La lezione del fondatopre-acarya: Tutti vedranno Dio [Dipinto di Puskara Dasa]

 

 

di Sua Divina Grazia
A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-Acarya
dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna

 

 

eko ‘py asau racayitum jagad-anda-kotim
yac-chaktir asti jagad-anda-caya yad-antah
andatara-stha-paramanu-cayantara-stham
govindam adi-purusam tam aham bhajami ami

“Adoro la Persona Suprema, Govinda. Tutti gli universi esistono in Lui ed Egli è simultaneamente presente in tutta la Sua pienezza in ogni singolo atomo della creazione.”
Sri Brahma-samhita 5.35

 

Govinda, Krishna, crea il mondo materiale grazie a una delle Sue forme parziali e non manifesta un solo universo, bensì miliardi. Come nel nostro universo ci sono innumerevoli pianeti, così esistono innumerevoli universi, che si sviluppano grazie alla presenza di Govinda. Il processo creativo è simile a ciò che accade quando un uomo e una donna si uniscono per produrre una particella di materia, la quale inizia a crescere solo dopo che la jiva, l’anima spirituale, vi ha fatto il suo ingresso. La materia non ha alcun potere di svilupparsi da sé. Govinda entra nella materia e allora l’universo cresce. È molto facile da capire.

Una mescolanza di elementi materiali non può dare adito ad alcuna crescita. La teoria atomica, paramanu vada, postula che questo mondo è una combinazione di atomi, ma noi diciamo che in ogni atomo c’è Govinda. Anor aniyan mahato mahiyan: Govinda è più grande del più grande e più piccolo del più piccolo. Non possiamo immaginare quanto sia piccolo Govinda. Non possiamo vedere neanche gli atomi a occhio nudo. Secondo la descrizione vedica, ogni atomo si chiama paramanu e noi siamo in grado di visualizzare una combinazione minima di sei atomi. Brahma dice, tam aham bhajami: “Adoro Dio, la Persona Suprema.” Noi devoti apparteniamo alla linea di successione che discende da Brahma, quindi seguiamo le orme degli acarya, i grandi maestri spirituali della nostra linea. Questo è il sistema definito parampara.

La Bhagavad-gita spiega che per progredire nella conoscenza bisogna adorare l’acarya: acaryopasanam. Accettiamo dunque gli insegnamenti degli acarya nel sistema parampara. Non cerchiamo di immaginare in che modo Govinda entra in ogni atomo; non è un tema di nostra competenza. Il nostro acarya Sri Brahma dice che Govinda entra in ogni atomo e noi lo accettiamo. Tutto qui, non dobbiamo fare altro. Il criterio vedico di comprensione è questo: riceviamo la conoscenza dall’autorità e non perdiamo tempo speculando inutilmente. Il tempo è molto prezioso e invece di sprecarlo nel tentativo di capire come fa Govinda a entrare nell’atomo, lo utilizziamo per cantare Hare Krishna.

La linea di successione è perfetta come la conoscenza che trasmette. Accettatela e fate avanzamento spirituale. L’esempio di Sarvabhauma Bhattacarya ci mostra la completezza di questo sapere. Egli era un dotto Mayavadi, un impersonalista, ma Caitanya Mahaprabhu lo ispirò a sottomettersi a Lui. Quando Sri Caitanya lo sconfisse in un confronto sul Vedanta-sutra, Sarvabhauma divenne Suo estimatore e discepolo. La storia è nel libro “Gli insegnamenti di Sri Caitanya”, da noi pubblicato. Sarvabhauma Bhattacarya si convinse che Caitanya Mahaprabhu è Krishna. Scrisse cento versi su di Lui, due dei quali sono presenti nel Caitanya-caritamrita.

Era molto esperto e dopo averli composti per Sri Caitanya, Glieli offrì. In ognuno di quei versi Egli ammetteva che Caitanya Mahaprabhu è Krishna. Sebbene il Signore fosse molto soddisfatto della comprensione di Sarvabhauma Bhattacarya, poiché aveva assunto il ruolo di acarya, nascondendo la Sua vera identità, gli chiese, “Perché hai scritto queste cose?” E subito gettò via i versi dopo averli strappati. I devoti poterono recuperarne solo due; il primo recita come segue:

 

vairagya-vidya-nija-bhakti-yoga
siksartham ekah purusah puranah
sri-krishna-caitanya-sarira-dhari
kripambudhir yas tam aham prapadye

 

“Prendo rifugio in Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna, venuto nella forma di Sri Caitanya Mahaprabhu per insegnarci la vera conoscenza, il Suo servizio di devozione, e il distacco da tutto ciò che non favorisce la coscienza di Krishna. Egli è disceso perché è un oceano di compassione trascendentale, mi sottometto dunque ai Suoi piedi di loto.”
(Caitanya caritamrita, Madhya 6.254)

 

 

“Sei Krishna stesso e sei venuto a insegnarci vairagya-vidya.” Vairagya-vidya significa distacco dal mondo materiale. Prendiamo molti corpi diversi a causa dei nostri attaccamenti. Vogliamo godere, ma è un’illusione, non possiamo che soffrire illudendoci di godere.


Il Tentativo Illusorio Di Godere

Il tentativo di godere è molto distintamente visibile ovunque. Circolano moltissimi autobus e macchine, e la gente carica grandi quantità di bagagli. È un inganno. Prahlada Maharaja dichiara, maya-sukhaya bharam udvahato vimudhan: “Gli stolti fanno piani elaborati per il godimento materiale.”(Srimad-Bhagavatam 7.9.43) Si danno tanta pena per caricare valigie pesanti, ma poiché guadagnano 40 dollari al giorno pensano, “Me la godo”. In realtà, lavorano duro come asini giorno e notte, ma dato che prendono i soldi e con i soldi si gratificano i sensi, pensano, “Sono felice.” È un’illusione. Non hanno la più lontana idea di che cosa sia la felicità.

La felicità illusoria del mondo materiale si riduce al sesso. Quanto dura? Qualche minuto, eppure faticano tanto per averla. Questa è l’illusione. La verità è che l’anima incarnata muore lentamente, ma pensa, “Mi sto divertendo”; l’illusione le fa vedere il contrario di tutto. Prahlada Maharaja sentiva una grande compassione: “Sono in ansia per questi furfanti, che per un po’ di felicità effimera hanno creato una civiltà ingannevole.” Hanno prodotto l’ugra karma, “attività orribili”. Lo spiega la Bhagavad-gita. Lavorano giorno e notte in una grossa fabbrica dove si fonde il ferro, guadagnano dei soldi e sono felici. Non sanno che stanno sprecando la loro preziosa vita umana. Questa è maya, l’illusione.

Perché lavorate così duramente? Credete che guadagnando cento dollari al giorno potrete mangiare più chapati di me? Lo sciocco non capisce che dovrà mangiare la stessa quantità di chapati, quattro o cinque al massimo, quindi lavora duro. Noi devoti di Krishna siamo le persone che usano meglio l’intelligenza. Non lavoriamo, eppure mangiamo chapati ogni giorno. Che gli stolti si sfianchino pure, noi mangiamo chapati ogni giorno. A volte le persone ci invidiano. Gargamuni mi diceva che a Los Angeles alcuni vicini hanno chiesto: “Come vi guadagnate il denaro? Vivete in un posto bellissimo e mangiate benissimo. Dove prendete i soldi?” Sono invidiosi. Ho detto a Gargamuni, “Perché non chiedi loro di unirsi a noi? Puoi dire ‘Anche voi mangerete e danzerete come noi. Perché vi affaticate così tanto?’” Non accetteranno. Questa è maya. Il mio Guru Maharaja era solito dire: “Che tutta la città, tutto il Paese – tutti – vengano qui. Fornirò loro il cibo.” Ma non lo faranno.


Soffrire A Causa Dell’ignoranza

Nello Srimad-Bhagavatam, Sukadeva Gosvami spiega che la felicità materiale è dovuta alle attività pie. Se non si è pii, non si può essere felici neanche materialmente. Dopo un’analisi approfondita, Rupa Gosvami ha concluso – lo leggerete ne Il Nettare della Devozione – che la sofferenza è dovuta esclusivamente all’ignoranza. Voi stessi potete constatare che senza una buona istruzione non si ottiene un buon posto di lavoro. L’ignoranza è dunque la causa della sofferenza ed è a causa dell’ignoranza che commettiamo azioni colpevoli. Noi devoti di Krishna cerchiamo di rimuovere l’ignoranza nelle persone, pertanto offriamo il miglior servizio alla società. Ci sforziamo di pulire il cuore della gente, contaminato da designazioni illusorie come “sono americano”, “sono indiano”, “sono questo”, “sono quello”, “devo lavorare”, “ho i miei affari”.

Purificare il cuore delle persone significa trasmettere loro la consapevolezza di non avere nulla a che fare con tutto questo e di essere eterni servitori di Krishna. Impegnatevi nel vostro eterno servizio a Krishna e siate felici. Tutti i problemi che abbiamo creato sono dovuti all’ignoranza della nostra posizione costituzionale. In realtà, non c’è alcun problema. Di notte, per esempio, sogniamo di avere problemi che non esistono: veniamo perseguitati, qualcuno ci deruba, qualcun altro ci tormenta, ci troviamo faccia a faccia con una tigre, c’è un fantasma e via dicendo. Niente di tutto ciò è vero, è solo un costrutto mentale. Asango hy ayam purusah.

I Veda insegnano che il purusa – l’anima o atma – non ha alcuna connessione con queste cose e che i suoi numerosi problemi sono il risultato della speculazione mentale. La coscienza di Krishna ha la funzione di dissipare il sogno dell’anima condizionata. È possibile operare in tal senso e Sukadeva Gosvami spiega nello Srimad-Bhagavatam che di solito il processo di purificazione comincia con l’espiazione. Ci riferiamo al karmi, la persona dall’ignoranza grossolana che lavora duramente per ottenere un risultato materiale; al karmi si dice: “Hai sbagliato, va bene, ora devi espiare.” Invece farà di nuovo lo stesso sbaglio.

Coloro che sono un po’ più avanzati nella conoscenza pensano, “Sto espiando, ma continuo a rifare lo stesso sbaglio. Sto prendendo la medicina che mi ha dato il dottore, ma sono soggetto alla stessa malattia. Per quanto tempo ancora dovrò andare avanti così?” Quando ci si mette in discussione in questo modo, allora si è migliori degli sciocchi karmi; si è jnani. Al di sopra di entrambi c’è il bhakta, il devoto di Krishna. Lo yogi si eleva fino al piano del jnani. Ci sono dunque karmi, jnani, yogi e bhakta. Di questi, solo il bhakta è pacifico, gli altri non possono esserlo, perché? Perché tutti eccetto il suddha-bhakta, il puro devoto, hanno desideri materiali.


Pronti Ad Amare Krishna

I suddha-bhakta non desiderano altro che servire Krishna; sono felici così e non vogliono neanche conoscerLo. Non sono interessati a sapere se Krishna è o non è Dio, desiderano amarLo a prescindere da tutto. Non Lo amano perché è Dio, l’onnipotente e onnipresente Narayana. No, no. A Vrindavana, le ragazze e i giovani mandriani non sanno se Krishna è Dio o qualcos’altro, ma sono pronti ad amarLo completamente; è questa la loro posizione. Non sono yogi o vedantisti, e neppure karmi; sono ragazze e ragazzi di villaggio. Desiderano vedere Krishna felice, tutto qui. Lo yogi e il jnani cercano entrambi di capire Dio e non sanno di essere immersi nell’illusione. Il karmi s’illude lavorando duro per ottenere un istante di gioia effimera; è dunque lo sciocco numero uno e non può avere pace. Come potrebbe?

Dal canto suo, il jnani vuole emanciparsi dal duro lavoro del mondo materiale. Brahma satyam jagan mithya, rifiuta questo mondo perché lo ritiene mithya, falso. È un po’ più elevato del karmi, in quanto per quest’ultimo il mondo materiale è tutto ciò che esiste. “Qui saremo felici,” dice il karmi, perché il suo dharma è pensare costantemente a come vivere pacificamente in questo mondo. È la sua religione, il suo dharma. Ho parlato con molte persone cosiddette “religiose” e il loro credo si riduce a una vita pacifica nel mondo materiale. Questi sciocchi non sanno che nonostante gli esseri umani abbiano cercato per milioni di anni di rendere pacifico questo mondo, non ci sono mai riusciti e non ci riusciranno mai. Come potrebbero? È un luogo fatto apposta per metterci in difficoltà a farci soffrire. Krishna, il creatore, dice, duhkhalayam asasvatam: è un mondo di sofferenza ed è anche temporaneo (Gita 8.15).

Non ci sono compromessi, non potete dire: “Va bene, subirò le tre forme di sofferenza ma resterò qui.” Non vi sarà concesso restare, sarete cacciati via. Aprite pure un bel conto in banca, costruite una casa grande come un grattacielo per voi, vostra moglie e i vostri figli, fumate, bevete e pensate: “Vivo davvero in pace.” Arriverà il giorno in cui vi sarà comunicato, “Per favore, ora vai fuori.” “Perché? È la mia casa, ho il conto in banca, la mia fabbrica, ogni cosa. Perché mai dovrei andare fuori?” “Devi uscire, sì, senza parlare, devi solo uscire.” Quello sarà il giorno in cui il karmi vedrà Dio e dirà: “Non credevo in Dio, ma ora Dio è qui e mi sta portando via tutto.” Krishna dice, sarva-haras caham: “Per il non-devoto sono Dio quando gli tolgo ogni cosa all’istante della morte.” (Gita 10.34)

“Non credi in Dio? Va bene, allora eccoMi qui; oggi sono venuto a portarti via tutto. Adesso vai fuori!” Quel giorno il karmi vedrà Dio. Perché invece non vederLo qui, nelle Divinità di Radha-Krishna? Quando Krishna Si manifesta come Nrisimha per uccidere il padre demoniaco del devoto Prahlada, il piccolo Prahlada Lo vede: “Oh, ecco il mio Signore!” Invece suo padre vede Dio nella forma della morte. Coloro che dicono con aria di sfida, “Mostratemi Dio,” Lo vedranno come Lo vide Hiranyakasipu, nella forma della morte. Tutti vedranno Dio. Una persona sana di mente sa di essere connessa a Dio per l’eternità e pensa: “Egli mi ama e il mio dovere è amarLo.

È così gentile che sebbene io non Lo ami, mi nutre. Mi dà cereali, frutta, fiori, tutto ciò che mi occorre.” Dio fornisce ogni cosa. Voi non potete creare niente. Krishna, Dio, è talmente gentile che sfama anche l’ateo, ma l’ateo non possiede abbastanza conoscenza da chiedersi: “Da dove proviene il mio cibo?” Questa è ignoranza e per ignoranza si commettono tanti peccati. Non è altro che ignoranza. L’ateo si trova nell’ignoranza più grossolana; se così non fosse, vedrebbe Dio sempre e dovunque.


Vedere Krishna Ovunque

Krishna dice: “Cerca di capirMi. Cerca di vederMi ovunque.” In che modo? Prima di tutto Egli spiega, raso ‘ham apsu kaunteya: “Sono il sapore dell’acqua.” (Gita 7.8) Se avete sete, dovete bere un bicchiere d’acqua e una volta che vi sarete rifocillati capirete che il potere dissetante dell’acqua è Krishna. È così che si realizza Krishna. Al sorgere del sole vedete Krishna, perché Egli dice, prabhasmi sasisuryayoh: “Sono la luce del sole e della luna.” (Gita 7.8) La Bhagavad-gita contiene un lungo elenco; per esempio, Krishna dice, “Tra le bestie sono il leone.” Viene infatti nella forma del leone per uccidere Hiranyakasipu. “Sono l’albero baniano.”

Krishna cita tanti modi diversi per vederLo. Se all’inizio non si è abbastanza fortunati da vedere Krishna nel tempio, allora Lo si può vedere in molte altre maniere; se non si ha la buona sorte di prendere il prasada e danzare in estasi davanti a Lui, che almeno si migliori la propria condizione vedendoLo nell’acqua, nella luce del sole e della luna, in un modo o nell’altro. Krishna è visibile, ma solo ai devoti. Naham prakasah sarvasya, yogamaya- samavritah: “Non Mi rivelo a tutti; sono coperto dal velo di yogamaya.” (Gita 7.25) Chi ha sviluppato amore per Krishna può vederLo nel proprio cuore ventiquattr’ore su ventiquattro. La coscienza di Krishna è un’ottima opportunità.

Per favore, coglietela; v’incitiamo a farlo, mandiamo i nostri devoti nelle strade a implorarvi, “Per favore, venite al tempio, siate coscienti di Krishna.” È questa la nostra missione. Caitanya Mahaprabhu voleva che si andasse porta a porta anche a rischio della propria vita, per chiedere a tutti i mascalzoni di accettare la coscienza di Krishna. Loro pensano, “Oh, siamo tanto felici,” ma s’illudono. La felicità che provano può finire in un secondo, non appena viene la morte. Qualcuno può obiettare, “La morte verrà anche per te,” ed è vero, “quindi perché distingui tra la mia morte e la tua?” “Perché tu non sai dove andrai e io lo so. Questa è la differenza.”

“Come lo sai?” “Lo dice Krishna.” “Che cosa dice?” “Tyaktva deham punar janma naiti: chi ha compreso Krishna e Lo ha servito con serietà e sincerità non dovrà più assumere un corpo materiale.” “Allora dove andrà?” “Oh – ‘Mam eti: torna a Me.’” (Gita 4.9) Come si può tornare a Krishna se non si possiede un corpo come il Suo? È proprio questo il punto. Non si può entrare nel fuoco se non si è fuoco. La prossima vita del devoto sarà dunque sac-cid-anandavigrahah, in un corpo eterno e pieno di felicità, che danza con Krishna nella rasa-lila. Avete visto i dipinti che illustrano i piccoli mandriani e le pastorelle.

Ebbene, Sukadeva Gosvami spiega che tutti questi giovani che giocano con Krishna a Vrndavana stanno raccogliendo i frutti di attività pie compiute per milioni di anni. Anche nella Bhagavad-gita (7.28) si legge:

 

yesam tv anta-gatam papam
jananam punya-karmanam
te dvandva-moha nirmukta
bhajante mam dridha-vratah

 

“Coloro che hanno agito in virtù nelle vite passate come in questa vita e hanno estirpato ogni peccato sono liberi dalle dualità nate dall’illusione e Mi servono con fermezza.”

 

Il peccato non può toccare chi compie solo azioni virtuose. È una cosa naturale. Se agite in un certo modo non potete simultaneamente agire in un altro modo. Impegnandovi dunque in attività virtuose, il peccato e le sue conseguenze non potranno toccarvi. Sarete liberi dalla dualità. Poiché voi tutti agite in questo modo, nella vostra vita non c’è spazio per le conseguenze del peccato, posto che seguiate i quattro principi regolatori - niente carne, intossicanti, sesso illecito o gioco d’azzardo - e che cantiate Hare Krishna, sedici giri di japa ogni giorno. È così difficile? Allora fatelo con serietà e siate felici.

Vi ringrazio molto.