immorale

 

Benché travisato da molti, l’atto di rubare i vestiti alle gopi è un esempio di come Sri Krishna ricambia perfettamente l’amore dei suoi devoti.

 

Quando diciamo che adoriamo Sri Krishna, spesso le persone chiedono sconcertate: “Come potete venerare un Dio immorale?” Si riferiscono a Krishna che prima ruba i vestiti alle gopi, le giovani pastorelle di Vrindavana, e poi danza con loro. Come osò carpire i loro abiti e obbligarle a stare nude davanti a Lui? Come poté danzare con le mogli di altri uomini in piena notte? È per tutto questo che viene adorato come Dio? È oltraggioso! Questa prevenzione non è del tutto infondata, perché l’India è stata la patria di molte ideologie che hanno incoraggiato alcune tra le forme più aberranti di sfruttamento sessuale. In nome della spiritualità, molti pseudo yogi e precettori spirituali hanno goduto di in ogni tipo di relazione illecita con le donne e perfino incitato i propri seguaci a fare lo stesso.

Proclamando falsamente di essere situati sul più alto livello spirituale, queste persone giustificano il loro comportamento dicendo di seguire l’esempio di Sri Krishna, “il dio dell’amore”. Ciò ha causato confusione e molti equivoci. Le attività di Krishna con le gopi sono tra i passatempi di Krishna maggiormente fraintesi. Srila Bhaktivinoda Thakura, un grande santo del diciannovesimo secolo, predisse che per l’uomo moderno sarebbe stato difficile comprendere il Decimo Canto dello Srimad Bhagavatam, in particolare la descrizione degli scambi d’amore tra Krishna e le gopi. Ci si può chiedere: “Perché mai un’opera considerata il summum bonum, ossia l’apice della conoscenza filosofica e la saggezza più elevata di una tradizione, glorifica questo genere di attività comeo di seguire l’esempio di Sri Krishna, “il dio dell’amore”.

Ciò ha causato confusione e molti equivoci. Le attività di Krishna con le gopi sono tra i passatempi di Krishna maggiormente fraintesi. Srila Bhaktivinoda Thakura, un grande santo del diciannovesimo secolo, predisse che per l’uomo moderno sarebbe stato difficile comprendere il Decimo Canto dello Srimad Bhagavatam, in particolare la descrizione degli scambi d’amore tra Krishna e le gopi. Ci si può chiedere: “Perché mai un’opera considerata il summum bonum, ossia l’apice della conoscenza filosofica e la saggezza più elevata di una tradizione, glorifica questo genere di attività come le più degne di adorazione?”

Bhaktivinoda Thakura risponde a questa domanda con un’altra domanda: “Se anche un profano sa che queste azioni sono riprovevoli, è possibile che Vyasadeva e Sukadeva Gosvami, rispettivamente l’autore e il narratore dello Srimad-Bhagavatam, non lo sapessero?” Vyasadeva era la manifestazione letteraria di Dio e Sukadeva Gosvami, un paramahamsa, era situato nel più elevato ordine di rinuncia. Perché avrebbero dovuto trattare argomenti immorali? In tutti i primi nove Canti dello Srimad-Bhagavatam, Vyasadeva condanna gli attaccamenti materiali e il potere degradante della lussuria.

Leggendo le storie di Ajamila, Saubhari e Pururava, per esempio, impariamo quali sono i danni causati dal sesso illecito o immorale. Quando poi nel Decimo Canto, Vyasadeva racconta l’immoralità apparente di Krishna, dobbiamo realizzare che egli descrive qualcosa di completamente diverso da ciò che ha descritto finora. Le attività di cui parla devono essere davvero speciali, cioè ultraterrene e trascendentali.


Lussuria e Amore: la Degenerazione e l’Originale

La visione vedica è che Dio ha un aspetto divino sia maschile che femminile, il quale si manifesta nelle forme di Radha-Krishna, Laksmi-Narayana, Sita-Rama e altre emanazioni ed espansioni di Radha-Krishna. La Caitanya caritamrita (Adi 4.56) spiega:

 

radha-krishna eka atma,
dui dehadhari’
anyonye vilase
rasa asvadana kari’

 

“Radha e Krishna sono la medesima persona, ma hanno assunto due corpi. Gustano così le dolcezze dello scambio d’amore.”

 

Nella coppia divina entrambi i partner sono Dio, ma non hanno lo stesso carattere. Un’unica persona manifesta due personalità diverse. L’aspetto femminile, Radharani, (come Laksmi e Sita) ha l’identità di Dio, ma non il Suo carattere. Essendo femminili, la forma e il carattere di Radharani Le permettono di scambiare sentimenti d’amore con Krishna. Krishna è dunque il Dio Supremo e Radharani è il medesimo Dio nella forma della Sua devota più grande. Le compagne intime di Radharani, le gopi e le sakhi, sono Sue espansioni femminili e La assistono nel Suo servizio a Krishna. Non sono Dio, bensì devote di Dio.

Prima di comprendere e apprezzare gli scambi esoterici tra le forme divine del maschile e del femminile, dobbiamo capire che essendo noi anime spirituali distinte dal corpo, la nostra identità maschile o femminile non ha alcun senso spirituale, pertanto non possiamo mai giudicare le attività di Krishna basandoci su ciò che gli uomini e le donne fanno in questo mondo. La Bhagavad-gita (15.1) spiega che tutto nel mondo materiale è un riflesso distorto della varietà presente nel mondo spirituale, dove ogni cosa esiste nel suo stato originale e puro. Le forme umane dell’uomo e della donna sono modellate sulle forme divine di Dio nei Suoi aspetti maschile e femminile.

Dio e il mondo spirituale sono perfetti e completi; le loro forme riflesse in questo mondo sono invece dominate dai tre influssi della natura: la virtù, la passione e l’ignoranza. Come possiamo vedere, nel mondo materiale la relazione uomo-donna è fra le più travolgenti e il mondo stesso si muove sotto il suo incantesimo. Purtroppo, questo legame assume spesso forme turpi ed efferate sotto l’azione degli influssi materiali. Il mondo spirituale, che trascende i tre influssi, manifesta invece questa relazione nella sua forma immacolata.


L’Amore delle Gopi per Krishna è Supremo

Prima d’introdurre i passatempi d’amore di Krishna con le gopi, lo Srimad-Bhagavatam presenta l’amore intimo che Krishna scambia con molti altri devoti nelle Sue varie manifestazioni. Al fine di dimostrare che l’oggetto primario dell’attrazione del Signore è l’amore, non la forma fisica esteriore, lo Srimad-Bhagavatam descrive nei dettagli l’amore di Narasimhadeva per Prahlada, l’amore di Sri Rama per Hanuman, quello di Sri Visnu per i residenti di Vaikuntha, di Sri Krishna per i Pandava e per Pariksit, e il Suo amore per gli amici pastorelli e per i Suoi genitori, Nanda e Yasoda.

Grandi saggi come Narada Muni e i quattro Kumara, esseri celesti come Brahma e Siva, e re come Ambarisa e Bharata esprimono una profonda devozione nelle loro preghiere. Così, attraverso una molteplicità di relazioni tra gli esseri umani e il divino, lo Srimad-Bhagavatam ci ricorda l’amore infinito di Dio per noi, e ispirandoci ad abbandonare il nostro attaccamento al mondo materiale temporaneo, c’invita a coltivare l’amore perduto per il Signore Supremo. Il fulcro non è tanto la relazione uomo-donna, quanto la relazione tra Dio e i Suoi devoti. Sia che Sri Narasimhadeva abbracci Prahlada, che Sri Rama abbracci Hanuman o Sri Krishna abbracci le gopi, tutti questi scambi si basano sul puro amore spirituale.

Nonostante la grande diversità tra questi devoti, la loro devozione è sempre il fattore comune che emerge in ogni storia. Una volta compreso questo principio fondamentale che sottende alle narrazioni del Bhagavatam, possiamo avventurarci senza rischi nella comprensione degli scambi tra Krishna e le gopi. Krishna non è un uomo comune, è Dio, la Persona Suprema, e le gopi, guidate da Radharani, non sono donne comuni, ma le devote di Krishna più elevate. Questo naturalmente non significa che le forme maschili e femminili, o qualsiasi altra forma del mondo spirituale, non siano importanti.

Quando comprendiamo che le relazioni spirituali sono libere dalla contaminazione materiale e quando apprezziamo la sostanza della devozione, il Bhagavatam ci rivela la realtà superiore dei vari livelli devozionali. È un luogo comune pensare che la lussuria, ossia il desiderio di soddisfare i propri sensi, sia egoismo, mentre l’amore, il suo opposto, sia altruismo. Nel chiarire la differenza tra l’amore e la lussuria, Krishnadasa Kaviraja Gosvami va molto più in là e scrive:

 

atmendriya-prriti-vanchatare bali ‘kama’
krishnendriya-prriti-icchadhare ‘prema’ nama “

 

Il desiderio di gratificare i nostri sensi è kama [lussuria], ma il desiderio di soddisfare i sensi di Sri Krishna è prema [amore].”
(Caitanya caritamrita, Adi 4.165)

 

In quest’affermazione c’è un particolare importante: Krishna ha i sensi proprio come noi. Dio non è un concetto astratto e impersonale; ha occhi, orecchi e tutti gli altri sensi. La definizione di amore è completa solo quando oltre a superare il desiderio egoistico di soddisfare i propri sensi si sviluppa il desiderio di soddisfare i sensi di Krishna. Il culmine dell’altruismo si raggiunge quando i desideri sono centrati su Dio. Ci sono cinque principali sentimenti (relazioni o gusti) devozionali con cui i devoti servono Krishna: santa (neutralità), dasya (attitudine di servizio), sakhya (amicizia), vatsalya (affetto parentale) e madhurya (legame amoroso).

Ogni sentimento o rasa è finalizzato a dare piacere a Krishna in un certo modo e nel mondo spirituale ogni devoto serve Krishna in uno di questi rasa. Anche lo santa rasa – il più basso nella gerarchia trascendentale – è caratterizzato dal distacco completo da ogni desiderio materiale; ciò significa che l’amore non si basa sull’apparenza esterna maschile o femminile. Dei cinque rasa, madhurya-rasa è considerato il più elevato e i devoti che servono Krishna in questo rasa sono i più elevati. Le gopi vogliono offrire a Krishna il miglior cibo e le migliori bevande, si abbigliano con cura affinché Krishna sia felice nel guardarle, cantano le canzoni più belle per la Sua gioia, danzano per il Suo piacere e cercano di soddisfarLo in ogni modo possibile.

Radharani, le gopi e tutti gli altri devoti hanno la loro specifica forma spirituale e ognuno soddisfa Krishna a modo suo. Questa è la vera natura della trascendenza. La vita spirituale è una realtà viva e piena d’amore, in cui ogni essere ha la propria personalità e una forma individuale. Ciò che vediamo in questo mondo evoca la realtà del mondo spirituale. L’ideale per una donna è offrire il miglior servizio all’uomo. Le donne moderne possono anche considerarlo maschilismo, ma uno sguardo al forte nucleo familiare tradizionale indiano dimostra che è vero.

Se un rapporto si basa sull’amore e la fiducia, non c’è sfruttamento. La relazione uomo-donna consiste nel servizio reciproco, ma il servizio che l’uomo offre alla donna è diverso da quello che la donna offre all’uomo. Questo legame d’amore e cooperazione ha la sua origine nella relazione spirituale tra l’aspetto maschile e l’aspetto femminile di Dio. La natura altruista dell’amore delle gopi trovò conferma quando Krishna finse di essere ammalato e nessun medico riusciva a guarirLo.

“Se Mi cospargo la testa con la polvere dei piedi dei Miei devoti,” disse Krishna, “posso guarire.” Chi avrebbe mai osato mettere la polvere dei propri piedi sulla testa di Krishna? Tutti rifiutarono tranne le gopi. Quando seppero che Krishna stava soffrendo e come avrebbero potuto curarLo, accettarono subito di prendere la polvere dai loro piedi e metterla sulla Sua testa. Non si preoccuparono delle conseguenze; erano pronte a passare l’eternità all’inferno pur di dare anche un solo istante di piacere a Krishna. Questa natura altruista delle gopi le qualifica come le più grandi devote di Krishna e la forma femminile permette loro di offrirGli il servizio più elevato nel madhurya-rasa.


Krishna Tutela la Moralità

Molte giovani gopi avevano adorato la dea Katyayani chiedendole di avere Krishna per marito. Non volevano sposare nessun’altro e impazienti, speravano che Egli le sposasse. Interpretando il cuore delle gopi, Krishna decise di soddisfare il loro desiderio. Un giorno, mentre le gopi entravano nelle acque della Yamuna lasciando i vestiti sulla riva del fiume, Krishna apparve all’improvviso, prese i loro abiti e Si arrampicò su un albero kadamba. Pretese poi che le gopi uscissero nude dall’acqua per riprenderseli.

Nel commentare questo divertimento, Srila Prabhupada spiega che secondo la cultura vedica, la ricchezza di una donna è la sua castità. Ella può mostrarsi nuda solo al proprio marito. Quando Krishna chiese alle gopi di mostrarsi a Lui senza vestiti, non desiderava godere della loro nudità; se questa fosse stata la Sua intenzione, avrebbe approfittato di loro non restituendo gli abiti. In realtà, il Signore voleva soddisfare il loro desiderio e accettarle come spose. Accoglieva il sentimento e la motivazione, non la nudità in sé. Nel Mahabharata, quando i Kaurava tentarono d’insultare Draupadi in un’assemblea pubblica, Krishna apparve miracolosamente e protesse la sua castità mettendole a disposizione un’illimitata quantità di stoffa. Egli protegge e sostiene la moralità dei Suoi devoti.


Krishna Vuole una Moralità Trascendentale

Anche se l’osservanza dei principi morali è superiore all’immoralità, non è la perfezione della vita spirituale. Krishna vuole che si superi ogni moralità, che si vada cioè oltre i limiti degli stessi principi morali per raggiungere la trascendenza. Dopo aver istruito Arjuna su vari argomenti, prima di concludere la Bhagavad-gita (18.66) Krishna lo esorta ad abbandonare ogni forma di religione per arrendersi completamente a Lui:

 

sarva-dharman parityajya
mam ekam saranam vraja
aha tvam sarva-papebhyo
moksayisyami ma sucah

 

“Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me. Io ti libererò da tutte le conseguenze del peccato, non temere.”

 

Nello Srimad-Bhagavatam leggiamo la storia delle mogli dei brahmana addetti ai rituali. Quando seppero che Krishna, Balarama e i Loro amici pastorelli avevano fame, presero subito tutto il cibo destinato al sacrificio che i loro mariti si accingevano a compiere e lo portarono a Krishna. Ignorando le proteste dei mariti e degli anziani, andarono da Sri Krishna e Lo supplicarono di accettarle come Sue fedeli servitrici. In altre parole, trascesero ogni consuetudine sociale e raggiunsero la perfezione della vita consegnando tutto a Krishna.

È interessante il fatto che Krishna consigliò loro di tornare a casa, ai doveri domestici. Le rassicurò dicendo che non sarebbero state ripudiate dalle famiglie e che per restare sempre unite a Lui dovevano solo ricordarLo e cantare costantemente le Sue glorie. Anche alle gopi che andarono a danzare con Lui in piena notte Krishna raccomandò di tornare a casa, e come le mogli dei brahmana, le gopi avevano ignorato gli anziani per servirLo. Come loro, erano pronte a rinunciare perfino alla propria castità coniugale e a rischiare l’esclusione da parte della società.

Tuttavia, diversamente dalle mogli dei brahmana, a causa dell’amore intenso per il Signore, le gopi non poterono ubbidire al Suo ordine di tornare a casa. Dal canto Suo, Krishna non poteva rifiutare il loro amore. Le gopi dimostrarono così il livello supremo di rinuncia ed è per questo che sono famose come le più grandi devote di Krishna. Trascesi tutti gli obblighi morali, abbandonarono completamente a Lui la loro vita. Nei comuni rapporti umani, una donna che lascia il marito per seguire il proprio amante è considerata indegna e immorale, perché il suo atto è motivato dall’egoistico piacere dei sensi.

Immoralità trascendentale significa invece rinunciare alla moralità per servire Krishna e ciò è supremamente glorioso. Smettere di peccare e di assecondare le proprie tentazioni è senz’altro positivo, ma chiudere perfino con le attività pie e l’attaccamento a ciò che è giusto in questo mondo in nome della devozione a Dio è il bene più elevato, la religione suprema. Le gopi illustrano alla perfezione questa qualità.


Sri Krishna Dà Prova della Sua Divinità

Sukadeva Gosvami spiega a Maharaja Pariksit che violando i principi morali per il bene dei Suoi devoti, Krishna dà prova della Sua posizione di Persona Suprema. Se fosse legato ai codici morali degli uomini, come potrebbe chiamarSi Dio? Krishna è al di sopra di ogni moralità e immoralità, non viceversa. Quando sembra violare la moralità, Egli non è immorale, piuttosto, dimostra il Suo primato sulla moralità. A differenza di noi, che possiamo infrangere i principi morali perché non resistiamo alle tentazioni, Krishna non è mai motivato dal desiderio egoistico, ma sempre e soltanto dall’amore, e quando infrange un qualsiasi principio morale, tutti ne traggono un beneficio supremo.

Dagli scambi tra Krishna e le gopi possiamo comprendere che né la moralità né Dio regnano supremi. Piuttosto, è l’amore che regna supremo, perfino al di sopra di Dio. A Krishna non importa di mostrare la Sua divinità suprema ai Suoi devoti più intimi. Gli abitanti di Vrindavana non amano trattare Krishna come Dio, sanno solo che Egli è l’oggetto del loro amore; pertanto Krishna è costretto a nascondere la Sua divinità e così facendo Si sente libero di vivere le relazioni d’amore più elevate nel modo più dolce possibile.

 

Mukundamala Dasa è uno dei redattori dell’edizione indiana di BTG.