico. La Bhagavad-gita (4.9) dichiara tuttavia che conoscendo Krishna “veramente”, otteniamo un risultato ben più rilevante del semplice divertimento – otteniamo la liberazione. Perché? Perché quando Lo conosciamo, c’innamoriamo di Lui e apriamo così la porta della liberazione.

Quando comprendiamo davvero Krishna, non possiamo che stupirci di come Egli scelga di assumere il ruolo di un bimbo dolce e birichino solo per reciprocare l’amore di coloro che Lo amano. Non è meraviglioso che Dio, il padre eterno e supremo di tutti, diventi un tenero bimbo per amore dell’amore? Non è ancora più strabiliante che Dio rinunci a ciò che tutti in questo mondo ambiscono – la maestà divina – solo per gustare l’intimità dell’amore? E non è assolutamente incredibile che Dio, nonostante abbia l’amore di miliardi e miliardi di devoti, consideri proprio il nostro per Lui tanto prezioso, unico e insostituibile da venire in questo mondo per richiamarci al Suo amore?

Se il Signore è devoto all’amore ed è supremamente amabile, come possiamo non amarLo? Se poi scegliamo di amarLo, come può Egli trattenersi dal soddisfare il Suo profondo desiderio di ricondurci a Sé e reintegrarci nel Suo mondo d’amore? Con la giusta prospettiva filosofica la nostra comprensione di Krishna attraversa dunque il ponte che separa il comico dal formidabile, e quando c’innamoriamo di Lui, Egli ci aiuta ad attraversare il ponte ben più grande che dal mondo materiale conduce nel mondo spirituale.


Krishna ci ama tutti con imparzialità

La Bhagavad-gita (9.29) ci rivela due aspetti paradossali della natura di Krishna:

1. È equanime con tutti e non considera nessuno meritevole di affetto o repulsione.

2. Offre Se stesso a chi si abbandona a Lui e Lo adora con devozione. Queste due caratteristiche dimostrano che Krishna è sia parziale che imparziale. Com’è possibile? La chiave per capire la natura misteriosa di Krishna è ricordare che Egli non è un principio impersonale, ma una persona dotata di sensibilità e in quanto tale, né indifferente, né fazioso. Krishna reciproca, se pertanto cerchiamo di evitarLo, ci ricambia non interferendo con la nostra vita e lasciando che sia la legge imparziale del karma a guidarci. Se invece proviamo ad amarLo, reciproca inondandoci col Suo amore e intervenendo personalmente per prenderSi cura di noi.

Se Krishna manifestasse una rigida neutralità verso tutti, difficilmente potremmo sviluppare una relazione d’amore con Lui. Dopotutto, chi può amare una pietra? Se Krishna non reciprocasse, l’amore per Lui resterebbe per lo più un concetto intellettuale astratto. Ciò che lo rende reale, come ciò che rende emotivamente tangibile e supremamente amabile la personalità di Krishna, è proprio la reciprocità. Nel ricambiare, Krishna è davvero parziale con i Suoi devoti, che aspirano ad avere un rapporto d’amore con Lui, e offre loro una grazia e una protezione speciali. Nondimeno, è sempre disposto a reciprocare con tutti, perciò dichiara apertamente la Sua parzialità, permettendo così a chiunque di beneficiarne e di sviluppare attrazione per Lui. Krishna è dunque imparzialmente parziale, cioè lascia imparzialmente aperte a tutti le porte della Sua parzialità.


L’Amore di Krishna per noi è Incondizionato

A questo punto possiamo chiederci: “Se Krishna ama tutti noi in modo imparziale, perché non sentiamo ora il Suo amore? Se possiamo farne l’esperienza solo dopo esserci purificati, ciò non rende forse il Suo amore condizionato, ossia vincolato alla purezza?” La saggezza della Gita risponde che l’amore di Krishna è incondizionato, ma che la nostra capacità di percepirlo è condizionata. Tuttavia, la nostra capacità condizionata è un’ulteriore prova del Suo amore per noi. Dobbiamo innanzitutto comprendere la differenza tra l’oggettività dell’amore di Krishna e la nostra esperienza soggettiva del Suo amore.

Oggettivamente, Krishna ci ama tutti, sia che agiamo bene o male. A prescindere da ciò che facciamo, Egli continua a risiedere nel nostro cuore e ad aiutarci nella misura in cui Glielo permettiamo. Non lascia mai il nostro cuore, non ci abbandona mai, non ci lascia mai soli. Come il sole dà la sua luce a tutti, indipendentemente dalla condotta morale o immorale di ognuno, Krishna dà il Suo amore, ma sebbene questo amore sia decisamente incondizionato, per poterlo sentire, il nostro cuore dev’essere puro, proprio come i nostri occhi devono essere aperti per vedere la luce del sole.

Non è quindi l’amore di Krishna ad essere condizionato, ma la nostra capacità di percepirlo. Il presupposto naturale per vedere la luce del sole è tenere gli occhi aperti; così, il presupposto naturale per sentire l’amore incondizionato di Krishna è avere il cuore puro. Per meglio comprendere questo punto, approfondiamo il significato del termine condizionato, prendendo in esame due delle sue accezioni. “Condizionato” può innanzitutto riferirsi a un requisito necessario, come ad esempio, “Il tuo colloquio di lavoro dipende dal (cioè richiede il) tuo conseguimento della laurea.”

Può inoltre riferirsi a una situazione specifica, come ad esempio, “La nostra capacità di pensare con chiarezza è condizionata dal (cioè dipende dal) nostro attuale stato mentale.” L’amore di Krishna è condizionato dal senso di “necessità”? No, perché Egli non ci pone alcuna condizione prima di amarci. Ci ama sempre. L’amore di Krishna è condizionato dalle “contingenze”? No e sì. No, perché il Suo amore non dipende dallo stato del nostro cuore. Sì, perché la nostra facoltà di sentirlo dipende da uno stato specifico del nostro cuore: la purezza. Potremmo ancora obiettare: “Krishna, a differenza del sole, è onnipotente, quindi può farmi sentire che mi ama anche se il mio cuore non è puro. Perché non lo fa?” Perché ci ama.

Il fatto che Krishna non ci costringa a sentire il Suo amore nello stato in cui siamo ora è un segno del Suo amore. Ci ha dato il libero arbitrio perché ci ama, ma lo abbiamo usato male, scegliendo di sostituire Lui con altri oggetti d’amore. Poiché Gli abbiamo espresso la nostra apatia e persino la nostra antipatia, se ci costringesse a sentire il Suo amore, mancherebbe di rispetto al nostro libero arbitrio e il rispetto è invece il presupposto dell’amore. Poiché ci rispetta in quanto individui dotati di libero arbitrio, Krishna non ci obbliga mai a sentire che ci ama. Il rispetto di Krishna per il nostro libero arbitrio è dunque un altro sintomo del Suo amore per noi.


Quando scegliamo di amarLo, Krishna Si serve della Sua onnipotenza per aiutarci

D’altra parte, se manifestiamo il desiderio di amarLo, Krishna Si serve della Sua onnipotenza per aiutarci. Possiamo capirlo riconoscendo i due modi in cui Krishna ci viene incontro:

(1) Si rende costantemente disponibile a noi e

(2) ci accoglie anche quando vacilliamo nei nostri tentativi di amarLo.

1. Disponibilità. Nella Bhagavad-gita (15.15) Krishna afferma di risiedere nel cuore per guidarci verso il nostro bene finale. Egli usa la Sua onnipotenza per espanderSi nelle innumerevoli forme dell’Anima Suprema, che vive nel cuore di ogni essere. L’Anima Suprema agisce per ognuno di noi come manifestazione personale di Krishna e attende che Gli esprimiamo liberamente il nostro amore o almeno la volontà di amarLo. Possiamo esternare questo desiderio compiendo il nostro servizio devozionale secondo le istruzioni delle Scritture. Quando Egli vede che la nostra motivazione è sincera, reciproca servendoSi della Sua onnipotenza per rimuovere gli ostacoli sulla via che conduce alla purezza.

Dal Suo strategico punto di osservazione nel cuore, Krishna osserva le nostre sventure nella vita materiale e cerca di indirizzarle verso un finale lieto e propizio. Vediamo in che modo. Krishna resta sempre in attesa: Se qualcuno trascura un amico per molto tempo, l’amico negletto può naturalmente e ragionevolmente mollare chi l’ha trascurato. Ebbene, l’amore di Krishna per noi trascende di gran lunga i limiti di ciò che è naturale e ragionevole, e anche se Lo abbiamo dimenticato per molte vite, Egli trascura il fatto che Lo abbiamo trascurato e aspetta con pazienza che rinnoviamo la nostra amicizia con Lui.

Krishna è sempre disponibile: Se qualcuno trascura un amico e in più l’offende, l’amico offeso ha tutte le ragioni di troncare l’amicizia. Ma Krishna è un amico talmente sicuro e affidabile che nonostante tutti i misfatti con cui Lo abbiamo offeso ripetutamente, è sempre disponibile a recuperare la nostra relazione con Lui. Krishna è sempre attivo: essendo Dio, Krishna è perfetto e completo. Non deve lavorare e non ha nulla da guadagnare dalla Sua relazione con noi. Tuttavia, spinto dal Suo amore inesauribile e disinteressato, agisce costantemente e deliberatamente per aiutarci a tornare da Lui e diventare eternamente felici.

Lo Srimad-Bhagavatam (8.3.17) spiega che Krishna è infaticabile (alayaya) nel Suo sforzo di aiutarci e Srila Prabhupada chiarisce questo punto nel suo commento: “Egli [Krishna] è nel nostro cuore ed è tutt’altro che distratto. Il Suo unico scopo è liberarci dalla vita materiale. Non è attento a noi solo quando Gli offriamo le nostre preghiere, anzi, ancor prima che Gliele offriamo è intento a cercare di liberarci .” Nel momento in cui capiamo quanto Krishna ci ama e fino a che punto è disposto ad amarci, come possiamo non reciprocare?

2.Accogliente. Nel nostro sforzo di amare Krishna spesso inciampiamo e cadiamo a causa dei nostri attaccamenti e delle nostre debolezze. Krishna è sempre pronto ad accoglierci nonostante le nostre mancanze, come la Bhagavad-gita evidenzia in modo commovente nei versi 9.30-31. Prima di tutto, Krishna c’invita a considerare santo un devoto che, sebbene colpevole di un’azione detestabile, è ancora determinato a servirLo (9.30). Poi, Egli garantisce che tale devoto si correggerà presto e dichiara che lo proteggerà eternamente in virtù del Suo amore inesauribile (9.31).

Il primo verso (9.30) offre un’indicazione della natura incondizionata dell’amore di Krishna: niente di ciò che facciamo, per quanto sbagliato, può impedire a Krishna di amarci. Nondimeno, se da un canto l’amore può essere unilaterale, una relazione d’amore non può che essere reciproca. Ecco perché il secondo verso (9.31) incoraggia indirettamente chi ha fatto uno sbaglio a rientrare nell’ambito di una vita devozionale virtuosa che purificando il suo cuore, lo renderà ricettivo all’amore di Krishna. Innanzitutto, il verso ci assicura con chiarezza che questa trasformazione del cuore è assolutamente possibile, perfino inevitabile e imminente (ksipra bhavati dharmatma).

Poi, dato che per ottenerla è necessaria una battaglia interiore, il verso ci ispira a combattere, dichiarando che Krishna ci proteggerà con la Sua onnipotenza (na me bhakta pranasyati). Se dopo aver espresso il nostro desiderio di amarLo, lasciamo che Krishna ci aiuti, Egli ci guiderà con maestria attraverso tutti gli ostacoli interiori ed esteriori, nella crescita e nel ritorno alla Sua dimora eterna, il mondo dell’amore infinito. In sintesi, quando scegliamo di amare Krishna, il nostro amore si libera da tutte le limitazioni e trova l’oggetto supremamente amabile, che ci ama con imparzialità e senza condizioni, e che usa la Sua onnipotenza per aiutarci ad amarLo. Non stupisce che lo Srimad-Bhagavatam (1.2.6) dichiari che quando impariamo ad amare Krishna puramente, il risultato è yayatma suprasidati: il nostro cuore e la nostra anima si riempiono di una felicità eterna e perfetta.

 

Caitanya Carana Dasa è discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami. È laureato in ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni, e fa servizio a tempo pieno all’ISKCON di Pune. Ha scritto undici libri. Per leggere i suoi articoli e ricevere le sue riflessioni quotidiane sulla Bhagavad-gita, “Gita-Daily”, visitate thespiritualscientist.com.