I LIVELLI DI COSCIENZA

 

La forma umana dà agli esseri viventi la possibilità di progredire dai più
bassi ai più elevati livelli di consapevolezza e d’amore

 

 

di Sua Divina Grazia
A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-Acarya
dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna

 

 

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In questo numero invece della consueta “Lezione del Fondatore”, presentiamo un brano estratto dal libro Krishna: Dio, la Persona Suprema, il riassunto completo di Srila Prabhupada del Decimo Canto dello Srimad-Bhagavatam. Questo brano è tratto dal Capitolo Ottantasei, intitolato “Le preghiere dei Veda personificati”. Già prima della creazione, i Veda personificati apparvero come prima emanazione dal respiro di Sri Visnu e recitarono preghiere per la Sua glorificazione. I Veda personificati continuarono: “Caro Signore, è essenziale che gli esseri viventi s’impegnino nella coscienza di Krishna e Ti offrano il loro servizio devozionale seguendo i metodi prescritti, come l’ascolto e il canto delle Tue glorie ed eseguendo i Tuoi ordini. Una persona non impegnata nella coscienza di Krishna, nel servizio di devozione, è inutile che mostri i sintomi della vita.

Si dice che una persona è viva se respira, ma chi è privo della coscienza di Krishna può essere paragonato a un mantice nella fucina del fabbro. Il mantice è un grosso sacco di pelle che immette ed emette aria; un essere umano che si limita a vivere in un sacco di pelle e ossa, senza adottare la coscienza di Krishna, il servizio di devozione, non è meglio di un mantice. La longevità dell’abhakta è paragonata alla lunga esistenza di un albero, la sua capacità di mangiare con voracità è paragonata al mangiare dei cani e dei maiali e il piacere che trae dalla vita sessuale come quello dei porci e delle capre.” La manifestazione cosmica ha potuto essere creata perché Dio, la Persona Suprema, è entrato in essa nella forma di Maha-Visnu.

L’insieme dell’energia materiale è agitata dallo sguardo di Maha-Visnu e da quel momento cominciano a combinarsi tra loro i tre guna. Dobbiamo concludere perciò che tutte le facilitazioni materiali di cui cerchiamo di godere sono disponibili solo per la misericordia di Dio, la Persona Suprema. Esistono nel corpo cinque diversi livelli di esistenza, chiamati annamaya, prana-maya, mano-maya, vijnana-maya e ananda-maya. All’inizio della vita ogni essere è cosciente del cibo. Un bambino e un animale saranno soddisfatti solo da un buon cibo. Questo livello di coscienza, in cui lo scopo è quello di mangiare bene, è chiamato anna-maya. Anna significa “cibo”. In seguito si sviluppa nell’essere la coscienza di essere vivo.

Se può continuare a vivere senza essere attaccato o distrutto, allora l’essere pensa di essere felice. Questo livello di coscienza si chiama prana-maya o coscienza della propria esistenza. Poi, quando l’essere si situa sul piano mentale, la sua coscienza è chiamata mano-maya. La civiltà materiale si basa soprattutto su questi tre livelli, anna-maya, prana-maya e mano-maya. Il primo interesse delle persone civili risiede nello sviluppo economico, poi nella difesa contro la distruzione, quindi nella speculazione mentale, cioè l’approccio filosofico ai valori della vita. Se attraverso l’evoluzione della sua esistenza filosofica una persona raggiunge l’intelligenza (vijnana-maya) sufficiente a capire che non è il corpo materiale bensì un’anima spirituale, allora progredisce nella vita spirituale e arriva a capire la natura del Signore Supremo, l’Anima Suprema.

Quando poi sviluppa la sua relazione con il Signore e adotta il servizio di devozione, si situa sul piano della coscienza di Krishna, chiamato ananda-maya. ananda-maya è l’esistenza di felicità, di conoscenza e di eternità. Il Vedanta sutra afferma: ananda-mayo ’bhyasat, il Brahman Supremo e il Brahman subordinato, cioè Dio e gli esseri viventi, sono entrambi felici per natura. Finché gli esseri viventi sono situati ai quattro livelli inferiori d’esistenza – anna-maya, prana-maya, mano-maya e vijnana-maya – sono in una condizione di vita materiale, ma appena raggiungono il livello di ananda-maya diventano anime liberate. Questo livello è definito nella Bhagavad-gita brahma-bhuta, lo stadio in cui non esiste alcuna ansietà o aspirazione. Questo livello comincia quando si diventa equanimi verso tutti gli esseri viventi e sfocia nella coscienza di Krishna, in cui si desidera fortemente offrire il proprio servizio a Dio, la Persona Suprema.

Questo desiderio di avanzare nel servizio di devozione non può essere paragonato al desiderio per il piacere dei sensi nell’esistenza materiale. In altre parole, il desiderio esiste anche nella vita spirituale ma in una forma purificata. Quando i sensi sono purificati, trascendono trascendono tutti i livelli materiali – anna-maya, prana-maya, mano-maya e vijnana-maya – per situarsi al livello più alto, l’ananda-maya, l’esistenza di felicità nella coscienza di Krishna. 

 

Le  gopi  di Vrindavana, l’eterna dimora di Krishna, gustano con Krishna  la  gioia del più alto livello di coscienza, detto anandamaya.
Le gopi di Vrindavana, l’eterna dimora di Krishna, gustano con Krishna la gioia del più alto livello di coscienza, detto anandamaya.

 

 

Unione non Significa Fusione

I filosofi Mayavadi [impersonalisti] considerano l’ananda-maya come il livello in cui ci si fonde nel Supremo. Per loro ananda-maya significa che l’anima individuale diventa Uno con l’Anima Suprema, ma in realtà questa unione non implica la fusione nel Supremo e la perdita della propria esistenza individuale. Fondersi nell’esistenza spirituale significa che l’essere vivente ha realizzato la sua unità qualitativa col Signore, nei Suoi aspetti di eternità e conoscenza. Ma il vero livello di ananda-maya, la felicità, si ottiene quando si è impegnati nel servizio di devozione. La Bhagavad-gita lo conferma con le parole: mad-bhaktim labhate param. Qui Sri Krishna afferma che il livello di brama-bhuta o ananda- maya è perfettamente raggiunto solo quando si stabilisce uno scambio d’amore tra l’Essere Supremo e l’essere a Lui subordinato. Se non arriviamo al livello di ananda-maya, il nostro respiro sarà simile a quello del mantice del fabbro, la nostra longevità simile a quella di un albero e la nostra posizione simile a quella di animali come i cammelli, i cani e i maiali.

Non c’è dubbio sul fatto che l’essere vivente eterno non può mai essere annientato, ma le specie inferiori sono costrette a una condizione miserabile, mentre chi s’impegna nel servizio di devozione al Signore Supremo conosce il piacere dell’ananda-maya. A tutti i differenti livelli di esistenza descritti sopra, gli esseri hanno una relazione con Dio, la Persona Suprema. Sebbene Dio e gli esseri individuali continuino ad esistere in ogni circostanza, Dio vive sempre al livello dell’ananda-maya, mentre gli esseri viventi subordinati, a causa della loro natura di frammenti infinitesimali del Signore, tendono a cadere a livelli inferiori di esistenza. Sebbene il Signore e gli esseri viventi esistano a tutti i livelli, il Signore rimane sempre al di là del nostro concetto di esistenza, sia che siamo condizionati sia che siamo liberati. L’intera manifestazione cosmica è creata per la grazia del Signore Supremo, sempre per la Sua grazia viene mantenuta e una volta distrutta si fonde nell’esistenza del Signore Supremo. Egli è dunque l’esistenza suprema, la causa di tutte le cause. Concludendo diremo che senza sviluppare la coscienza di Krishna, la nostra vita non è che una perdita di tempo.


La Meditazione per i Materialisti

Le persone molto materialistiche, incapaci di comprendere il mondo spirituale, non possono certamente concepire la dimora di Krishna. A queste persone i grandi saggi raccomandano il metodo yoga che partendo da una meditazione sull’addome, detta muladhara o manipuraka, permette di elevarsi gradualmente. I termini muladhara e manipuraka si riferiscono agli intestini nell’addome. I materialisti grossolani pensano che lo sviluppo economico sia di primaria importanza perché, secondo loro, l’essere può vivere solo mangiando. Questi materialisti grossolani dimenticano che per quanto possano mangiare, se il cibo non è digerito produrrà disturbi di digestione e di acidità. Perciò l’atto del mangiare in sé non è la causa dell’energia vitale. Per digerire il cibo dobbiamo dipendere da un’altra energia, che è superiore e che la Bhagavad-gita definisce con il nome di vaisvanara. Sri Krisna afferma nella Bhagavad-gita che è Lui ad aiutare la digestione nella forma di vaisvanara. Dio, la Persona Suprema, è onnipresente, perciò la Sua presenza come vaisvanara non ha nulla di straordinario. Krishna è veramente presente in ogni luogo.

Il Vaisnava decora dunque il proprio corpo con il segno dei templi di Visnu: egli segna con il tilaka l’addome, il petto, la gola, la fronte e la sommità della testa, il brahmarandhra. I tredici templi di tilaka che ornano il corpo del Vaisnava sono conosciuti come segue: sulla fronte c’è il tempio di Kesava, sull’addome il tempio di Narayana, sul petto quello di Madhava e alla base della gola quello di Govinda. Sul lato destro del torace c’è il tempio di Visnu, sul braccio destro quello di Madhusudana e sulla spalla destra quello di Trivikrama. Sul lato sinistro del torace c’è il tempio di Vamanadeva, sul braccio sinistro quello di Sridhara e sulla spalla sinistra quello di Hrisikesa. Dietro, fra le spalle, c’è il tempio di Padmanabha e alla base della schiena quello di Damodara. Alla sommità della testa c’è il tempio di Vasudeva. Questo è il processo di meditazione sulla condizione del Signore nelle differenti parti del corpo, ma per i non Vaisnava i grandi saggi raccomandano la meditazione sul corpo – sugli intestini, poi sul cuore, sulla gola, tra le sopracciglia, sulla fronte e infine sulla sommità della testa.

Alcuni saggi che appartengono alla successione di maestri risalente al grande santo Aruna meditano sul cuore, perché l’Anima Suprema Si trova nel cuore accanto all’essere vivente. Lo conferma il quindicesimo capitolo della Bhagavad-gita, in cui il Signore afferma: “Risiedo nel cuore di ogni essere.” Per il Vaisnava la protezione del corpo allo scopo di servire il Signore fa parte del servizio di devozione; i materialisti grossolani, invece, accettano il corpo come il vero sé e lo adorano con il metodo yoga della meditazione sulle diverse parti del corpo, dette manipuraka, dahara e hridaya e si elevano gradualmente fino al brahmarandhra, la sommità del capo. Lo yogi di prim’ordine, che ha raggiunto la perfezione nella pratica dello yoga, passa alla fine attraverso il brahmarandhra e raggiunge un pianeta di sua scelta, nel mondo materiale o spirituale. Questo passaggio dello yogi su un altro pianeta è descritto vividamente nel secondo Canto dello Srimad-Bhagavatam.


Meditazione sulla Forma Universale

A questo proposito, Sukadeva Gosvami ha raccomandato ai neofiti di adorare il virat-purusa, la gigantesca forma universale del Signore. Coloro che non credono che il Signore possa essere adorato con uguale successo nella Sua forma arca, la murti nel tempio, o che non sono in grado di concentrarsi su questa forma, sono incoraggiati ad adorare la forma universale del Signore. Le parti inferiori dell’universo sono considerate i piedi e le gambe della forma universale del Signore, la parte intermedia dell’universo è l’addome del Signore o il Suo ombelico; i sistemi planetari superiori, come Janaloka e Maharloka, sono il Suo cuore e il più alto sistema planetario, Brahmaloka, è considerato la sommità del Suo capo. I grandi saggi consigliano differenti metodi, secondo il livello di colui che adora, ma il fine ultimo di tutti questi sostemi di meditazione e di yoga è tornare alla dimora originale, la dimora di Dio.

Come afferma la Bhagavad-gita, chiunque raggiunga il pianeta più elevato, la dimora di Krishna o anche solo i pianeti Vaikuntha, non deve più tornare nel mondo materiale, in una condizione miserabile di esistenza. I Veda raccomandano perciò di orientare tutti i nostri sforzi verso i piedi di loto di Visnu. Tad visnoh paramam padam: Visnuloka, o i pianeti di Visnu, sono al di là dei pianeti materiali. Sono chiamati sanatana-dhama, eterni perché non sono mai distrutti, neanche durante l’annientamento del mondo materiale. Perciò se l’essere umano non porta a termine la missione della sua vita adorando il Signore e non torna nella sua dimora originale si può dire che respira come il mantice del fabbro, che vive come un albero, che mangia come un cammello e fa sesso come i porci e i maiali. Ha dunque ha fallito nel suo tentativo di raggiungere lo scopo principale della vita umana.